Politica
7 Agosto 2021
Per il pm l'offerta di un lavoro da hostess nel trenino turistico in cambio delle dimissioni di Anna Ferraresi non integrerebbe il reato. Due memorie dell'avvocato Anselmo (che assiste la consigliera) provano a ribaltare tutto ed emergono vecchie chat provenienti da Rossella Arquà

La procura chiede l’archiviazione di Lodi e Solaroli per l’istigazione alla corruzione

di Daniele Oppo | 5 min

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Per la procura di Ferrara l’affaire trenino non è un episodio di istigazione alla corruzione e per questo il pm Ciro Alberto Savino ha chiesto l’archiviazione dell’indagine nei confronti del vicesindaco Nicola Lodi e del consigliere comunale Stefano Solaroli.

Ma l’avvocato Fabio Anselmo, che assiste la consigliera Anna Ferraresi, ha sottoposto al giudice due memorie che rincarano la dose, una delle quali si collega con il caso Arquà.

Un passo indietro

La vicenda, portata alla luce dalla trasmissione PiazzaPulita de La7, è quella dell’offerta presentata in gran segreto da Solaroli a Ferraresi di un lavoro come hostess nel trenino turistico che attraverso il centro cittadino, a patto che si dimettesse dal sua carica di consigliera comunale.

Il vicecapogruppo leghista, fedelissimo di ‘Naomo’, prometteva alla (ex) collega “un posto di lavoro importante, contratto a tempo indeterminato del Comune, dipendente comunale, 1400 euro al mese, con quattordicesima”, con il vincolo delle dimissioni: “Tu sai che è incompatibile con il ruolo da consigliere”.  “A me sei venuta in mente te prima di tutto perché sei una rompicazzo, così ti cavo dai coglioni e non ti vedo più”, diceva, registrato dalla stessa Ferraresi, Solaroli che poi tirava dentro anche il sindaco Alan Fabbri e vicesindaco Lodi: “Nicola è d’accordo, ne ho parlato con Alan e mi ha detto: se a lei va bene a me va bene”.

La richiesta di archiviazione

Secondo il pm, al termine delle indagini non ci sono elementi per procedere in giudizio. In particolare, non vi sarebbe alcuna intimidazione da parte di Solaroli, e questo lo si evincerebbe dal tenore delle chat (prodotte dallo stesso indagato) in cui entrambi gli interlocutori appaiono usi a insultarsi pesantemente, senza disdegnare il turpiloquio.

Inoltre, sarebbe stata la stessa Ferraresi a palesare con Lodi la necessità di avere un lavoro aggiuntivo da svolgere per 2-3 giorni a settimana, e il lavoro nel trenino turistico potrebbe leggersi in questo quadro.  Ancora, il pm rileva che in ogni caso Ferraresi, qualora fosse stata assunta, non sarebbe divenuta dipendente comunale e dunque incompatibile con la carica di consigliera, perché il servizio è a totale gestione privata e così tutta la macchinazione diverrebbe priva di un movente.

Prima di chiedere al gip Danilo Russo di archiviare il fascicolo, il pm fa però una considerazione finale che diviene rilevante nella cronaca della vicenda: “Resta il dubbio di un’iniziativa di Solaroli priva di un senso concreto, sulla base di un bando che non corrisponde a quello utilizzato da City Red Bus (la società che gestisce il trenino, ndr), inoltratogli da terzi dei quali Solaroli non ha inteso riferire l’identità […]; parimenti non si capisce il tono da sotterfugio assunto dal Solaroli nel corso della conversazione, né la portata della preghiera di mantenere il silenzio – ‘se lo sputi fuori mi brucio io’ -: fatti privi di reale spiegazione ma comunque insufficienti a ritenere dimostrato il reato per cui si procede”.

L’opposizione all’archiviazione e il caso Arquà

Proprio in questo dubbio sembrano penetrare le due memorie dell’avvocato Anselmo, la seconda delle quali prende le mosse dal caso ‘Rossella Arquà’, l’ex fedelissima di Nicola Lodi indagata per aver mandato delle lettere minatorie contro lo stesso vicesindaco (anche lei assistita dall’avvocato Anselmo)

Da quel caso nasce infatti un’intervista in cui Naomo il 13 giugno ha detto di essere andato indietro di un paio d’anni nel visionare le sue chat con la Arquà. E non sembra una cosa da poco per l’affaire trenino, perché, rileva Anselmo, “da quanto emerso dal fascicolo delle indagini, entrambi gli indagati avrebbero sostituito i propri cellulari nel settembre 2020, impedendo di svolgere i necessari accertamenti sulla provenienza del file pdf con la proposta di lavoro inoltrato alla Ferraresi”.

Un documento che peraltro non si capisce da dove arrivi, visto che non è un modello usato dalla società che gestisce il trenino e non risultano interlocuzioni tra Solaroli e i dipendenti/amministratori della società. Lo stesso consigliere ha fornito diverse ricostruzioni, facendo infine intendere poi di averlo scaricato dal web e non con il suo cellulare, ma attraverso un altro dispositivo, non si sa di chi, con il quale poi lo avrebbe mandato a se stesso per girarlo infine a Ferraresi.

Le chat tra Naomo, Solaroli e Arquà

E ancora chat. Da quelle recuperata da un vecchio telefonino dell’Arquà si può evincere “la particolare animosità degli indagati ed il loro intento di portare alle dimissioni, dalla carica di Consigliera comunale, Anna Ferraresi, smentendo ulteriormente ogni loro ricostruzione alternativa”.

Ad esempio il 12 novembre del 2019, qualche giorno prima dell’offerta di lavoro (19 novembre), ‘Naomo’ e Arquà parlano di Ferrarsi, della necessità di farle fare un passo falso e costringerla alle dimissioni come fatto con Paolo Vezzani. Il primo dice: “Io gli ho dato il benservito”.

Il giorno dopo, 13 novembre, Lodi, Arqua e Solaroli si scrivono. Lodi: “Sto martellando la Ferraresi… e non poco. Acqua in bocca”. Arquà si mostra molto felice (“falla saltare in aria”).

Due mesi esatti prima, 12 settembre, Arquà e Solaroli parlano di Ferraresi. La prima si dice schifata, il secondo la vede in prospettiva: “La inc[…]amo a sto giro”.

Il 30 settembre la conversazione è ancora tra Solaroli e Arquà, l’oggetto sono i dissidenti, soprattutto Francesca Savini e poi sempre Ferraresi. Entrambi ne hanno una pessima opinione, diciamo così, ma Solaroli sa cosa fare: “La Ferraresi la controllo come voglio. Adesso si fida. La Savini voglio farla impazzire […]”. E ancora, sempre parlando di Ferraresi: “Aspetta e vedrai. Prima o poi davanti a tutti la umilio fino alle lacrime. Ho imparato da Nicola ad aspettare il momento giusto”.

Insomma, un ricco campionario di odio che per l’avvocato Anselmo dimostra come l’interpretazione dei rapporti con la Ferraresi non sia quella descritta dal pm nella sua richiesta di archiviazione: non volevano aiutarla, non c’era uno scopo altruistico e amicale nell’offerta di lavoro. E, anzi, osserva ancora, se anche fosse vero che la stessa Ferraresi aveva in passato richiesto un aiuto per un nuovo lavoro, la proposta sarebbe ancora più grave dato che si sarebbe, in ipotesi, approfittato della sua condizione di soggezione economica per arrivare in maniera politicamente soft alle sue dimissioni da consigliera.

La palla ora è nelle mani del giudice.

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