“Io ho il diritto di parlare con questa persona”. Nemmeno davanti al giudice ha nascosto la sua ‘ossessione’ per quella ragazza di cui si era invaghito, al punto da finire anche in carcere.
È la storia di un ragazzo di 26 anni, di nazionalità egiziana, che avrebbe perso la testa per una donna di 33 anni di nazionalità tunisina, che lo aveva accudito come operatrice culturale nella struttura di accoglienza alla quale si era rivolto.
L’uomo si era ostinato a cercare di frequentare la 33enne ben oltre i limiti della tolleranza, pur non scadendo mai nella violenza fisica o in minacce. Tanto che in un recente passato, dopo la denuncia di lei per stalking, era stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Divieto che ha infranto più volte, fino a venerdì scorso quando, nel pomeriggio, si è recato sul posto di lavoro della vittima. I colleghi di lei hanno chiamato la Polizia di Stato. Agli agenti arrivati sul posto il 26enne ha riferito che doveva parlare urgentemente con una ragazza per risolvere alcune questione sentimentali.
L’esito degli accertamenti ha permesso di stabilire che aveva a proprio carico il divieto di avvicinamento, con l’obbligo di mantenersi ad una distanza di almeno 500 metri dalla donna, con divieto di comunicare con la stessa con qualsiasi mezzo, anche telefonico.
Per questo motivo il giovane è stato arrestato e, come disposto dalla pm Isabella Cavallari, trattenuto presso le camere di sicurezza in attesa dell’udienza di convalida che si è tenuta questa mattina.
In aula il pm Alessandro Rossetti ha chiesto la convalida e la detenzione in carcere, mentre il difensore, l’avvocato Milena Catozzi, ha chiesto i domiciliari.
Il giudice Rosalba Cornacchia ha applicato la misura della custodia in carcere come previsto dalla nuova normativa ma, alla lettura dell’ordinanza, l’indagato è andato in escandescenze, tanto da costringere la Polizia penitenziaria ad ammanettarlo.
Il relativo processo a suo carico si terrà a settembre.
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