A poche ore di distanza dalla morte del 16enne Aymane Ed Dafali, un'altra tragedia colpisce i Lidi Ferraresi, dove - nel pomeriggio di domenica 15 giugno - un bambino di sei anni è morto dopo un tuffo nella piscina di un camping
Nel mare di incertezze che avvolge la Spal dopo la mancata iscrizione al campionato di Serie C, emerge un raggio di luce inatteso: il progetto SPeciALissimi, dedicato ai bambini con disabilità, ha acquisito una forza simbolica in più. Uno dei protagonisti, Fabio, ha compiuto un gesto straordinario: ha dichiarato di voler donare i propri risparmi per contribuire alla sopravvivenza del club biancazzurro
Prima di poter dare vita a un eventuale azionato popolare, oltre all'unità di tutta la tifoseria, servirà - soprattutto - avere un chiaro quadro della situazione relativamente alle modalità in cui avverrà la rinascita della nuova Spal
Ripartire da zero con la nascita di una nuova società sportiva in mano a personaggi ferraresi e con il coinvolgimento attivo dei tifosi biancazzurri tramite una sorta di azionariato popolare. È l'auspicio che arriva da Valentina Ferozzi, presidente del Centro Coordinamento Spal Clubs
Giannetto Forlani, un poeta ferrarese poco conosciuto, ma molto apprezzato dagli amanti della poesia nostrana. Morto prematuramente. Dal suo libro “Poesie e racconti”, due brevissime liriche. Molto emblematiche. La prima, (Grumbiai scùr), racconta e ci illustra con poche rime, le vecchie nonne dell’Otto/Novecento. Figure modeste, vestite prevalentemente di scuro. Erano le “arzdóre” tuttofare. Casa, lavoro in campagna, chiesa e cimitero era la loro vita. Molto diverse (fortunatamente), dalle emancipate nonne del Duemila.
L’altra, sempre attuale, pur scritta, come la prima, circa mezzo secolo fa, (L’òra dnà nùvla) è uno stimolante consiglio, nei confronti dei giovani di sorridere e considerare che la gioventù, come l’ombra d’una nuvola, passa in fretta. Ricorda la famosissima locuzione latina “Carpe diem”, (cogli il giorno o la più moderna cogli l’attimo),tratta dalle Odi del poeta latino Orazio.
Raccogliendo suoi cenni biografici, ho trovato una sua poesia in italiano. Mi è piaciuta e ve la propongo. Spero piaccia.
Giannetto Forlani nasce nel 1924 a Masi Torello in una famiglia contadina molto numerosa a struttura patriarcale. Nel 1928 il fallimento della Banca di Piccolo Credito, che annoverava tra i suoi risparmiatori anche la famiglia Forlani, rappresentò il tracollo della sua famiglia. Una delle eredità della guerra (1940-45) fu la diffusione delle malattie polmonari che videro Giannetto ricoverato nell’ospedale di Tresigallo per tubercolosi. In questo clima maturarono i suoi scritti da cui traspaiono: il suo credo politico, la sua avversione verso chi detiene nelle proprie mani i destini di tante persone, e la sua “grande voglia di vivere contrastata dalla malattia. Di questa, dà un esempio nella poesia in lingua “Minuti portanti”. Muore, non ancora sessantenne, il 15 gennaio 1982.
MINUTI PORTANTI – Ed eccomi proteso / a spulciare dai decenni / i minuti portanti; / mi presento / al dopo inesorabile / umettandomi / di verdi circostanze / e di quel maestrale / che mi biscottava il pane / lungo i filari / della mia fretta di crescere. / Da quei giorni / attingo creta malleabile / che io modello con il pollice / di questa voglia di vivere.
ach prepàra la pgnatìna difarénta quànd a séη malà,
ach tòl su i sfógh dill nòstar ràbi
e ch’magna quàśi sémpar quél ach gh’è vaηzà.
Grumbiài scur ch’sa śmòrza piàη piàη
e dòp, quànd iη gh’ è più, as par d’far tànt
par métar uη ritràt là, tacà l’mur.
Grembiuli scuri – (Da”Poesie e racconti”) – Al mattino presto si aggirano per casa/ con in mano una cuccuma, una scopa/ o una forcella per la corda del bucato./ Vecchine sempre in ascolto/ se un bimbo piange/ e capaci di badare ad una covata di pulcini. / Api casalinghe che conservano le cose da nulla,/ importanti solo quando noi le cerchiamo,/ che vanno al cimitero con due fiori o all’ospedale/ a trovare persone che abbiamo dimenticato./ Ombre leggere che camminano con passi felpati/ per paura di disturbare quelli che riposano,/ che preparano la pentolina diversa quando siamo ammalati,/ che raccolgono gli sfoghi delle nostre rabbie/ e che mangiano quasi sempre quello che rimane./ Grembiuli scuri che si spengono pian piano/ e dopo, quando non ci sono più, ci pare di far tanto/ per appendere il loro ritratto là, contro il muro.
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L’ ÒRA D’NA NÙVLA
Làvat la fàza immuśì
coη na bèla ridàda;
sćiàηca l’j’arvéd e la vlùcia
ch’at quàcia i santiér;
ślùηga vluntiéra na maη
a cl’òm ch’è cascà;
tó su tut i fiùr ch’at tróv
sul zìli dla stràda;
e mai dśmantgàr che vint ann
j’è l’òra d’na nùvla
ch’la cór spargugnànd i rimpiànt
e l’an tórna mai più.
L’ÓMBRA DI UNA NUVOLA – (Da “Poesie e racconti”) – Lavati il viso immusonito/ con una bella risata;/ strappa i rovi ed il vilucchio/ che ti coprono i sentieri;/ allunga volentieri una mano a quell’uomo che è caduto,/ raccogli tutti i fiori che trovi/ sul ciglio della strada;/ e mai dimenticare che vent’anni/ sono l’ombra di una nuvola/ che corre spargendo i rimpianti/ e non torna mai più.
1– Cuccuma per il caffè o per altro succedaneo(in tempo di guerra).
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