Attualità
25 Aprile 2024
Storie da 25 Aprile. La nipote Fiorella: “Per la mia famiglia è stata una tragedia che ne ha provocate altre. Mia nonna non ha mai accettato la sua morte”

Una pietra d’inciampo per Aladino Govoni, il ferrarese martire delle Fosse Ardeatine

di Marco Zavagli | 3 min

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fu un tale peso pel tuo cuore umano, che avrai sofferto, o figlio, e conosciuto tutto il dolor del mondo in quel minuto (Corrado Govoni, Aladino. Lamento su mio figlio morto)

 

Una bella storia da 25 Aprile. Ci sarà una pietra d’inciampo in ricordo di Aladino Govoni. Aladino, figlio del poeta Corrado Govoni, prima militare e poi partigiano, fu una delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine ed è stato insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Il ricordo postumo lo si deve a una iniziativa dell’Associazione di promozione sociale Amici del Municipio II di Roma (Amuse), che da anni cerca instancabile di contattare i parenti delle vittime della strage per portare una pietra di inciampo davanti alle abitazioni delle 14 persone trucidate dei nazifascisti che abitavano nel quartiere romano.

L’Associazione Arte in Memoria, che gestisce la posa di queste pietre nel territorio del Comune di Roma, chiede l’assenso dei familiari discendenti delle vittime per questa operazione. Maurizio Rocco Lazzari, consigliere di Amuse, ha contattato la nostra redazione per avere notizie della nipote di Aladino. Estense.com ha contattato la parente e l’ha messa in contatto con l’associazione.

Fiorella non ha mai conosciuto lo zio. Quando il buio piombò sopra i 36 anni di Aladino, la luce si apriva per la nipote, figlia del fratello Ariele. Mario, il terzogenito, vede due nipoti vivere ancora a Roma. “Mio zio abitava in Via di Trasone, al civico 16”, racconta Fiorella a Estense.com. Lei in quella casa ci era nata, ma dopo appena quattro mesi, quasi in concomitanza con il rastrellamento di Via Rasella, si trasferisce con i genitori a Ferrara.

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Lei Aladino non l’ha potuto conoscere, anche se ha dovuto convivere con il suo fantasma molto a lungo. “Per la mia famiglia è stata una tragedia che ne ha provocate altre. Ne abbiamo subito le conseguenze per tutte le nostre vite. Conseguenze enormi”.

Soprattutto in capo alla madre di Aladino, “che non ha mai accettato la sua morte. Dopo la scoperta che il suo corpo era tra i 335 civili e militari trucidati, al nostro indirizzo arrivavano telefonate e lettere di condoglianze. Lei rispondeva che si sbagliavano, che Aladino era vivo, che era stato deportato in Germania e che ritornerà”.

Una illusione che “la portò verso la follia, verso gli elettrochoc”. “La mia nascita allora – aggiunge la nipote – fu un deterrente verso questo declino. Quei pochi mesi in cui mi hanno avuto con loro hanno rallentato il percorso verso la disperazione dei miei nonni”.

Ora, in caso di assenso dei discendenti, la pietra d’inciampo troverà spazio di fronte al civico 16 di Via di Trasone. L’installazione delle pietre nel suolo pubblico viene effettuata soltanto una volta all’anno, in occasione della giornata della Memoria, quando giunge in Italia lo scultore tedesco, Gunter Deming, ideatore del progetto e che dal 1992 ha disseminato in tutta Europa oltre 70mila targhe di ottone in ricordo delle vittime del nazismo.

Una porterà il nome del ferrarese Aladino Govoni. “È una bella iniziativa che mi coglie di sorpresa, ma che mi fa molto piacere”.

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