Cronaca
18 Aprile 2024
Si tratta di un 41enne palermitano. Inizialmente irreperibile, lo ha arrestato la Squadra Mobile di Milano mentre aveva tentato di mettere a segno un altro colpo alla Banca del Credito Cooperativo a Melzo, nell'hinterland est del capoluogo lombardo

Rapina alla Banca Centro Emilia. Preso anche l’ultimo bandito

di Davide Soattin | 4 min

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È stata definitivamente sgominata la banda che, il 12 settembre 2022, aveva messo a segno la rapina alla Banca Centro Emilia di via Porta Romana. Nei giorni scorsi, infatti, gli uomini della Squadra Mobile di Milano hanno arrestato anche l’ultimo dei quattro banditi, un palermitano di 41 anni, che insieme ai complici – dopo aver legato mani e piedi a sei persone, poi rinchiuse in uno sgabuzzino della filiale -, era riuscito a fuggire con 250mila euro di gioielli preziosi e 60mila euro in contanti.

Il 41enne è stato sorpreso in flagranza proprio mentre stava tentando di mettere a segno un’altra rapina, questa volta alla Banca del Credito Cooperativo di Melzo, nell’hinterland est di Milano. In quel frangente, l’uomo si trovava insieme ad altre cinque persone, tutte italiane, quando i poliziotti gli hanno messo le manette con l’accusa di tentata rapina, scoprendo – successivamente – che era destinatario di un ordine di custodia cautelare in carcere per rapina aggravata e sequestro di persona emesso a suo tempo dalla Procura di Ferrara.

Come si diceva, il suo arresto pone la parola fine alle indagini sui responsabili del colpo in via Porta Romana, dal momento che, insieme ai colleghi di Bologna, Palermo e Trapani, lo scorso 27 settembre, i carabinieri di Ferrara – su disposizione della Procura – avevano arrestato gli altri tre componenti della banda: tutti uomini, palermitani di 50, 52 e 55 anni, che si trovavano già in carcere per altri reati. Contestualmente avevano avviato le ricerche del 41enne che, inizialmente irreperibile, è stato preso a Milano.

La rapina alla banca di via Porta Romana era stata progettata nei minimi dettagli da veri e propri ‘professionisti’ del settore. Erano circa le 7.45 quando la direttrice della filiale, sollevando la saracinesca ed entrando per prima nella banca, aveva sentito suonare l’allarme. Pensò ad un falso contatto, ma non fu così. Nel momento esatto in cui entrò nell’edificio, infatti, i rapinatori abbatterono le inferriate poste a protezione della finestra del bagno collocata in un cortile interno posto sul retro della banca, tagliate la sera prima con l’aiuto dell’oscurità della notte.

La donna venne rapidamente aggredita da tre uomini travisati ea armati, che la immobilizzano. Stessa sorte subirono nei minuti seguenti due dipendenti e tre clienti (tra cui una donna incinta) che, ignari di quanto stava accadendo in quei minuti, entrarono in banca, dove vennero privati del telefonino, legati a mani e piedi con fascette da elettricista e chiusi, insieme alla direttrice, in una stanza, per tutta la durata della rapina. Poi, una volta concluse le ‘operazioni, i sei fuggirono immediatamente.

L’allarme scattò alle 10 circa, quando un altro cliente, accedendo in banca e trovandola aperta ma completamente vuota, chiamò i carabinieri che, intervenuti sul posto, provvidero a liberare gli ostaggi, tutti incolumi, ma estremamente provati psicologicamente.

Le indagini, avviate nelle immediatezze dai militari, evidenziarono sin da subito come il colpo fosse stato studiato approfonditamente fin nei minimi dettagli, portando pertanto gli investigatori a ritenerlo opera di professionisti del settore. Le attività investigative vennero tuttavia condotte ininterrottamente senza tralasciare alcun particolare, analizzando migliaia di ore di riprese video e passando al setaccio ogni indizio.

È in quel frangente che i militari, analizzando le riprese delle telecamere interne alla banca relative ad alcuni giorni prima della rapina, si accorsero della presenza di un apparente cliente protagonista di un comportamento tuttavia anomalo poiché si aggirava nei locali della filiale con un cellulare impugnato in modo molto singolare: in verticale di fronte al proprio petto e appoggiato ad un giornale, posizione congeniale per poter riprendere gli ambienti interni. L’uomo venne inquadrato, da un’altra telecamera, all’esterno della banca, il giorno della rapina, nel ruolo di palo.

Fu partendo da questo elemento che i carabinieri quindi avviarono una prolungata e ininterrotta attività investigativa, attraverso metodi investigativi classici (servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati nonché accolto di migliaia di ore di intercettazioni tra presenti e telefoniche) e l’utilizzo di moderne tecnologie, che consentirono di raccogliere indizi di reato univoci e concordanti nei confronti dei quattro soggetti (tre dei quali con precedenti specifici) ritenuti responsabili – insieme al quarto arrestato – di rapina aggravata e sequestro di persona.

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