Politica
17 Gennaio 2021
Secondo il critico d'arte l'ex presidente della Fondazione avrebbe opposto una “ingiustificata resistenza” e chiesto anche il testo della recita per la Giornata della memoria “in ossequio a pressioni della comunità ebraica”

Teatro. Sgarbi: “Resca su Ovadia si è messo di traverso, dimissioni inevitabili”

di Redazione | 3 min

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Vittorio Sgarbi dice che Mario Resca, il presidente (ormai ex) della Fondazione Teatro Comunale, si è “messo di traverso” per la nomina di Moni Ovadia a direttore, pretendendo d’intervenire anche sui contenuti artistici, dunque le sue dimissioni erano “inevitabili”.

Moni Ovadia dice che lui di aumenti non ne ha mai chiesti, anche perché non ha mai avuto sotto mano un accordo scritto da valutare. Però a uno come lui non si poteva chiedere un anno di prova.

Giacomo Gelmi, uno dei membri del Cda in corso di sfiducia, fa capire di essere pronto a rientrare in pista al prossimo giro di balli e con nuovi compagni.

E così, dalla parte di Mario Resca e del suo operato al Comunale sembra rimanere solo chi, per idee e impostazione, era lontano un miglio dall’ex manager di McDonald’s Italia (e una lunga lista di altre grandi aziende): la Slc-Cgil che, per bocca di Ida Mantovani, pur rimarcando le “vedute diverse”, riconosce tanti meriti alla sua gestione che in una situazione drammatica ha visto il ‘Claudio Abbado’ svolgere “attività di prestigio in ambito nazionale valorizzando tutti e tutte le persone che lavorano nel Teatro, ricercando tutte le soluzioni a garanzia del reddito dei dipendenti”.

A meno di rivoluzioni clamorose, la missione di Resca a Ferrara si è conclusa definitivamente, con anche Sgarbi, che lo ha voluto e portato in Fondazione, a voltargli le spalle: “Sono entrate in conflitto due linee culturali: una è quella del sindaco e mia, l’altra quella dell’ex presidente del Cda”, dice il presidente di Ferrara Arte intervistato dal Corriere di Bologna.

È sempre lui a dire che “Resca ha iniziato quasi subito una resistenza ingiustificata alla nomina di Ovadia”, con rilievi amministrativo-burocratici e addirittura di contenuto artistico.

Ad esempio, quello che per Resca era un contratto annuale commisurato anche alle difficoltà del Teatro, diventa nel racconto di Sgarbi un “periodo di prova” per Ovadia, non accettabile per un’artista di quel calibro, e in ogni caso, pare di capire dalle stesse parole rilasciate al Corriere dal direttore designato, non gli è mai stata nemmeno presentata formalmente dal Comune o da Sgarbi stesso: la contrattazione, con loro, è partita subito per un contratto ‘pieno’, pluriennale e molto ricco, senza dunque coinvolgere né Resca né il Cda.

C’è poi la questione artistica. Secondo Sgarbi, infatti, Resca avrebbe assecondato “una pressione che veniva dalla comunità ebraica” e chiesto a Ovadia, scrivendo all’assessore Marco Gulinelli, il testo che avrebbe recitato il 27 gennaio, per la Giornata della memoria insieme a Corrado Augias, “con specifico riferimento – riporta ancora il critico d’arte nell’intervista – a eventuali sue citazioni o opinioni personali sulla politica di Israele nei territori occupati“, scontrandosi su questo anche con Marcello Corvino, coadiutore artistico del teatro.

Per Sgarbi la frattura era diventata “insanabile”, e le dimissioni di Resca “erano inevitabili”.

Il presidente di Ferrara Arte ha anche parlato del futuro immediato: confermare Ovadia per tre anni e mezzo e provare a portare Sergio Escobar, ex direttore del Piccolo di Milano, proprio al posto di Resca, affiancandolo nel Cda con uomini di cultura di destra: Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco o Giordano Bruno Guerri.

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