Cronaca
7 Luglio 2020
In due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, rimangono tutti ai domiciliari. Il ragazzo che aveva in casa la maggior parte dello stupefacente ha detto di averla comprata a Bologna

La marijuana pagata 36mila euro e rivenduta a 5mila al chilo. Convalidati gli arresti dei quattro giovani

di Daniele Oppo | 2 min

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La marijuana acquistata a Bologna, in Montagnola, a 36mila euro. Poi ceduta a 5mila al chilo per essere smerciata al dettaglio.

È quanto ha raccontato al gip Vartan Giacomelli uno dei quattro giovani arrestati dalla Squadra mobile la settimana scorsa in un doppio blitz in due appartamenti di Ferrara, uno in centro e uno a San Martino, nel corso dei quali sono stati trovati in tutto 26 grammi di ecstasy e  11 chilogrammi di marijuana.

Ieri mattina (lunedì 6 luglio) si è tenuta l’udienza di convalida degli arresti e tutti e quattro rimarranno ai domiciliari.

Il doppio blitz è avvenuto nell’abitazione di una ragazza di 24 anni (difesa dall’avvocato Maria Grimaldi), trovata con l’ecstasy e 3 grammi di marijuana nascosti all’interno di un armadietto della cucina e fiutati dall’unità cinofila della polizia locale; e a San Martino, dove due giovani di 23 e 24 anni (difesi rispettivamente dagli avvocati Irene Costantino e Federico Orlandini) sono stati intercettati mentre trafficavano nei pressi dell’abitazione e si trovavano a bordo di un’auto, all’interno della quale c’era uno zainetto con dentro due sacchetti di marijuana da un chilo ciascuno. Uno di loro ha ammesso le proprie responsabilità.

L’abitazione in questione è quella dove vive il quarto arrestato, altro giovane bulgaro di 23 anni (difeso dagli avvocati Francesco Andriulli e Guido Guida), incensurato, dove sono stati trovati gli altri 9 chili circa di marijuana, conservati dentro una cassapanca. È lui che ha raccontato di aver acquistato lo stupefacente a Bologna, in Montagnola, pagandolo 36mila euro (soldi che avrebbe accumulato grazie a un precedente risarcimento danni e con i soldi di lavoretti vari e donazioni dei nonni) anche se non ha fatto nomi, né dato indicazioni specifiche su chi fosse il suo fornitore. Un racconto che non collima con il percorso che aveva descritto la Polizia, convinta invece che lo stupefacente provenga da fornitori insediati in Lombardia.

Per la cessione agli altri due non sarebbe stato pagato direttamente un compenso, ma avrebbero concordato il prezzo di 5mila euro al kg (10 in totale, dunque), forse da saldare una volta venduto al dettaglio lo stupefacente.

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