Attualità
1 Aprile 2021
Il presidente della fondazione Gimbe ospite di Cgil Ferrara: "Negli ultimi dieci anni sono mancati 37 miliardi alla sanità. Il grande indebolimento dell'Italia riguarda il capitale umano"

Covid. Cartabellotta: “Riaprire solo con più fragili vaccinati. Altrimenti bisogna chiudere”

di Redazione | 3 min

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(foto tratta dal profilo Facebook di Nino Cartabellotta)

di Davide Soattin

“Dagli errori abbiamo imparato poco”. Non lascia spazio a più di tante interpretazioni il realismo con cui Nino Cartabellotta ha analizzato il momento attraversato dal Paese, durante l’iniziativa pubblica online promossa da Cgil Ferrara, in cui si è toccato il tema Salute, economia e società: un equilibrio da ricostruire. Covid-19: siamo tornati al via? Come fare passi avanti e gli errori da non commettere più.

A questo proposito, riavvolgendo il nastro allo scorso marzo, quando i primi effetti del Coronavirus iniziarono a presentare il loro salatissimo conto, il presidente della fondazione Gimbe ha voluto sottolineare: “Il Servizio Sanitario Nazionale ha affrontato la pandemia con un vero e proprio indebolimento strutturale relativo al personale, ma anche alle altre strutture e tecnologie. Questa situazione è il frutto di ben dieci anni di massacro in seguito al definanziamento a cui il settore è stato sottoposto, tant’è che tra il 2010 e il 2020 sono venuti a mancare 37 miliardi di euro, di cui 25 di tagli per esigenze di finanza pubblica”.

“I professionisti sanitari – ha successivamente aggiunto – sono quelli che hanno pagato il prezzo più caro, specialmente se si parla dal punto di vista professionale, con diversi blocchi al personale, stipendi non aumentati, contratti bloccati, così come bloccate si sono ritrovate anche le scuole di specializzazione. In altre parole, il grande indebolimento dell’Italia in questi anni ha riguardato il capitale umano, che non si può sfornare in due giorni, ma bensì è un discorso relativo a una formazione continua che può anche durare diversi anni”.

Cartabellotta si è poi soffermato sulle difficoltà nell’analisi del bollettino quotidiano dell’emergenza, soprattutto per il modo in cui si è evoluta la situazione nell’ultimo periodo: “In questo momento storico si stanno creando delle false narrative perché i numeri non sono semplicissimi da leggere. C’è la sovrapposizione di curve diverse tra casi, terapie intensive, decessi e tamponi, a cui ci si aggiunge anche le diverse restrizioni e colorazioni delle regioni”.

“Non è più come la prima ondata, dove abbiamo visto una curva in discesa grazie al lockdown generale – ha proseguito -. Anzi, ora è davvero difficile analizzare e monitorare lo scenario. Del resto, l’esplosione della seconda ondata nasce da un grande errore che è stato quello di non mettere in atto misure restrittive quando ce n’era bisogno. Abbiamo fatto salire senza nessun freno i contagi e ci siamo dimenticati che questo virus, quando gli viene lasciato spazio, inizia a moltiplicarsi senza alcun controllo”.

Da qualche mese però possiamo contare sui vaccini: “Possiamo dire che la campagna vaccinale ha ingranato la marcia dopo averla inizialmente disinserita con la sospensione di AstraZeneca. Per quanto riguarda la popolazione che ha completato il suo percorso vaccinale, l’Emilia Romagna è al di sopra della media nazionale, così come succede per gli over-80 e i 70-79enni già immunizzati con le due dosi. Nonostante ciò, ci sono da segnalare delle differenze regionali davvero marcate che attraversano il Paese”.

“Oggi – ha concluso Cartabellotta nel proprio intervento – c’è chi sostiene la linea delle riaperture. A mio avviso, più acceleriamo la campagna vaccinale per le fasce fragili e più alta è la possibilità di aprire. In questo momento abbiamo due strumenti e uno va poi ad escludere l’altro. Da una parte abbiamo la copertura tramite vaccinazione delle persone fragili che è prioritaria. Altrimenti c’è da intervenire sulle restrizioni della vita quotidiana. Se non riusciamo con una, siamo costretti a fare i conti con l’altra, dato che il margine di manovra è piuttosto ristretto“.

 

 

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