Politica
29 Gennaio 2024
Intervista all’avvocato che non ha ancora sciolto la riserva per candidarsi sindaco del centrosinistra

Anselmo: “Non si può far politica con le fake news e lo shitstorming”

di Marco Zavagli | 8 min

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A prescindere che possa essere io o meno lo sfidante di Alan Fabbri, è necessaria una campagna elettorale dove si abbassino si abbassano i toni. Non è possibile che a una critica, legittima, qualcuno venga attaccato con insulti e minacce via social, come è successo con Mattia Sartori.

E, prima di lui, al sottoscritto, a esponenti dell’opposizione, all’ex parlamentare Luca Rizzo Nervo.
Lei ha chiesto già due volte ad Alan Fabbri di dissociarsi pubblicamente dalla violenza verbale dei commenti dei suoi sostenitori, senza ricevere risposte.

Lo chiedo ancora. È importante. Ritengo che, e non mi stancherò di ripeterlo, Alan Fabbri sia una persona sensibile e intelligente e per questo dovrebbe essere il primo interessato a censurare quel metodo di far politica, quella violenza verbale che trasforma gli avversari in nemici, che stimola l’odio attraverso i social allo scopo di fare propaganda politica.

Quel metodo sul quale punta il dito è un po’ una matrice della Lega, essendo nato con la “Bestia” (il nome adottato dal suo creatore, Luca Morisi) di Salvini per poi diffondersi capillarmente a livello locale.

Certo, ma prima di compiere ogni azione bisogna pensare alle sue conseguenze. Non tutte le persone sono in grado di reggere l’urto di quella violenza. C’è anche chi decide di togliersi la vita (è il caso – qui l’aggressione avviene fuori dalla politica ma si parla sempre di odio via social – della titolare della pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano). Lo dico a tutti: la denigrazione sistematica dell’avversario è una violenza contro la persona. E non è un caso che l’obiettivo preferito di questi haters siano le donne. Pensiamo a quello che hanno subito, per esempio, Laura Boldrini, o Cecile Kyenge, la senatrice Liliana Segre o anche la mia compagna, Ilaria Cucchi. Standole accanto ho vissuto da vicino gli effetti che l’odio provoca sulla vita di una persona. E poi ci meravigliamo del fatto che poi ci siano meccanismi di violenza che possono coinvolgere anche le giovani e giovanissime generazioni.

Continuo a essere scettico sull’appello. Alan Fabbri è il sindaco che si è congratulato con i suoi per lo shitstorming contro il nostro giornale, un linciaggio mediatico tra l’altro organizzato dal suo attuale portavoce, Michele Lecci.

Allora diciamo che sono un inguaribile ottimista. Ogni comunicazione non deve mai trasmodare nell’offesa, nel dileggio o addirittura nelle minacce. Lo shitstorming, che è la massima espressione di questa deviazione culturale, è una pratica molto pericolosa, perché ha effetti anche sulle nuove generazioni e influisce negativamente sulla vita della gente. Si può fare critica, anche aspra, ma bisogna sempre rimanere sul piano della dialettica razionale, non quella irrazionale, dell’insulto, delle fake news, che stanno diventando una vera e propria piaga sociale.

Per ora è un appello, quello a sensibilizzare la società su questi temi, rivolto solo alla politica.

Vorrei allargarlo anche ad altri ambiti. Penso alla magistratura la cui sensibilità spesso è inadeguata rispetto a questi fenomeni. Fenomeni che vengono liquidati da un punto di vista culturale, come si trattasse dei soliti scemi a cui non dar credito. Non è così, non è così. Questi fenomeni sono estremamente diffusi e hanno delle tempistiche inquietanti. La cultura, o pseudocultura della violenza, dell’aggressione dell’avversario, della mancanza di rispetto del prossimo può degenerare dalle parole ai fatti. E questo la magistratura deve capirlo, deve comprenderlo perché la magistratura vive nel 2024. E quindi deve adeguarsi ad affrontare delle tematiche sociali criminali, perché lo shitstorming per me è una pratica sociale criminale; è un metodo che non può passare come legittimo.

Quindi agire sulla formazione e sulla prevenzione. Formazione degli organi inquirenti e giudicanti e sulla prevenzione a livello culturale.

Prevenzione, cultura e sensibilizzazione trasformano in meglio la società. Pensiamo ai delitti come il femminicidio o ai reati di genere. Vi assistiamo tutti i giorni perché viviamo ancora in una società che qualcuno, penso giustamente, definisce patriarcale. Potremmo chiamarlo come lo vogliamo, comunque è espressione di una cultura deviata. E se offriamo una cultura deviata, di odio, anche nella politica, anche nella discussione, diamo la sponda alla nascita fenomeni violenti.

Venendo alla possibile, dal mio punto di vista quasi certa, candidatura, come vede la politica chi politica attiva non l’hai mai fatta?

No, io politica attiva la faccio da sempre. Perché certi processi hanno una forte valenza politica e sono determinati da un nucleo estremamente solido e granitico di ideali politici, cioè la difesa dei diritti, dei diritti dei cittadini, degli ultimi e soprattutto la difesa di un principio costituzionale in funzione del quale – e questo purtroppo non accade più nelle aule giudiziarie, così come non accade più in altri ambiti della società – la legge deve essere uguale per tutti e tutti devono essere uguali di fronte alla legge. Questi sono i principi ispiratori della mia vita e della mia attività professionale.
Quindi io credo di aver fatto politica sul campo. Poi, se parliamo di politica nell’accezione comune al termine, io non sono un politico. Non mi definisco assolutamente un politico.

