Claudio Furlan e Rita Di Majo (foto tratta dalla pagina Facebook)
Copparo. Avvelenato e abbandonato fino al tragico epilogo. Vito Balboni, 63 anni, ex autotrasportatore originario di Copparo ma residente da anni a Bentivoglio, nel Bolognese, ha perso la vita per mano di una coppia di amici che ha confessato l’avvelenamento ma non il delitto.
I due, Claudio Furlan e Rita Di Majo, hanno infatti ammesso di aver avvelenato una bevanda con una ventina di gocce di psicofarmaci per addormentare Balboni, allo scopo di derubarlo “ma non volevamo ucciderlo”.
La confessione è arrivata all’udienza di convalida che si è tenuta nel carcere della Dozza, dove la coppia è rinchiusa con l’accusa di morte come conseguenza di altro delitto, rapina pluriaggravata, furto e indebito utilizzo di carte di pagamento.
Dopo il fermo compiuto dai carabinieri giovedì scorso, il gip del Tribunale di Bologna Francesca Zavaglia ha convalidato l’arresto e la custodia cautelare in carcere alla Dozza per i due coniugi, il 54enne di Bologna ma residente a Budrio e una donna 49enne di origine napoletana residente a Bologna, difesi dall’avvocato Giancarlo Tunno, a due mesi dal delitto.
Il corpo di Balboni è stato rinvenuto lo scorso 6 novembre nella sua Renault Clio parcheggiata in via Cadriano, a Granarolo dell’Emilia, ma l’autopsia ha stabilito che il decesso dovrebbe risalire a giorni prima, nella notte tra l’1 e il 2 novembre. Ventiquattro ore di agonia dopo l’incontro fatale con la coppia, che lo ha abbandonato agonizzante in macchina nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre.
Le gocce di veleno, come confessato da Furlan e Di Majo, già ribattezzati “la coppia del veleno”, servivano per addormentare l'”amico” e derubarlo del bancomat, con il quale hanno compiuto undici prelievi in altrettanti sportelli tra San Lazzaro, Cadriano e Bologna, per un totale di 1900 euro.
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