Politica
11 Ottobre 2020
Sulla vicenda del 'controllo' sugli acquisti per le biblioteche rivendicato dai consiglieri comunali della Lega intervengono diversi parlamentari e pure il governo con dure condanne

Caso libri: “Siamo al controllo politico della cultura degno del Minculpop”

di Redazione | 4 min

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Del caso libri, con la ‘supervisione’ di quelli da acquistare per le biblioteche rivendicata dai consiglieri comunali della Lega e balzata agli ‘onori’ della cronaca locale e nazionale, si interessano diversi parlamentari e pure il governo. Le reazioni allibite non mancano, lo stupore e la preoccupazione nemmeno, ma soprattutto arrivano indignazione e ferme condanne senza se e senza ma.

Per la senatrice ferrarese Paola Boldrini (Pd) la richiesta del consigliere leghista Alcide Mosso di ‘controllare’ titoli dei testi pecca di “presunzione, arroganza, addirittura delirio di onnipotenza”. “Non citerò i roghi che hanno contraddistinto i secoli e il loro significato – prosegue la senatrice – che immagino farebbe sorridere il consiglieri e chi lo ha sostenuto, ma come promotrice del potere dei libri come motore di conoscenza, identità, curiosità e libertà – oltre che della legge sulla promozione della lettura approvata proprio lo scorso febbraio – mi pongo domande. Una su tutte: quale sarebbe la metrica di giudizio per valutare i libri? Il titolo, la sinossi, il contenuto, le recensioni ottenute? Chi sarebbe deputato a giudicare? Chi legge almeno cento libri all’anno, chi dieci, chi predilige i russi agli americani o gli americani ai russi? Quale il titolo di studio per ricoprire un ruolo di tale responsabilità etica?” Passando alle osservazioni dell’assessore alla Cultura, Marco Gulinelli, che per stare al centro e spegnere il ‘fuoco’ si è proposto come garante dei titoli destinati ai minori, l’assessore ha forse una formazione specifica in materia per arrogarsi questo diritto? Conosce la pedagogia? Ecco, tocca sperare che quanto avvenuto in commissione sia stata una boutade, proferita più per non conoscenza delle prassi che convinzione. Perché la parola di troppo, il gettare poi ritirare, il confondere il controllo con la libertà di pensiero, quando si svolgono ruoli istituzionali, non è concesso”.

Sul caso è intervenuto anche il sottosegretario all’Università Peppe De Cristofaro, esponente Leu, parlando di un fatto “inaudito”. “Mi segnalano che a Ferrara ci sono consiglieri comunali della Lega che sostengono apertamente la necessità di controllare preventivamente i libri che verranno acquistati per la locale biblioteca pubblica (con i soldi stanziati dal governo)”, sottolinea De Cristofaro. “Un intento sbagliato e scorretto – prosegue l’esponente di Leu – siamo al controllo politico della cultura, degno del Minculpop”. “Davvero non c’e’ limite all’ottusita’, Salvini e i suoi seguaci – conclude De Cristofaro – prima della rivoluzione liberale ne devono fare di passi in avanti…”.

Il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Luigi Giove parla di censura del libero pensiero, “in particolare quello che parla di accoglienza, parità tra i generi, antifascismo e antirazzismo”. Nulla di nuovo – aggiunge – lo ha già fatto il fascismo con il MinCulPop, che decideva quali libri mandare sugli scaffali e quali al rogo. Ma il fascismo è stato sconfitto anche per questo, e da quel momento chiunque ci ha riprovato è stato fermato. Proprio quello che dobbiamo continuare a fare, oggi come allora”.

Sempre dalla Cgil arriva anche la reazione del segretario provinciale Cristiano Zagatti: “Ho ascoltato gli interventi della commissione e mai mi era capitato di sentir dire “vorrei valutare i libri per capire se sono adeguati ai nostri cittadini, ai nostri elettori”. Con toni pacati sono riusciti a far peggio gli altri due consiglieri leghisti. Non sento proprio la nostalgia di un Minculpop in chiave cittadina. I segnali che registriamo anche nei luoghi di lavoro, tra le persone normali, mi fanno dire che faticheranno e non poco a proseguire su questa nera e fetida strada”.

All’appello mancava il segretario regionale del Pd Paolo Calvano, al quale pare fosse sfuggita l’uscita della Lega e, per questo, dichiara di essere stato “colpevolmente disattento”. “Non credo servano molti commenti – commenta in un post su Facebook – però forse vale la pena non essere “disattenti”, perché è un attimo che arrivi qualcuno a dirci quali libri dobbiamo tenere sul comodino. Buonanotte amici, ma occhi aperti perché è davvero un attimo svegliarsi meno liberi”.

La consigliera comunale Pd Ilaria Baraldi, sempre su Fb, cita l’opera prima di Pier Vittorio Tondelli “Altri libertini”, pubblicata nel 1980, sequestrata per oscenità e poi assolto dal tribunale. “Altri libertini – avverte la Baraldi – potrebbe presto sparire dalla biblioteche ferraresi grazie al solerte intervento dei consiglieri leghisti, ai quali piace un sacco, secondo la più classica tradizione dei vizi privati e pubbliche virtù, spulciare nella vita degli altri e indirizzarne i gusti”.

Fra i commenti indignati spunta poi quello dell’ex assessore alla Cultura di Ferrara, Massimo Maisto, postato sul suo profilo Facebook: “In 12 anni da assessore alla Cultura – scrive – non mi sono mai permesso di controllare quali libri, giornali e riviste venivano acquistati dai responsabili delle biblioteche, né di suggerire scelte. E non ho mai permesso che consiglieri, di minoranza o di maggioranza, interferissero nelle decisioni dei tecnici. Sia chiaro che non voglio complimenti perchè così fa la stragrande maggioranza degli amministratori, basta conoscere l’abc del fare l’amministratore. Adesso esponenti di questa maggioranza di #myferrara, rivolta sempre più a destra, pensano di poter/dover intervenire nelle decisioni di acquisto. Che vergogna per la mia città”.

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