Nella Giornata internazionale dell’alimentazione che vuole riaffermare l’impegno della Fao a perseguire l’obiettivo “fame zero”, il Lions Club Ferrara Estense, forte dei valori che lo contraddistinguono da sempre, è sceso in campo aderendo all’iniziativa “Aggiungi un posto a tavola”.
E’ stata la mensa dell’associazione “Viale K”, che offre tutti i giorni pasti caldi a quanti versano in situazioni di grave difficoltà, a ospitare questo appuntamento che ha visto un gruppo di soci del Lions Club Ferrara Estense trasformarsi, con grande entusiasmo, in cuochi e camerieri. Il pranzo è stato soprattutto l’occasione per trascorrere qualche ora insieme a tante persone che, purtroppo, devono fare i conti quotidianamente con la povertà. Uomini e donne con tante storie da raccontare, unite dal disagio e dalla fatica della solitudine.
Tra queste quella di Cristina, 36enne, insegnante non di ruolo, di scuola elementare.
“La mia – dice con un sorriso dolce che le illumina il volto – è una delle tante storie che rimangono sconosciute. Nasce in inghilterra dove mi ero trasferita per motivi di lavoro e le cose andavano piuttosto bene. Poi purtroppo è morta mia mamma e ho dovuto rientrare in italia, per non lasciare solo mio padre con il quale sono andata a vivere, a Baura”.
Così ha perso anche il lavoro?
“Non proprio – spiega – sono una insegnante ma vengo chiamata solo per fare delle sostituzioni e quindi è chiaro che parliamo di cifre molto modeste”. Insomma arrivare a fine mese è piuttosto complicato. “Purtroppo e’ vero – sottolinea Cristina – quindi io e mio padre siamo costretti a rivolgerci alle mense dove si mangia gratis”.
E’ vero che questa vostra situazione l’avete pagata anche da un punto di vista sociale?
“Purtroppo è così – commenta Cristina non senza un briciolo di amarezza -. Quando il mio fidanzato ha saputo che il più delle volte ero costretta a rivolgermi alle strutture per i poveri, non ha più voluto saperne e altrettanto hanno fatto quelli che avrebbero dovuto essere i miei amici”.
Come vede il suo futuro? La risposta è ovvia.
“La speranza è che mi assegnino una cattedra, così da poter contare su uno stipendio decente, credo però che l’attesa sarà lunga e quindi le mie prospettive non sono certamente rassicuranti”.
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