“Il protocollo non aggiunge nulla a quello che Eni ha scritto nel piano”. A parlare è Ida Salvago, segretaria provinciale di Filctem-Cgil, mentre il protocollo è quello firmato al Ministero delle imprese e del made in Italy sulla riconversione industriale di Versalis dalle organizzazioni sindacali Cisl, Femca Cisl, Uiltec Uil, Ugl e Cisal. Il piano è invece quello promosso da Eni che prevede investimenti per 2 miliardi per l’innovazione della sua controllata.
Ecco dunque il motivo che ha spinto Filctem-Cgil a non firmarlo in attesa di portare le sue osservazioni come dichiarato da Pino Gesmondo della segreteria confederale della Cgil. “Dicono – dice Salvago ai nostri taccuini – che non ci saranno problemi nell’indotto ma non mette nulla nero su bianco”. Mancherebbe dunque “un piano concreto” che riamerebbe “solo un intento dichiarato”.
Insomma le criticità riscontrate già a ottobre, rimarcate e ampliate durante il convegno tenuto al Quadrifoglio, non troverebbero risposta. Insomma, ricorda ancora una volta Salvago, “è un piano di dismissione della chimica di base” che nel medio termine potrebbe avere grosse ripercussioni sul polo chimico estense e su tutto il quadrilatero (Mantova, Ravenna, Marghera e Ferrara).
Non si parla di un rischio occupazionale immediato, almeno nel ferrarese, ma di una lenta agonia pericolosa per un territorio colpito da diverse crisi aziendali e oltre 4,7 milioni di ore di cassa integrazione usate nel 2024.
Ora la criticità principale la troviamo a Brindisi con la chiusura del cracking che però non rifornisce direttamente gli stabilimenti presenti al Petrolchimico. Tra un anno sarà invece il turno di Priolo che attraverso la pipeline che parte da Marghera rifornisce sia Versalis che Basell.
“Per quest’anno i rifornimenti sono garantiti”, spiega Salvago, ma dal prossimo anno “mancherà stabilità negli approvvigionamenti” e ciò potrebbe avere ripercussioni quantitative e qualitative. Le aziende saranno infatti costrette a rifornirsi liberamente sul mercato con il rischio di forti oscillazioni nel prezzo della materia prima e di non poter garantire elevati standard qualitativi.
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