Cronaca
26 Luglio 2024
Pubblicate le 222 pagine di motivazioni con cui i giudici hanno condannato in primo grado a quattro anni e sei mesi il prete che venne arrestato a Ferrara

Don Rugolo. “La Curia di Piazza Armerina facilitò gli abusi del prete”

di Redazione | 2 min

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C’è l’attendibilità della vittima che, per prima ha denunciato i fatti, tra le principali ragioni che hanno portato il tribunale di Enna a condannare, lo scorso marzo, il sacerdote Giuseppe Rugolo a quattro anni e sei mesi per violenza sessuale aggravata a danno di minori.

È quello che si evince nelle 222 pagine di motivazioni della sentenza che, inizialmente previste per il 5 giugno, sono arrivate ieri (25 luglio) con il deposito in cancelleria a distanza di 137 giorni dal verdetto e confermano quello che è stato l’impianto accusatorio che la Procura di Enna ha sostenuto contro il prete.

In particolare – dalla lettura delle carte – emerge che la vittima “ha mostrato particolare lucidità, coerenza e logicità, offrendo un’articolata ed originale narrazione in termini congrui rispetto ai fattori spazio-temporali in cui i fatti denunciati vanno necessariamente collocati”.

Credibili pure gli altri giovani che avevano denunciato di aver subito violenze sessuali quando ancora erano ancora minorenni per mano di don Rugolo che, per quelle accuse, relative a fatti avvenuti tra il 2009 e il 2011, venne arrestato a Ferrara, dove a quel tempo risiedeva.

Inoltre, secondo il collegio giudicante, presidente Francesco Paolo Pitarresi e giudici Elisa D’Aveni e Maria Rosaria Santoni, quest’ultimo giudice estensore, il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, avrebbe facilitato, con il suo comportamento, gli abusi perpetrati dal sacerdote.

Nello specifico, scrive il collegio, “la Curia (di Piazza Armerina, ndr), nella persona del vescovo, ometteva con ogni evidenza qualsivoglia, seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di puntuali poteri/doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione”.

Di conseguenza, si legge ancora, “la condotta coscientemente colposa da parte del vescovo Rosario Gisana rendono legittima la condanna al risarcimento del danno della Curia nella sua qualità di responsabile civile per i pregiudizi cagionati da padre Rugolo”.

La difesa di Rugolo – rappresentata dall’avvocato ferrarese Denis Lovison – ha ora 45 giorni per proporre un eventuale appello.

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