Attualità
7 Ottobre 2024
Al teatro comunale il bestseller del filosofo giapponese Kohei Saito spiega come salvare il pianeta riscoprendo Marx.

Solo una trasformazione della nostra vita economica può salvarci dal collasso climatico

(Foto di Riccardo Giori)
di Redazione | 4 min

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Quanto influisce il capitalismo nella crisi climatica in corso? Potrebbe essere questa, in estrema sintesi, la domanda sulla quale si sono sviluppati i sessantacinque minuti di dibattito dell’ultimo incontro in programma al festival di Internazionale al teatro comunale di Ferrara, gremito di persone come in quasi tutti gli eventi degli ultimi tre giorni. Se non fosse però che il discorso argomentato da Kohei Saito, filosofo giapponese che insegna all’università di Tokyo e si occupa di ecologia ed economia politica all’università di Tokyo, è molto più articolato di quanto si possa immaginare.

Sul palco anche il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro e lo storico Giuliano Milani che hanno dibattuto insieme al filosofo giapponese sugli avvertimenti di Karl Marx contenuti nella sua opera più famosa “Il capitale”, poiché Saito, oltre ad ad essere membro del comitato per la nuova edizione delle opere del filosofo tedesco, nel 2020 ha pubblicato un saggio dal titolo “Il capitale nell’antropocene” che ha venduto più di cinquecentomila copie. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche la regista e scrittrice canadese americana Astra Taylor ma che all’ultimo è rimasta bloccata negli Stati Uniti per le conseguenze dell’uragano Helene.

Alla domanda “su cosa sia il capitalismo” Saito ha risposto che il capitale inteso da Marx non riguarda tanto il denaro in sé, ma il movimento stesso del denaro: tutto dev’essere mercificato e scambiato affinché il capitalismo possa funzionare. Pertanto non si produce non per soddisfare dei bisogni ma per produrre un guadagno e aumentare così il capitale.

Ciò significa che la società è spinta a produrre non soltanto quello di cui abbiamo solamente bisogno ma tutto quello che genera anche un profitto. Lo studioso nipponico cita l’esempio dei jet privati come simbolo estremo della logica capitalistica, non apportano nessun miglioramento alla società se non quello di elevare lo status sociale di una elitè che può permetterseli, generando comunque un grande danno ambientale, “perché spostarsi con un jet privato quando ci sono centinaia di voli di linea che adempiono allo stesso bisogno?” dice candidamente rivolgendosi al pubblico, soffermandosi poi anche sull’impatto ambientale di altri emblemi del lusso ultra inquinanti come le navi da crociera.

Nei suoi interventi capitalismo e crisi climatica sono strettamente legati, secondo il pensiero di Saito – e ancor prima in quello di Marx – i nostri desideri sono mirati ad assecondare il capitalismo, ed inseguire un certo stile di vita è diventato quasi un feticcio, per essere realizzati ricerchiamo la possibilità di fare quello che vogliamo, ma a quale costo? La risposta dell’ospite di Internazionale è quanto meno scontata: “Non esiste luogo dove a causa del profitto l’essere umano non abbia cambiato l’ambiente, ovviamente in peggio, ed è qualcosa che dobbiamo cambiare ma per farlo dobbiamo recuperare un immaginario utopico senza sacrificare nessuno”. In altre parole, la decarbonizzazione e la svolta green sono uno scenario possibile, ma non devono essere attuati a discapito dei paesi più poveri dai quali otteniamo le risorse energetiche e le materie prime, come invece sta avvenendo.

Saito racconta anche di come si sia avvicinato a i suoi ideali vedendo con i suoi occhi le disuguaglianze sociali create dalla tragedia del terremoto del 2011 e dal conseguente disastro nucleare di Fukushima. Ma “come mai il tuo libro ha avuto così tanto successo e perché lo ha avuto soprattutto tra i giovani?” chiede il direttore di Internazionale. Per il filosofo i giovani sono più vulnerabili alle conseguenze del cambiamento climatico. “Pensiamo ai prezzi delle case che rendono gli alloggi non acquistabili dai giovani” dice Saito, “oppure al fatto che in Giappone serve ottenere prestiti onerosi per iscriversi all’università, tutte queste cose per i giovani di oggi dimostrano che il capitalismo sta fallendo perché non risponde più alle loro esigenze. Quando ho pubblicato il libro nel 2020 molte società nel mondo si sono dovute fermare a causa della pandemia e c’è stato un grande momento di riflessione: avevamo davvero bisogno di comprare tutte quelle cose? É stato in quel momento che la crisi del capitalismo e del neoliberismo è diventata più visibile”.

Ma a chi gli chiede se la decrescita economica sia una via percorribile per salvarsi dalla crisi climatica Saito ha risposto che “se si vuole decarbonizzare la società entro il 2030 bisogna prendere certamente delle decisioni radicali e ripensare totalmente l’attuale sistema economico per come lo conosciamo, anche se la decrescita spaventa. Secondo il capitalismo il mercato deve sempre crescere, e siamo spinti a spendere sempre di più anche acquistando veicoli elettrici o ecologici, è una delle grandi contraddizioni del sistema capitalistico in cui viviamo. Per questo dovremmo iniziare dal ripensare le città, demercificare i servizi ed investire ad esempio nei trasporti pubblici, dare la possibilità alle persone di non dover più usare tutte queste automobili o mezzi di trasporto individuali”. La lezione di Saito è quindi quella di pensare non più solo ai nostri bisogni individuali ma a quelli della società intera. “Negli ultimi cinquanta’anni il neoliberismo in molti paesi ha distrutto intere istituzioni come la sanità o l’istruzione. Il concetto di decrescita non significa diventare più poveri, ma si tratta solamente di ripensare la corsa al profitto“. In altre parole ripensare ai nostri veri bisogni e spendere meno per vivere comunque meglio.

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