Politica
26 Giugno 2021
L'avvocato Anselmo: “Non si rendeva conto della gravità di quello che stava facendo. Qualcuno si è approfittato di lei, era un buon soldatino”

Lettere anonime. Arquà: “Qualcuno mi ha chiesto di farlo”

Rossella Arquà
di Daniele Oppo | 3 min

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Rossella Arquà

Rossella Arquà

“Ho fatto degli errori, qualcuno mi ha chiesto di fare questi errori qua. L’idea di mandare le lettere non è stata mia”. Parla, questa volta non attraverso diffide, Rossella Arquà, l’ex braccio destro del vicesindaco Nicola Lodi, indagata per avergli inviato delle anonime lettere minatorie.

Lo fa dallo studio del suo avvocato, Fabio Anselmo – suggeritole dall’altra fuoriuscita della Lega, Anna Ferraresi – che a volte, concordando le risposte, parla per lei che ha poche parole ma che per alcune domande ha lo sguardo duro e le risposte nette. “Non lo avrei mai fatto da sola”.

Con chi, allora? Non si può sapere, almeno per la stampa, ma sia Arquà che Anselmo fanno capire a più riprese che chi di dovere, gli inquirenti, avranno in mano il materiale necessario. “Lei avrebbe voluto parlare al magistrato, c’è già una delega per l’interrogatorio”.

La ex – e poi chissà sarà davvero così vista la diffida a procedere con la surroga – consigliera comunale della Lega avrebbe voluto rimanere ancora in silenzio, ma dopo le parole del sindaco Alan Fabbri che la inquadrano come un pericolo da fermare, ha deciso di far sentire anche la sua voce: “Io non sono un pericolo, non sono una criminale come mi vogliono far passare loro”. E poi quelle frasi: “Ho fatto degli errori, qualcuno mi ha chiesto di fare questi errori qua”.

“È una situazione estremamente disagevole – commenta Anselmo -, è bersaglio di un linciaggio, addirittura si sollecita un Daspo e misure cautelari. Che scopo hanno questi messaggi?”.

Arquà si prende le sue responsabilità, ma solo per le lettere “nella sede della Lega”. Le ha fatte lei, contro ‘Naomo’, il suo padrino politico, e anche contro se stessa.

“Dalla Digos ho saputo delle minacce a Caprini, Savini e Ferraresi”. Ma di quelle non sa nulla, non c’entra nulla.

“Abbiamo interesse a che il magistrato faccia il suo lavoro – aggiunge Anselmo -. Non vediamo l’ora di rientrare in possesso del cellulare”. Perché lì ci sono le chat, “un mondo di messaggi e anche una chiave di lettura che – dice l’avvocato – fa in modo che possano essere letti in un modo o nel suo opposto”.

E ancora, ribadisce, “se mi dimetto io, si deve dimettere anche Naomo Lodi”. Perché? Non si può dire ora. Quel che si può dire, invece, è che “non è stata una mia idea, non è stato per invidia politica, non ero innamorata di Nicola Lodi”, per il quale ammette solo di aver avuto ammirazione, anzi, venerazione: “Conosco Lodi da sei anni, ci siamo conosciuti nella prima diretta al Palaspecchi. Sono andata a vedere, ci siamo presentati e sono entrata nella Lega, organizzavo le cose”. Per quella Lega ora è una reietta – “nessun messaggio dai miei ex compagni di partito” – ma dopo tutto questa vicenda anche il suo cuore sembra essersi raffreddato: “Mi sento molto tradita dalla Lega”.

“Non si rendeva conto della gravità di quello che stava facendo. Qualcuno si è approfittato di lei – chiosa il legale -. Era un buon soldatino, dopodiché è crollato il mondo”.

Fabio Anselmo

Fabio Anselmo

Capitolo dimissioni e surroga. Se Lorenzo Poltronieri, presidente del Consiglio comunale, fa capire che valuterà se agire legalmente contro lei, che lo accusa di averle ‘strappato’ le dimissioni, Arquà risponde subito, anticipando anche Anselmo: “Faccia pure”.

In ogni caso, quelle dimissioni per l’avvocato non sono valide: “È una questione tecnica, non politica. Se il segretario generale ritiene che siano regolari se ne assumerà la responsabilità. Noi impugneremo la surroga, se la faranno”. E intanto annuncia di voler interessare anche la procura generale della Corte dei Conti.

Anselmo, infine, rassicura proprio il sindaco: “La preoccupazione di Fabbri che io mi possa candidare mi diverte. Non ho proprio nessuna intenzione di farlo, io qui sono un avvocato e basta, magari ci sono altri colleghi, che stimo, che hanno anche incarichi istituzionali e mi confonde con loro”.

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