Politica
9 Febbraio 2024
L’avvocato dei diritti umani scioglie la riserva davanti a oltre mille persone accorse al cinema Apollo

Anselmo si candida: “Sarò tra la gente, non sui social”

(Foto di Riccardo Giori)
di Marco Zavagli | 5 min

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“Sono qui perché sciolgo la riserva in senso positivo. E la sciolgo in mezzo alla gente perché grazie a voi voglio percepire quella carica che serve per vincere anche questa sfida, una sfida che voglio vincere”. Fabio Anselmo ha accettato di guidare la coalizione di centrosinistra alle elezioni comunali di Ferrara.

E lo annuncia di fronte a una platea di oltre mille persone. Chi arriva in ritardo deve aspettare fuori della sala del cinema Apollo. Lui arriva con lo zainetto. Jeans, camicia a scacchi e maglione. È appena uscito dallo studio. Al suo fianco la compagna Ilaria Cucchi. Dentro lo zainetto ci sono gli appunti di quello che si appresta a dire per cercare di conquistare la platea.

È emozionato Fabio Anselmo. “Mi sembra di fare un processo”, prova a esorcizzare. Poi parte dall’inizio. “Avere con sé praticamente tutto lo schieramento dell’opposizione è una cosa unica, forse anche a livello nazionale – afferma -. Anche perché io non appartengo a nessuna delle formazioni che mi sostiene. Sono un civico e quando penso con la mia testa, magari sbagliando, mi rendo conto di non essere un politico”.

L’incertezza, a dire del candidato, ha regnato sovrana fino all’ultimo: “Mi dicevo che non potevo catalizzare su di me il consenso di tante persone, perché non ho una struttura potente alle spalle. Sei solo, mi dicevo, sei solo un avvocato, per di più un avvocato scomodo. C’è chi dice che sono un candidato calato dall’alto. La vostra presenza qui lo smentisce”.

Per provare a convincere chi ancora non fa parte del ‘campo largo ferrarese’, Anselmo lancia un’esca: “certe idee e i diritti sono trasversali e quando riguardano la gente comune non devono incontrare stucchevoli steccati ideologici”.

Viene il momento del confessionale: “È giusto che sappiate alcune cose che voglio dire oggi, anche perché ho la sensazione che si cerchi di scavare nella mia vita personale al di là dei contenuti che posso proporre”. Anselmo, 66 anni, rivela di essere “nato da due famiglie di profughi di guerra. Quella paterna ha vissuto le foibe. E per questo mi piace celebrare il Giorno del Ricordo. Il dolore non ha bandiera”.

“Anche per questo – confessa – fino a 18 ero di destra. Ho cambiato idea lavorando. Per mantenermi agli studi ho fatto la campagna saccarifera e il facchino, poi ho lavorato come venditore porta a porta. Forse sono più bravo come venditore di pentole che come politico…”.

È in mezzo alla gente che lavora che “ho iniziato a cambiare idea, a capire cosa vuole dire essere di sinistra. Poi ho fatto l’avvocato e mi sono impegnato nei diritti civili. Prima in ambito sanitario, vivendo all’interno della mia famiglia una situazione drammatica. Poi ho dovuto affrontare altre sfide”.

Sullo schermo alle sue spalle passano le immagini di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi. “Mi dicevo «non ce la farai mai», «stai facendo la caccia ai fantasmi». Poi la storia, grazie anche al padre di qualcuno che è qui presente (indica Lino Aldrovandi, ndr) la conosciamo”.

Questo per dire che “io sono esattamente uno di voi, che ha vissuto le sue gioie e i suoi dolori senza avere privilegi e percorrendo una strada sempre in salita”.

Quanto alla Ferrara che si appresta a contendere ad Alan Fabbri, “è una città ha bisogno di ossigeno. Deve essere una città moderna ed europea, ma qui di moderno non c’è nulla. Abbiamo gli indicatori economici più bassi del nord Italia. Non sono contro i grandi eventi e le sagre, come qualcuno vorrebbe far credere, ma per candidare Ferrara a capitale della cultura non bastano solo le sagre. E, in più, stiamo perdendo tutto quello che avevamo una volta. Il rapporto di Confcommercio pubblicato ieri dice che abbiamo perso una parte importante di bar, alberghi, negozi. I negozi chiudono e continuiamo a perdere presenze turistiche, specialmente straniere”.

In cambio “facciamo concerti che sequestrano il centro storico per mesi. Poi gli spettacoli, bellissimi, durano due ore e non lasciano nulla. Questo succede perché non c’è una programmazione. E senza programmazione Ferrara sta diventando una città vecchia. Anch’io sono vecchio, è vero, ma mi preoccupo per i giovani”.

E qui si apre il problema delle sponsorizzazioni comunali in favore di alcuni privati: “Perché dobbiamo sponsorizzare gli eventi di una azienda privata con mezzo milione di soldi che vengono dall’azienda comunale per le onoranze funebri? Quale attinenza c’è? Vorrei solo che qualcuno ci rassicurasse sul fatto che questi concerti o manifestazioni non li pagano con i nostri soldi”.

Vengono poi i trasporti. “Pensavo alla polemica sulla città ai 30 all’ora e mi dicevo «che tenerezza»: preoccupiamoci invece del fatto che chi arriva in città dalle frazioni deve percorrere code di chilometri ai 3 all’ora. Perché non si è pensato a un cambio vero del trasporto pubblico con piccoli autobus elettrici che colleghino capillarmente il centro alle periferie, in modo da spingere le persone per comodità e non per obbligo a preferire il trasporto pubblico?”.

Ce n’è anche per Hera, che “troppo spesso si dimentica di essere un’azienda che offre servizi essenziali alla persona” e per i lavoratori di Tecopress, ai quali invia la propria solidarietà.

“Dobbiamo avere testa, cuore e stomaco – conclude Anselmo -. Servono cervello, coraggio e capacità di far fronte a determinate aggressioni politiche, verbali e propagandistiche che incontreremo sul nostro cammino. Io risponderò non sui social ma in mezzo alla gente, portando un messaggio semplice, diretto ma soprattutto sincero”.

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