
L’immagine di copertina del gruppo I Pinguini estensi
La pm Isabella Cavallari ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione del procedimento che vede indagati per diffamazione i nove amministratori del gruppo facebook de I Pinguini estensi.
Per la procura Sergio Traccchi, Paolo Pennini, Arianna Pocaterra, Paola Romani, Alberto Ferretti, Raffaella Breveglieri e i moderatori Stefano Mezzetti e Stefano Giglioli non sono responsabili delle offese rivolte a Fabio Anselmo e Rita Calore, madre di Ilaria Cucchi, che li hanno querelati.
In merito agli autori dei post incriminati la pm non ritiene responsabili gli amministratori e i moderatori, dal momento che “non appare dimostrato, se non a titolo di eventuale colpa (non rilevante nella diffamazione che è un reato per sua natura solo doloso, ndr), un loro coinvolgimento”, non avendo “partecipato con post adesivi alle conversazioni in questione”.
Per questo motivo la pm Cavallari chiede nuovamente l’archiviazione stralciando anche la querela relativa a un post di tale Olando Olivi contro Ilaria Cucchi e di Paolo Frattini contro la madre, i cui fascicoli sono stati trasmessi ad altra procura.
Ma alla luce delle nuove indagini disposte dal gip Carlo Negri, sono emersi documenti che, per l’avvocato Alessandra Pisa che assiste Anselmo, proverebbero che gli amministratori “pur avendo il potere di controllare e rimuovere i commenti illeciti”, si sono “ben guardati dal rimuovere le decine, se non centinaia, di commenti diffamatori, né tantomeno, abbiano cercato di evitare il loro proliferare, per esempio omettendo di elaborare post che stimolano i partecipanti a linciare il malcapitato di turno”.
Dopo che Estense.com aveva scoperchiato il vaso di pandora del gruppo, il 7 gennaio del 2020, “gli amministratori hanno iniziato un’incessante attività di cancellazione ed occultamento degli elementi a loro carico”.
Da qui il legale deduce il dolo e “il movente chiaramente politico: gli indagati orbitano nell’estrema destra e nel locale partito della Lega con Salvini e lo scopo del gruppo era quello di demolire e denigrare il movimento delle sardine e chi vi fosse in qualche modo riconducibile”, come Ilaria Cucchi che era stata chiamata sul palco durante una manifestazione a Ferrara.
E dopo lo scoppio dello scandalo “gli amministratori, consapevoli delle probabili conseguenze, hanno modificato il loro comportamenti, in ottica strategicamente difensiva, adoperandosi per far sparire lle indagini a loro carico”.
In una chat alcuni indagati si interrogano su cosa fare. Come il suggerimento che “conviene uscire dal gruppo e cancellarlo” in casi di sequestro del cellulare. “Prima di darlo facciamo così”, si approvano l’un l’altro”. Altri pensano invece che “uscire dagli amministratori non serve a nulla desso che la frittata è fatta, anzi induce sospetti”.
In altre conversazioni “proprio dalle affermazioni di una degli indagati emerge il comportamento degli amministratori i quali – l’avvocato riporta i virgolettati, ndr – «si preoccupavano solo di far entrare gente», non cancellavano i commenti «sconvenienti» e che addirittura «nemmeno dopo la botta (lo scoppio dello scandalo) la raffa (Raffaella Breveglieri) ha cancellato monnezza..».
E ad essere eliminato o bannati non erano gli incitatori all’odio, bensì quelli che “venivano considerati “non allineati” e che facevano notare agli amministratori il tenore diffamatorio dei post e dei commenti”.
Questo proverebbe, secondo l’accusa privata, “la condotta adesiva e propulsiva dei commenti diffamatori da parte degli amministratori, i quali perfettamente consci di stimolare, oltre ai più beceri istinti, anche condotte di reato, allontanavano coloro i quali si permettevano di far notare la presenza di tali condotte”.
“Questi – prosegue l’avvocato Pisa -, non solo aderivano alle offese e minacce, in gran numero ospitate nelle pagine del gruppo facebook, nei confronti di Anselmo, della famiglia Cucchi, minoranze etniche (rom), istituzioni (Presidente della Repubblica), ecc., ma con la loro condotta dettata da perverse logiche politiche estremiste, stimolavano i membri del gruppo ad offendere e minacciare”.
Per l’avvocato quelle condotte andrebbero ricondotte sotto le fattispecie di reati di associazione per delinquere, istigazione a delinquere e apologia di reato.
La prima sussisterebbe perché è “manifesta nella struttura e nella attività del gruppo de I Pinguini Estensi. Si tratta di una struttura permanente, in cui gli amministratori e i moderatori gestiscono e innescano una attività illecitamente denigratoria della reputazione altrui”.
L’associazione si manifesterebbe “nella struttura informatica che il gruppo si è dato, organizzandosi in amministratori e moderatori, i quali con i post e i commenti indirizzano e catalizzano l’aggressività dei commentatori, fino al punto di fare l’esatto contrario di quanto il loro ruolo richiederebbe, ossia premiare e stimolare i commenti più crudeli e offensivi”.
Ciliegina sulla torta è la premiazione di alcuni dei commenti più meschini. In un caso un seguace che aveva offeso pesantemente Ilaria Cucchi viene premiato con l’epiteto di “commentatore di talento”, “e quindi trasmettendo il messaggio – riprende il legale – che, per essere commentatore di talento del Gruppo occorre commettere questo tipo di reati, diffamando, offendendo, distruggendo con insulti ed esposizione di fatti falsi le persone che il Gruppo ritiene nemiche o sgradite”.
A questo si aggiunge, secondo le persone offese, il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. A commetterlo sarebbe stata l’amministratrice Raffaella Breveglieri. che, “evocando tecniche naziste” ha postato “una foto di un militare intento a bruciare un intero ambiente con un lanciafiamme seguita da questa didascalia: «Ecco come disinfettare i campi rom» seguita da tre emoticon raffiguranti una faccina che ride a crepapelle”.