Ancora una commissione infiammata sul concerto di Springsteen
La commissione consiliare che si occupa del controllo dei servizi pubblici si infiamma quando si inizia a parlare della Fondazione Teatro Comunale e del concerto di Bruce Springsteen
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Dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per fatti avvenuti quando ancora non era in politica, le opposizioni di Vigarano chiedono la sospensione dell'assessore Ennio Bizzarri
"Un momento di protesta e memoria per le migliaia di donne palestinesi uccise, vittime di violenza e oppressione. Vogliamo restituire loro visibilità e dignità. Ogni donna merita di essere ricordata e rispettata". Il movimento Donne per la Palestina organizza un flash mob sabato 15 febbraio alle ore 16, sul sagrato della Cattedrale in piazza Trento Trieste
Un incidente, tra le 9 e le 10, ha visto coinvolte due auto su via Calzolai, dopo l'abitato di Francolino, in direzione Malborghetto
Gli hanno trovato oltre un etto di droga in casa e lo hanno arrestato. È quanto accaduto a Longastrino, nel territorio comunale di Argenta, dove un 45enne di nazionalità italiana - incensurato - è finito in manette con l'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio
Il collegio del tribunale di Ferrara ha assolto con formula piena Barbara Paron, ex sindaco di Vigarano Mainarda e presidente della Provincia di Ferrara, inizialmente accusata di corruzione perché – secondo quanto sostenuto dalla Procura – aveva intascato una tangente tra i 5 e i 10mila euro da parte dell’imprenditore Parid Cara per evitare che la sua impresa, che aveva in gestione l’impianto di biogas Ca’ Bianchina, pagasse il rifacimento della via Frattina.
La sentenza è arrivata nel pomeriggio di giovedì 23 maggio e ‘ribalta‘ la richiesta del pm Ciro Alberto Savino, che nella precedente udienza aveva chiesto la condanna a sei anni.
Secondo l’iniziale ricostruzione degli inquirenti, che poggiava anche sull’esposto che presentò Daniele Cesari, l’ex compagno di Paron, già condannato in Appello a due anni per stalking nei confronti dell’ex sindaca, che si era detto testimone oculare della consegna di una busta contenente soldi dall’imprenditore all’ex prima cittadina, verso fine maggio 2016 Paron si sarebbe fatta pagare una tangente concedendo all’impresa di posticipare i lavori di manutenzione sia ordinaria che straordinaria della via di accesso all’impianto. Lavori che erano una condizione per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto.
Alla fine vennero eseguiti in parte dal Comune senza però che l’amministrazione si rivalesse successivamente sull’impresa. E qui per gli inquirenti di via Mentessi ci sarebbe stato un altro indizio a carico di Paron: accentrò su di sé la pratica amministrativa per fare in modo che l’imprenditore non pagasse. In questo modo, Parid Cara – che ha patteggiato – avrebbe risparmiato un esborso stimato dalla Procura in ben 292.500 euro, 90mila euro dei quali per la sola manutenzione.
Per la giudice Piera Tassoni però, presidente del collegio del tribunale di Ferrara con a latere i giudici Marco Peraro e Carlotta Franceschetti, il fatto non sussiste.
Passa così la linea difensiva dell’avvocato Denis Lovison che, nel corso della propria arringa, oltre a evidenziare il tentativo di Cesari di “distruggere politicamente” Paron, a proposito della condotta della sua assistita, ha sottolineato che “non si può dire sia stata omissiva, avendo cercato di risolvere un problema che neanche gli ingegneri comunali erano riusciti a risolvere”, chiedendo successivamente ai giudici di assolvere la propria cliente “da questa tortura, poiché aveva già dato abbastanza”.
“Siamo soddisfatti dell’esito del procedimento – ha commentato l’avvocato – che, da quando è iniziato, non era per nulla scontato. Si è trattato di un processo molto lungo e impegnativo sotto tutti i punti di vista, non per ultimo quello mediatico perché parlavamo di un ex sindaco e di un ex presidente della Provincia. Il collegio giudicante è andato a vedere dentro il processo e non si è fermato in superficie, entrando nel merito della questione, finendo per darci ragione”.
“Sollevata” invece Barbara Paron: “Cinque anni fa, quando è iniziato tutto, pensavo che la cosa si potesse smontare in tre secondi perché era surreale. Poi ho capito che in Italia non basta essere innocenti per avere ragione e ci sono voluti cinque anni per provarlo. Ringrazio la mia famiglia, il mio compagno e i miei amici e soprattutto il mio avvocato che mi ha fornito supporto legale e umano. Senza di loro, un’esperienza così, che dura così tanto, sarebbe stata ancora più dure e non nascondo di aver avuto anche pensieri brutti“.
“Se oggi sono arrivata a questo appuntamento serena è grazie a loro, che mi hanno permesso di avere un equilibrio. A chi si trova nella mia condizione dico di avere fiducia nella giustizia e di andare avanti perché la giustizia è lenta ma inesorabile. In ultimo vorrei dire grazie al gruppo Finalmente 2024 che mi ha permesso di fare politica, nonostante il fango che mi è stato gettato addosso. La politica è una delle mie passioni più grandi e sono felice di poter continuare a farla”.
Assolta anche Lorenza Benati, moglie di Parid Cara, difesa dall’avvocato Simone Bianchi, imputata con l’accusa di favoreggiamento. Per lei, che – secondo l’impianto accusatorio iniziale – aveva scritto l’appunto ritrovato tra le carte sequestrate che riportava la dicitura interpretata come “Dolce x Paron x € 5… trovare una soluzione… no speculazione elettorale“, il pm aveva già chiesto l’assoluzione, confermata con formula piena anche dal collegio del tribunale di Ferrara.
Durante la sua testimonianza, infatti, la donna aveva smentito qualsiasi suo coinvolgimento, affermando che quella sul foglietto non era la sua calligrafia, come poi confermato dal consulente grafologo della difesa, sentito insieme a quello nominato dalla Procura, che invece aveva sottolineato che a compilare il quadernone sarebbe stata proprio la mano di Benati. Non era la prima volta che Benati si dichiarava estranea ai fatti, attribuendo quella scritta a una dipendente della ditta del marito, che l’aveva però precedentemente disconosciuta.
Dipendente che era stata sentita come testimone durante una delle precedenti udienze, quando – seppur senza ricordarsi quando l’aveva fatto – aveva fatto dietrofront senza escludere di aver scritto lei quell’appunto, dal momento che alcuni segni grafici presenti su carta sarebbero stati gli stessi della sua calligrafia. Motivo, questo, che aveva spinto il pm Savino a chiedere la restituzione degli atti per indagarla per falsa testimonianza, al pari di Parid Cara, ma l’assoluzione di Paron e Benati chiude la vicenda anche sotto questo aspetto.
“Siamo molto contenti e soddisfatti – ha fatto sapere l’avvocato Simone Bianchi – perché la nostra assistita si è sempre proclamata innocente e oggi finalmente mettiamo la parola fine a questa vicenda con un’assoluzione con formula pienissima“.
Le motivazioni della sentenza sono attese entro novanta giorni.
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