Si sarebbe intascato 22.500 euro architettando una truffa telematica con cui sarebbe riuscito a raggirare un broker di yacht che stava acquistando un tender – un gommone da appoggio a navi più grandi – da una società attiva nel settore nautico con sede in provincia di Milano.
È quello che viene contestato a un 54enne ferrarese, a processo – davanti al giudice Giuseppe Palasciano del tribunale di Ferrara – con ben cinque accuse. Dall’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, alla sostituzione di persona, passando per l’intercettazione, l’impedimento o l’interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche e arrivando alla falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche fino alla truffa semplice.
I fatti finiti al centro del processo risalgono al 2019. Secondo l’accusa, il 54enne sarebbe riuscito a entrare all’interno dei server dell’azienda milanese e – dopo aver creato un indirizzo di posta elettronica con cui spacciarsi per il responsabile della ditta – sarebbe riuscito a prendere i contatti con la presunta vittima, un broker di yacht italiano che stava acquistando un tender da 75mila euro, che l’azienda gli avrebbe successivamente dovuto consegnare in uno dei cantieri navali del porto di Danzica, in Polonia.
In una delle mail inviate, quindi, il presunto hacker avrebbe fornito al broker le coordinate per eseguire un bonifico di 22.500 euro, vale a dire il 30% dei 75mila euro totali pattuiti per l’acquisto dell’imbarcazione, che avrebbe dovuto versare come acconto. Coordinate bancarie che in realtà – invece che essere riconducibili all’azienda milanese con cui la vittima credeva di interfacciarsi – sarebbero state funzionali a dirottare quella somma all’interno del conto corrente del 54enne ferrarese oggi finito a processo.
Durante l’udienza di ieri (20 giugno) in aula, rispondendo alle domande della pm Isabella Cavallari, è stato sentito il responsabile della ditta nautica che – a proposito dell’indirizzo di posta elettronica utilizzato nella truffa – ha ribadito “non essere il mio“. “Dimostrino sia stato il mio assistito a fare tutto. Che sia stato lui a creare la mail, a entrare nei computer della società, a fornire le coordinate per il bonifico e a intrattenere rapporti con l’acquirente” è invece la linea difensiva dell’avvocato Enrico Tassinari, che difende il 54enne.
Il processo tornerà in aula il 10 ottobre.
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