Cronaca
19 Aprile 2024
A processo un 49enne accusato adescamento di minore, pornografia minorile e corruzione di minorenne nei confronti di una 14enne. Sentito davanti al collegio del tribunale, lui respinge tutto: "Non ho un'idea del motivo per cui oggi mi trovo coinvolto in questa storia"

Avrebbe adescato l’amichetta della figlia. “Nego tutto”

di Davide Soattin | 4 min

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Parla e respinge ogni accusa il 49enne ferrarese finito a processo per adescamento di minore, pornografia minorile e corruzione di minorenne, dopo che tra febbraio e novembre 2018 – secondo la Procura – avrebbe adescato una ragazzina all’epoca dei fatti 14enne, compagna di scuola di sua figlia, prima inviandole foto dei suoi genitali e poi inducendola a fare altrettanto, attraverso lusinghe e regali – come ricariche telefoniche – per provare a ottenere in cambio la sua fiducia.

“Solo a pensare che un uomo possa contattare una ragazzina di 14 anni mi viene la pelle d’oca. È qualcosa che come genitore proprio non capisco” ha commentato l’imputato che, davanti al collegio del tribunale di Ferrara, ha negato categoricamente di aver avuto contatti in privato e di aver scambiato messaggi con l’adolescente, dicendo inoltre di “non aver nemmeno mai scambiato foto intime con nessuno” e di “non riuscire a spiegare” quelle telefonate notturne che – stando ai tabulati telefonici – avrebbe fatto al cellulare della giovane.

Non ho nemmeno mai fatto ricariche telefoniche” ha aggiunto l’accusato che, ricordando di aver attraversato un periodo di malattia piuttosto duro dal settembre 2017 al maggio 2018, in cui ha dovuto fare i conti anche col divorzio dalla sua ex moglie, ha riferito di “non avere una spiegazione, né una idea del motivo in cui oggi mi trovo coinvolto in questa storia. È stato un periodo della mia vita – ha detto – in cui tante persone potevano e non potevano volermi bene. Ma io sono certo di quello che ho fatto“.

Secondo quanto contestato dal pm Marco Imperato, tutto sarebbe partito da alcuni messaggi su Instagram che l’uomo, fingendosi un’altra persona, avrebbe iniziato a inviare alla presunta vittima con l’obiettivo di entrarci in confidenza e di sfidarla a scrivere ad un adulto, suggerendole di mettersi in contatto con il proprio profilo reale. Una volta in contatto, la conversazione si sarebbe poi spostata su WhatsApp, dove l’imputato avrebbe continuato uno scambio molto più spinto e con richieste di vario tipo, disturbando e importunando la giovane anche con telefonate notturne, fino a quando l’avrebbe addirittura invitata a casa sua per avere un rapporto sessuale, che per sua fortuna non avvenne.

Davanti ai giudici, il 49enne ha anche affermato di aver conosciuto la presunta vittima solamente con l’inizio del processo. Prima d’allora, l’aveva conosciuta solo di vista così come i suoi genitori, che l’uomo aveva “già visto qualche volta davanti alla scuola dell’infanzia e alle scuole medie, quando andava a prendere i figli a scuola”. L’odierno imputato infatti, oltre ad avere una figlia che frequentava le scuole medie in classe con la ragazza, aveva anche due figli più piccoli, iscritti alla scuola materna, dove andava anche la sorella della 14enne, e di cui quest’ultima – a suo tempo – era stata alunna.

A riguardo, ieri (giovedì 18 aprile) è stata chiamata a testimoniare in aula una delle maestre della scuola materna dalla cui segnalazione partì l’inchiesta dei carabinieri. Davanti al collegio, infatti, la donna ha riavvolto il nastro al mese di novembre 2018 quando, durante i colloqui con i genitori dei nuovi iscritti, ritrova la madre della 14enne. “Aveva una sorella che da poco si era iscritta nella nostra scuola – ha raccontato – e quando rincontrai la madre chiesi appunto come stesse la ragazza. Mi disse che stavano attraversando un momento di difficoltà nei rapporti madre-figlia, che non andava bene a scuola e che si frequentava con un uomo molto più vecchio di lei”.

“Le dissi subito – ha aggiunto l’insegnante – che quelle erano dichiarazioni forti e importanti, tant’è che le chiesi se fosse sicura di quello che stesse dicendo e mi disse addirittura il cognome dell’attuale imputato. Aggiunse poi di aver visto nel telefono dei messaggi a sfondo sessuale tra i due e che la giovane, qualche volta, frequentava anche la casa dell’uomo perché sua figlia era una sua amica. Nelle mie vesti di pubblico ufficiale, di fronte a questo tipo di informazioni, decisi così di procedere a relazionare. Mi incontrai con le mie colleghe e presentammo la relazione al nostro dirigente scolastico che, dopo averla letta, decise di passarla nelle mani dei carabinieri“.

La situazione, secondo l’impianto accusatorio, sarebbe stata stoppata prima che i due riuscissero a consumare un rapporto sessuale. A far emergere quanto stava per accadere, dissuadendola e inducendola a raccontare tutto ai genitori, fu provvidenziale l’intervento di un’amica. “Ci disse che aveva avuto un invito a fissare un appuntamento, che le aveva scritto «ci vediamo questa sera»” ha ricordato in aula il padre di quest’ultima, anche lei sentita in aula come testimone, a cui la madre della 14enne si rivolse ripetendo per diverse voltegrazie, hai salvato mia figlia“.

Si torna in aula il 6 giugno per la discussione del processo.

 

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