Sono rimasti in otto, le altre posizioni sono state stralciate, chiuse con i riti alternativi. Ma dentro ci sono ancora i due vertici, Ferdinando Scremin, il ‘nuovo Maniero’, ex nuova Mala del Brenta, e Assunto Luigi Morabito, calabrese di Platì venuto al nord, prima a Occhibello e poi a Ferrara. Venerdì mattina sono sfilati i primi testimoni nel processo a carico della banda dello spaccio sgominata nel febbraio del 2018 a conclusione dell’operazione “Spritz” della Squadra Mobile.
A finire nella rete degli inquirenti, tra rifornitori di droga, pusher e anche consumatori, furono in tutto in 14, quasi tutti italiani a parte una donna moldava. L’accusa è quella di aver organizzato un vasto traffico di marijuana e cocaina a Ferrara, ma anche a Occhiobello e nell’hinterland milanese, negli anni tra 2012 e 2013. La Squadra Mobile, coordinata allora dal sostituto procuratore Stefano Di Benedetto, effettuò un’enorme attività d’intercettazione – 33mila conversazioni registrate su 24 utenze telefoniche – e documentò decine e decine di scambi di droga.
Oggi sotto processo, oltre a Scremin (avvocato Massimo Bissi) e Morabito (avvocato Simone Bianchi), sono rimasti Stefano Scremin, 53 anni (avvocato Alberto De Luca); Franco Candela, 46 anni (avvocato Salvatore Mirabile); Daniele Pressamariti, 31 anni (avvocato Mirable); Natalia Cazacu, unica donna e unica straniera, 37 anni (avvocato Andrea Zardi); i ferraresi Gianni e Marco Atti rispettivamente di 63 e 29 anni (difesi rispettivamente dagli avvocati Giampaolo Remondi e Andrea Ferrari).
Nell’udienza di ieri davanti al giudice Giulia Caucci sono stati sentiti il perito del Tribunale che ha trascritto le intercettazioni – e che ha chiesto altri 30 giorni di tempo per poter completare l’attività – e un ex imputato che ha già patteggiato: Nicola Dalle Molle, che insieme alla compagna era uno dei selezionati pusher al dettaglio. Ha riferito di alcuni scambi di droga, smentendo anche almeno tre cessioni che avrebbero coinvolto Morabito.
Proprio Morabito, insieme a Ferdinando Scremin, costituiva il vertice della banda che riforniva di marijuana e cocaina gli spacciatori e la città estense. I due ricevevano a loro volta la marijuana da due calabresi: Franco Candela e Daniele Pressamariti che secondo gli inquirenti rifornivano anche dei giri di droga della Romagna.
Il nome dell’operazione viene dal linguaggio in codice usato dagli imputati per concordare le cessioni di droga, chiamata “spritz”, ma anche “panettone”, “aperitivo”, “caffè”, “berretti”, “arance”, “fragole”, “bigliettini”, “depliant”.
La prossima udienza è stata fissata per il 17 aprile, quando verranno sentiti gli investigatori.
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