Attualità
25 Aprile 2022
Travagli: “La libertà è creata da uomini valorosi e intrisa del sangue di milioni di morti”

Corone nei cippi dove furono trucidati i Martiri di Porotto

di Redazione | 4 min

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Sono stati ricordati nella mattinata di domenica 24 aprile, con la deposizione di una corona d’alloro davanti ai tre cippi a loro dedicati i X Martiri di Porotto, alla presenza dei membri del Comitato per la Memoria dei X Martiri di Porotto insieme a rappresentanti di Anpi di Ferrara e Galliera e delle associazioni combattentistiche, ad Angela Travagli, assessore del Comune di Ferrara, Stefano Zanni, sindaco di Galliera, Paolo Calvano, assessore della Regione Emilia Romagna, e Paola Boldrini, senatrice.

Ad introdurre le celebrazioni, presso il cippo di via Tagliaferri, è stata Antonella Guarnieri, storica e responsabile del museo del Risorgimento e della Resistenza: “Lo strano connubio tra questo cippo solenne e drammatico inserito in questo gruppo di case ha reso per me ancora più emozionante e drammatico pensare alla situazione che si è venuta a creare in quel momento, quando dentro ad una comunità queste persone sono state tanto brutalmente strappate alla vita”.

“Il 24 marzo 1945 – ha poi raccontato Guarnieri ricostruendo i fatti del primo eccidio-, in una casa qui vicino, e chi è di Porotto forse mi saprebbe anche indicare quale, presso la famiglia Bruttomesso si tenne una riunione di un gruppo resistenziale, a cui parteciparono Spero Ghedini, Ugo Costa, ferrarese, comunista, e il bolognese Luciano Gualandi, scappato dal bolognese per una condanna che i fascisti gli avevano promesso, e il giovane di Galliera Giorgio Malaguti, detto ‘il biondino’”.

A causa di una soffiata la Gnr, “i militi, seppero della riunione ed arrivarono. Ugo Costa venne immediatamente arrestato, gli altri scapparono. Attorno alla figura del Biondino, molto raccontata a Bologna, e qualcuno ha ripreso anche il suo nome di battaglia, accadde qualcosa di molto grave, ci fu uno scontro a fuoco e un milite venne ucciso. I fascisti uccisero subito il giovane Giorgio, ma dalla documentazione in nostro possesso si è scoperto che in realtà il milite venne ucciso da fuoco amico. Successivamente venne arrestato anche Gualandi, portato alla caserma della Gnr. Gli arrestati vennero torturati e passati subito per le armi, perché se arrestati con le armi in pugno la legge prevedeva che si potesse essere fucilati senza processo”.

“Sono onorata di essere a Porotto – afferma Angela Travagli presso il cippo di via Ladino- per commemorare i nostri concittadini che hanno perso la vita ingiustamente perché credevano in ideali di giustizia, di democrazia e di libertà, proprio a pochi giorni dalla Liberazione. La memoria, fondamento della vita umana, scomparendo ha trascinato con sé la complessità del pensiero, che dobbiamo invece mantenere viva con la cultura e la conoscenza, credere nella forza della verità e della storia, e difendere e proteggere le nostre radici, la libertà e la pace. La libertà è creata da uomini valorosi e intrisa del sangue di milioni di morti”.

Emozionato anche Stefano Zanni, sindaco di Galliera, comunità che ha sempre onorato la memoria del loro concittadino Giorgio Malaguti: “Questa sera porteremo un garofano nella via intitolata a Malaguti a Galliera. È importante essere qui oggi, l’amministrazione di Galliera partecipa sempre per onorare chi ha combattuto per la democrazia. Oggi la libertà, come vediamo intorno a noi, non è scontata, per questo è importante onorare la memoria di chi ci permette di vivere oggi in libertà, affinché anche i più giovani sappiano cosa è successo e mantengano la memoria di quello che è stato”.

“Siamo qui per non dimenticare chi ha lottato per difendere gli ideali di indipendenza e libertà – sottolinea Paola Boldrini – tenendo viva la memoria di uno dei periodi più drammatici della nostra storia trasmettendo i valori della resistenza che consentirono la liberazione del nostro Paese dall’oppressione. Impossibile non pensare in questo momento al popolo ucraino, quest’anno commemoriamo la liberazione del nostro Paese avendo davanti gli orrori di un’altra guerra”.

Molto emozionante è stata la lettura di un dialogo scritto da alcuni giovani studenti di Porotto e Galliera, in cui i ragazzi si sono immedesimati nei X Martiri raccontando le loro storie.

“A volte ci stupiamo perché i giovani conoscono poco la storia – sottolinea Rossetti- e non dobbiamo più farlo, perché ne siamo in parte responsabili: se smettiamo di raccontarle queste storie muoiono, ed anche il patrimonio di valori che si portano dietro”.

A conclusione della mattinata sono stati piantati due rosai e due ginestre al cippo di Fondoreno, luogo dove persero la vita sette ragazzi, e la lettura di Lucia Bianchini, vicepresidente del Comitato, delle parole di Albertino Rossi tratte dal libro ‘Fermati a pensare prima di dire o di fare’ ne ha ricostruito la tragica vicenda:

“Mia mamma fu la prima a sentire le urla dello zio, si precipitò incredula nel luogo dell’eccidio, dove purtroppo giacevano per terra sei ragazzi, con le mani legate. Erano stati messi in fila e fucilati alla schiena poi, per paura che qualcuno potesse salvarsi, ad ognuno di loro gli fu dato il colpo di grazia alla testa. Mia mamma incominciò a pulire il viso pieno di sangue dello zio e altri la imitarono, qualcuno andò ad avvisare le famiglie degli altri ragazzi trucidati. Il settimo, Tonino Pivelli, morto poco lontano, in via Catena, nella campagna della famiglia Veneziani. A questi sette ragazzi, gli hanno spezzato la vita, non sapevano nemmeno di cosa erano accusati per essere condannati a morte”.

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