Politica
10 Dicembre 2019
“Non vogliamo arrenderci alla propaganda leghista, vogliamo un Italia accogliente e che guardi al futuro”. Il gruppo ufficiale si dissocia dalla successiva piccola contestazione al leader della Lega

Sardine, una catena di libri abbraccia il Castello

di Redazione | 3 min

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Sono tantissime anche oggi le sardine in Piazza Castello. Non arrivano ai numeri del 30 novembre ma il movimento è evidentemente vivo e continua a coinvolgere persone sotto lo slogan “Ferrara si sLega, solo la cultura unisce”. “Oggi eravamo tantissimi – dice Adam Atik su Facebook – grazie a tutti i presenti”. “Eravamo molti di più dei felpati” si legge in un commento sui social e in piazza Castello potrebbero essere stati tra i mille e i duemila manifestanti. “Eravamo sicuramente – scrive un altro – molti di più di loro, ci vuol poco a riempire il portico dal Mc’Donald”.

Tutti con un libro in mano letteratura, saggi, ma anche manuali, libri di italiano per stranieri tenuti in bella vista per “rimarcare l’importanza della cultura e della conoscenza per non cadere nella propaganda”.

A farla da padrone è stata la Costituzione, in mano a tanti. Non sono mancati poi i libri di Primo Levi come “Se questo è un uomo”, o “La banalità del male” di Hanna Arendt e quelli di Giorgio Bassani.

L’iniziativa che ha spinto ogni partecipante a uscire con un libro in mano è frutto di una provocazione verso la candidata della Lega alla presidenza dell’Emilia-Romagna. Lucia Borgonzoni, infatti, in una intervista al Corriere lo scorso anno aveva candidamente affermato di non leggere un libro da tre anni.

“Siamo qui – dice un gruppo di partecipanti – perché non vogliamo arrenderci alla propaganda leghista, vogliamo un Italia accogliente e che guardi al futuro”. Le elezioni si avvicinano e molti sondaggi sono incoraggianti per gli oppositori della Lega “ma non vogliamo rischiare, dobbiamo alzare i libri, dobbiamo lottare per impedire alla Lega di vincere anche in Emilia”. “La Lega vince – dice uno dei presenti – per la sua propaganda, lo abbiamo visto anche a Ferrara, e proprio per questo dobbiamo opporci con la cultura venendo in piazza simbolicamente con un libro in mano”.

Quando scatta l’ora un gigantesco cerchio abbraccia la piazza, “un cerchio dell’abbraccio” lo chiamano perché vogliono rimarcare l’inclusione, l’accoglienza del loro gesto, non la chiusura. Piazza Castello è circondata e tutti iniziano a intonare “Bella Ciao” e poi “siamo tutti anti-fascisti” con i libri in alto e il sorriso stampato in faccia. Ci sono giovani e meno giovani che in fondo non vogliono andarsene, finito il cerchio “tutti in mezzo come sardine” e di nuovo a cantare “Bella Ciao” prima che tutto finisca.

In realtà, al rompete le righe, come già successe il 30 novembre, sono in molti quelli che rimangono a chiacchierare con i loro libri e le loro sardine in mano. Altri invece si spostano davanti al comizio che stanno tenendo Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni alla Galleria Matteotti. Gli animi sono tranquilli, i ragazzi sorridono con il libro in alto per farsi vedere, riprendono a cantare “Bella Ciao” e chiedono sarcasticamente a Salvini “che fine hanno fatto i 49 milioni?”. Non manca però anche il coro in cui si dà al leader della Lega del buffone.

Da questa seconda fase però l’organizzazione delle 6000 Sardine ‘ufficiale’ prende nettamente le distanze con un comunicato. “Cogliamo l’occasione per sottolineare che la breve contestazione che ha avuto luogo davanti al galleria in cui si teneva il comizio di Salvini (galleria piazza Trento Trieste) non è ascrivibile al flashmob di oggi in Piazza Castello – si legge sul post di Facebook -. Terminata la manifestazione, un ristretto gruppo di liberi cittadini ha deciso in autonomia di recarsi al comizio di Salvini. Rivendichiamo un approccio rispettoso della libertà di tutti di manifestare e ritrovarsi in piazza senza doversi sentire colpevole del sostegno a questo o a quel gruppo politico. Le sardine sono antifasciste, contro il sovranismo e il populismo dilagante, contro l’odio e le fake news; non lanciano insulti ma si limitano a cantare, a sorridere, a riflettere e discutere e a condividere fisicamente spazi pubblici con la propria comunità”.

 

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