E se dovesse diventarlo?

Percepisco sicuramente un notevole entusiasmo e anche una certa ansia sul fatto che io sciolga la riserva, che qualcuno addirittura definisce ‘riserva senza fine’. Ma la mia riserva ha un contenuto: quando ho detto che voglio unire e non dividere, ho fatto un appello a tutte le forze della coalizione dell’opposizione, un appello ad abbandonare le liturgie che ormai non hanno nessun senso e hanno qualsiasi credibilità rispetto al consenso dei cittadini che devono andare a votare. Basta guardare le percentuali dell’astensione. Mi devo preoccupare che non ci siano condizionamenti di calcolo, perché i condizionamenti di calcolo a me non piacciono.
I calcoli politici classici, come l’ipotesi di correre separati al primo turno per poi unirsi al ballottaggio in cambio di qualcosa, sono ragionamenti che non mi appartengono.
A Ferrara abbiamo un governo a mio avviso inaccettabile dal punto di vista amministrativo? Bene, allora siamo tutti d’accordo sul fatto che ci deve essere una svolta.

E come la immagina Ferrara in un prossimo futuro?

Ferrara la immagino come una città viva, come una città piena di giovani. Ma non di giovani che vengono qua per un concerto e poi l’abbandono, non di giovani che vanno a lavorare altrove perché qui non trovano lavoro. Immagino una Ferrara aperta, una città aperta, viva dal punto di vista imprenditoriale, con una seria e vera concorrenza. Una città viva anche dal punto di vista sociale, dove alle nuove generazioni si offrano momenti di svago e di socializzazione che non sia solo il bere lo spritz al bar. Una città che viva di cultura e volontariato, piena di luoghi dove i ragazzi possono esprimere la loro personalità, la loro voglia di vivere, le loro sensibilità, la voglia di relazionarsi, di incontrarsi.

E oggi che Ferrara vede?

Vedo una città per anziani. Ed è preoccupante perché l’età media dei ferraresi cresce sempre di più, perché purtroppo. Ci preoccupiamo tanto dell’immigrazione, ma l’emigrazione delle nuove generazioni di ferraresi è sempre più consistente. Ferrara rischia di diventare veramente una enorme casa di riposo. E questo è estremamente triste, non lo merita questa città, non lo merita perché questa è la città che, per esempio avrebbe dovuto diventare la capitale italiana della cultura, come è successo a Pesaro che partiva sicuramente come griglia di partenza molto indietro rispetto a noi. Ma lì c’è stato Matteo Ricci, un sindaco lungimirante che ha fatto sì che Pesaro ci passasse davanti. E ora si trova ad essere al centro per un anno dell’attenzione italiana, ma non solo, di tutta la cultura e di tutto ciò che le è connesso.

Voglio precisare una cosa: io non disprezzo, i concerti, le manifestazioni delle sagre, le fiere. Ma quando parliamo di cultura parliamo di altre cose. Non possiamo offrire al turista, specie quello straniero, solo manifestazioni dove si beve e si mangia. Succede altrimenti che la gente arriva, si mangia un panino e una birra e, terminato il concerto, se ne torna a casa. Lasciando il deserto.

Tra le parole o le frasi che le dicono le persone fermandola per strada c’è ne è una che l’ha particolarmente colpita?

Diciamo che tanto affetto da parte di persone che non conosco mi scalda il cuore. Ma non trovo una parola o una frase particolare che mi abbia colpito più di altre. Quella più ricorrente è ‘Se lei c’è, io vado a votare’ oppure ‘Non rinunci, tenga duro’. Le ritengo manifestazioni di stima anche eccessive, anche perché non ho niente da tenere duro. L’unica cosa che posso fare è mantenere la mia coerenza. Ma vorrei aggiungere un’ultima cosa.

Prego.

Quando si parla dei giovani non si può non parlare del volontariato. L’impegno sociale di quei ragazzi e quelle ragazze che sono arrivati da tutta Italia per andare a Faenza nei luoghi dell’alluvione a spalare il fango, sono generazioni che hanno un potenziale enorme. Ferrara deve sfruttare quelle potenzialità, non deve mandarli via dietro una pseudo propaganda che dice ‘prima i ferraresi’. Dire ‘prima i ferraresi’ vuol dire chiudere la città, farla soffocare. Questa città ha bisogno di ossigeno”.

E non solo in senso figurato. Ricordiamo che la qualità dell’aria di questa città è ancora pessima. E l’attuale amministrazione ha aumentato di 30mila tonnellate l’anno la capacità dell’inceneritore di bruciare rifiuti speciali.

Sono argomenti estremamente delicati ed estremamente difficili, però il tema ambientale è parte del rispetto dei diritti umani. Perché ambiente e salute sono connessi con il diritto alla vita, quindi è un diritto fondamentale che non deve conoscere i compromessi in nome di qualche interesse superiore. Questo vale per tutto, vale per tutti.

Per quanto riguarda Ferrara Città 30?

Mi permetta una battuta. Non bisognerebbe preoccuparsi della città 30, ma della città che va a 3 km all’ora: succede tutte le mattina in orari scolastici o di ufficio, tutti i pomeriggi e tutte le sere. La viabilità di Ferrara non ti permette di viaggiare se non a passo d’uomo. Ferrara deve integrarsi meglio tra centro e frazioni anche dal punto di vista del trasporto pubblico, a partire dai collegamenti con le frazioni.

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