Politica
16 Novembre 2019
Monica Cirinnà: “La speranza sta nel baciamano del maresciallo a Ilaria Cucchi”

Unioni civili, “in 3 anni 24mila persone felici”

di Redazione | 3 min

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Monica Cirinnà a Ferrara per fare il punto dopo tre anni sulla legge sulle unioni civili che porta il suo nome e che dice essere “solo un primo passo verso una totale parità dei diritti”. L’incontro, svoltosi nella sala Macchine del Consorzio Factory Grisù e organizzato dal neo segretario del Pd comunale Nicola Minelli, vede tre donne, Monica Cirinnà appunto, la psicologa Fulvia Signani e l’avvocato Valentina Bordonaro che modera l’incontro, sedute di fronte a una platea numerosa e con alle spalle la bandiera arcobaleno della pace.

La discussione verte sulla legge sulle unioni civili ma non mancano battute sull’attuale sindaco Alan Fabbri a cui la senatrice Cirinnà ricorda che “è il sindaco di tutti” riferendosi alla notizia riguardante la mancata concessione della sala alle Famiglie Arcobaleno. “Dopo tre anni – continua – abbiamo circa dodicimila unioni e questo vuol dire ventiquattromila persone felici che finalmente esistono per lo stato e che hanno ottenuto qui diritti che prima non gli erano riconosciuti”.

La senatrice del Pd è però consapevole delle mancanze della legge anche perché ha dovuto “riscrivere il testo quattro volte anche a causa delle presenza in quel governo di persone come Alfano”. “Oggi – incalza – la prospettiva è complicata, veniamo da un anno di governo che io chiamo giallo-nero ma noi dobbiamo ripartire dai nostri circoli che devono essere aperti per riabbracciare quelle persone pervase da solitudine che hanno ottenuto solo risposte di pancia”.

Poco prima di questo passaggio si era infatti soffermata sulle persone sole intendendo solitudine come periferia. “Esistono – dice – tante periferie, quelle delle città ma anche quelle economiche e quelle della mente, noi dobbiamo essere un luogo di inclusione, ascolto e vera solidarietà”. “L’Italia potrà diventare un paese civile sono quando ci sarà il pieno riconoscimento delle persone, quando una figlia o un figlio potrà parlare dei propri orientamenti in totale serenità all’interno del luogo più intimo, la famiglia. Ancora oggi continuano ad arrivarmi email di ragazze e ragazzi che mi raccontano le difficoltà di parlare in famiglia del proprio orientamento sessuale”. “Forse – aggiunge – se esistesse veramente una lobby gay l’Italia sarebbe un paese migliore”.

Le fa eco l’intervento di Fulvia Signani, docente universitaria e dirigente dell’AUSL di Ferrara quando ricorda l’importanza di parlare anche all’interno degli ambienti scientifici e accademici di cittadinanza sessuale e medicina di genere.“Una ragazza – esemplifica – per anni con lo stesso medico di base ogni volta che andava per un controllo questo le diceva che aveva bisogno di trovarsi un compagno. Dopo molti incontri questa si stanca e confessa il suo essere lesbica. La risposta del medico è stata ‘vabbè ti curo lo stesso’”. “Ecco – conclude – questo è il motivo dell’importanza della medicina di genere, evitare che si ripetano situazioni come questa”. Inoltre il 6 e 7 dicembre proprio a Ferrara si terrà un workshop sulla medicina di genere, sullo stato delle cose e sui suoi sviluppi.

La conclusione è dedicata, su specifica domanda di Valentina Bordonaro, alla speranza che secondo Monica Cirinnà c’è “nel baciamano del maresciallo dei carabinieri a Ilaria Cucchi, nelle forze dell’ordine che non stanno tutte con ‘Il felpa’ e soprattutto in ognuno di noi che un seme alla volta, come le formiche, possiamo riuscire ad ammucchiare una montagna”.

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