Il Comitato Diritti Violati chiede di “rescindere il contratto” di Project Financin con Prog.Este attraverso cui è stato finanziato l’Ospedale di Cona attraverso quella che in italiano viene definita “finanza di progetto”. In sostanza si tratterebbe di una modalità, granita dall’ordinamento italiano, per finanziare progetti pubblici attraverso un parternariato con il privato che ottiene così la gestione i servizi.
Il contratto, dice il comitato, “in nove anni è cresciuto del 163%, salendo da 23.606.000 milioni di euro a 62.078.774 milioni”. Un aumento enorme per cui viene chiesto di “rescindere il contratto”. Chiedono esplicitamente di “cancellare nel più breve tempo possibile” quello che definiscono “il contratto capestro”. Seduti al tavolo ci sono Riccardo Forni (Rete Civica), Aldo Ferrante (presidente del Comitato Diritti Violati) e l’avvocato Pierfrancesco Pierazzolo.
“Per quanto riguarda gli aumenti di costi richiamati dal ‘Comitato’, va chiarito – replica l’Ausl – che il contratto con Prog.Este è soggetto a una procedura di verifica e controllo, denominata Market Test (o prova di gradimento): i costi di ogni servizio gestito da Prog.Este sono stati raffrontati e comparati con quelli di altre gare pubbliche con contenuti analoghi, sempre includendo le gare attivate da Intercent-ER e Consip. Tale Market Test, eseguito in oltre sei mesi di lavoro e concluso il 23 maggio 2023, ha stabilito che il valore dei servizi che l’Azienda sta pagando al Concessionario è in linea con i costi di mercato degli appalti pubblici in Emilia-Romagna”.
Ricordano anche “che l’attuale Direzione, che ha assunto la guida dell’Azienda ospedaliero universitaria da meno di due anni, ha da subito posto la massima attenzione al contratto con Prog.Este e ai relativi costi. Ne sono conseguite le azioni messe in atto da parte dell’Azienda, che hanno portato all’avvio della Procedura di negoziazione assistita da avvocati, attivata dall’Azienda”.
Secondo il comitato sarebbe possibile rescindere il contratto per via dell’articolo 1448 del Codice Civile perché vi sarebbe “sproporzione tra la prestazione di una parte e quella dell’altra, e la sproporzione è dipesa dallo stato di bisogno di una parte, del quale l’altra ha approfittato per trarne vantaggio, la parte danneggiata può domandare la rescissione del contratto”.
“L’aumento dei costi – spiega sempre Ausl – è stato determinato dall’incremento Istat sui corrispettivi dei servizi e da fenomeni straordinari e imprevedibili, quali la pandemia Covid e l’incremento eccezionale dei costi dell’energia, a seguito del conflitto in Ucraina. Inoltre l’Azienda, in base a precise valutazioni di opportunità tecniche ed economiche, ha valutato necessario apportare alcune variazioni al contratto, in ordine ai servizi resi e ad alcuni investimenti ritenuti necessari e utili: lavori per modifica destinazione d’uso Area Alte Tecnologie; estensione del servizio Energia finalizzato al risparmio di energia primaria, che ha comportato per l’Azienda la riduzione delle spese per energia elettrica; modifica superfici aree commerciali per il trasferimento del Centro Riabilitativo San Giorgio, in una logica di razionalizzazione dei servizi”.
Il comitato, per sottolineare la possibilità di rescindere il contratto prende ad esempio quello della Regione Veneto “che ha chiuso nel gennaio del 2021, il contenzioso per l’analogo contratto con l’ospedale Angelo di Mestre che, dal 2008, costava 72 milioni di euro l’anno”.
“Paragonare la situazione ferrarese con quella mestrina – fa invece notare l’Ausl – è del tutto fuorviante, posto che nel 2018 il 59,4% di quell’azienda è stato venduto a una società privata francese e che nel 2021 è stato semplicemente definito un vecchio contenzioso economico: l’informazione dovrebbe essere corretta, per risultare efficace”.
Infine le Aziende Sanitarie sottolineano che “non vi è correlazione tra l’evoluzione di contratto con Prog.Este e la dotazione di posti letto dell’Azienda ospedaliero universitaria, o i tempi d’attesa per la specialistica ambulatoriale. Basti considerare che queste problematiche riguardano non solo Ferrara ma la Sanità di tutt’Italia, anche in Aziende che non si trovano a gestire progetti di project financing: le loro motivazioni sono ben più complesse, più volte spiegate, e scaturiscono dall’evoluzione della medicina e da noti fattori di ordine socio-sanitario, che le Aziende sanitarie, e la Regione Emilia Romagna, stanno affrontando”.
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