“Mi ha stravolto la vita”. Floriana Fabroni inizia con queste parole a parlare del proprio licenziamento per giusta causa avvenuta da parte di Coop Alleanza 3.0, accanto a lei l’avvocata Stefania Guglielmi e la segretaria della Filcams Cgil Maria Lisa Cavallini e in platea una decina di amici e colleghi. Un licenziamento che, a quanto spiegano in conferenza stampa, non è ancora stato impugnato, mentre, spiega l’avvocata, “lo scopo è di richiamare l’attenzione sul trattamento umano riservato a una lavoratrice con oltre vent’anni di esperienza, risultati ottimi e mai una contestazione, a 4 anni dalla pensione”.
Lo scopo è anche ringraziare il sostegno di oltre mille firmatari di un appello che esprime solidarietà a Floriana Fabroni e ne chiede il reintegro sottoscritto da colleghi, clienti e soci, alcuni di questi avrebbero anche chiesto di rivedere la propria sottoscrizione a socio coop. “Le ringrazio – dice la dipendente licenziata rivolta ai firmatari – perché mi danno la forza di continuare e sperare di non restare inascoltata, anche dai giudici”.
Coop Alleanza 3.0 fa sapere che “non intende fornire commenti specifici alla vicenda che ha avuto luogo nel punto vendita di nuovo d’oro. Non può farlo, nel rispetto della riservatezza di tutti coloro che, a vario titolo sono coinvolti nella questione e, per lo stesso principio, non lo farebbe neppure se potesse”. “Riteniamo infatti – aggiungono – che vi siano sedi più opportune in cui affrontare i vari aspetti di questioni così delicate da portare al licenziamento di una persona, ed in quelle soltanto potremo far valere il nostro punto di vista, se si arriverà a tanto”.
“Ci preme esplicitare – concludono – poi un altro punto che riteniamo essere estremamente importante, e sempre riferendoci al caso generale: la Cooperativa non intraprende misure così serie e definitive come un licenziamento senza che vi siano gravi e fondati motivi. Sarebbe un comportamento non solo contrario ai valori su cui Coop Alleanza 3.0 si fonda, ma anche poco utile per il buon funzionamento della Cooperativa e del lavoro dei colleghi che ogni giorno si impegnano per fornire ai nostri soci e consumatori la qualità del servizio che desideriamo garantire”.
“La mia correttezza e professionalità – dice invece Floriana Fabroni – mi sono state riconosciute attraverso un nuovo contratto di lavoro”. Floriana dice di essersi sentita “mortificata” e di essersi “vergognata” tanto che per un periodo “non uscivo di casa”. Con l’aiuto di amici e grazie alla sua esperienza e professionalità è riuscita in circa un mese a trovare una nuova situazione lavorativa in un altro banco di un supermercato cittadino.
Ciò che viene contestato a Fabroni è di aver tirato un pezzo di carne contro il suo responsabile, un atto che lei stessa non nega ma parla di “un gesto involontario e istintivo”. “Sono stata licenziata – racconta – perché mentre stavo svolgendo le mie mansioni, il mio responsabile è arrivato alle mie spalle e mi ha urlato e toccato e io ho preso paura”. Proprio da questa paura l’istinto di lanciare il pezzo di carne, “delle dimensioni di un acino d’uva”, contro il caporeparto.
I fatti risalgono al 2 maggio scorso e, secondo quanto riporta Fabroni, poco prima di ricevere il rimprovero del responsabile stava semplicemente aiutando una collega proveniente da un altro reparto che non era riuscita a chiudere il turno come da prassi per mancanza di esperienza. Non è dunque chiaro, stando alle sue parole, il motivo per cui il caporeparto si sia alterato.
“Questo licenziamento – aggiunge Maria Lisa Cavallini – è uno dei provvedimenti più drammatici di una cooperativa che agisce contestazione per riportate informazioni da parte dei superiori senza poi tener conto della versione delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Il licenziamento per giusta causa è arrivato a Fabroni il 14 giugno scorso mentre dopo una decina di giorni dal fatto era arrivata la sospensione.
Guglielmi, nel sottolineare “l’attaccamento al suo lavoro”, ricorda che avrebbe potuto lasciarlo approfittando delle prerogative della legge 104 mentre “per me – dice Fabroni – era anche un modo per uscire di casa”. Era un lavoro che, lo sottolinea più volte, le piaceva e per il quale ha sempre messo molto impegno.
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