Politica
28 Ottobre 2019
Dal Pd l’unica voce, critica, di Andrea Marchi: “Zingaretti non è interlocutore alternativo e autorevole”

Dopo l’Umbria ora l’Emilia. La destra esulta per la vittoria

di Redazione | 4 min

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“Per una città che sappia guardare lontano”, questo lo slogan della lista civica Ferrara Futura del candidato sindaco Daniele Botti, che spicca in mezzo alle bancarelle di cibo della tradizione ferrarese in un fucsia sgargiante. A raccogliere le firme e spiegare ai passanti il programma elettorale i candidati della lista e Botti in compagnia del deputato di Italia Viva Luigi Marattin

Occorre un sindaco che lavori per il futuro di questa città

I Civici intervengono su una città che invecchia e con i giovani troppo spesso costretti a emigrare. "Lo stesso 'Patto per il lavoro e per il clima - Focus Ferrara' sottoscritto nel 2021 dalle istituzioni e parti sociali ferraresi riconosce la crisi demografica, insieme all’emergenza climatica, come il principale problema da affrontare e individua gli interventi per affrontarla, ma è rimasto lettera morta"

L’exploit dell’Umbria galvanizza la destra anche a Ferrara, dove si guarda già a gennaio, quando ci saranno le elezioni regionali in Emilia-Romagna.

Per il sindaco Alan Fabbri la vittoria di Donatella Tesei, che ha staccato di 20 punti (57,5% contro il 37,5%) lo sfidante Vincenzo Bianconi, sostenuto da Pd e M5S, “porta con sé due dati importanti: un’alta affluenza alle urne che ristabilisce un patto di fiducia con i cittadini, ed un bel risultato del centrodestra in una Regione che da sempre era considerata un fortino della sinistra”.

Fabbri si dice “molto sorpreso e deluso delle parole del presidente del Consiglio che paragonava una Regione ad una provincia pugliese e quindi non influente per gli equilibri di Palazzo”. E invece secondo Fabbri “l’Umbria è molto più di una provincia: è storia, cultura e identità. E i cittadini umbri, con una matita in mano, ieri lo hanno dimostrato pacificamente e democraticamente”.

Sempre sul fronte Lega è Marco Petazzoni che legge nelle urne del centro Italia “un segnale inequivocabile: il paese reale vince contro il palazzo”. Il consigliere regionale invita quindi “i ferraresi che sognano un’Emilia-Romagna libera a segnare sul calendario la data delle prossime elezioni regionali del 26 gennaio. Fra novanta giorni, infatti, arriverà anche per noi il momento di far sentire la nostra voce per scegliere una presidentessa che agirà  ponendo al centro dell’agenda politica i cittadini Emiliano Romagnoli: Lucia Borgonzoni”.

“In Umbria i cittadini hanno sconfitto la politica degli inciuci di palazzo – aggiungono i parlamentari ferraresi della Lega Emanuele Cestari e Maura Tomasi -. Siamo orgogliosi di questo risultato storico, che ci riempie di ulteriore motivazione nell’affrontare la sfida delle Regionali in Emilia-Romagna. Il 26 gennaio anche la nostra Regione avrà un’occasione d’oro per far vincere la democrazia e voltare pagina dopo decenni di governi di sinistra. Dove è data la possibilità di votare è inequivocabile l’affetto e il consenso per la Lega. Ora siamo pronti alla sfida dell’Emilia-Romagna. Il Pd, spaventato, pensa a rincorrere i Cinque Stelle per l’alleanza delle poltrone, noi pensiamo a programmi e progetti per gli emiliano romagnoli. La sfida per la Regione la costruiremo col contributo di tutti e con l’ascolto di cittadini, categorie, amministratori e di chiunque vorrà partecipare al nostro progetto per il bene e lo sviluppo dei nostri territori”.

Per Fratelli d’Italia si tratta di una “liberazione”: “era evidente – commenta il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Mauro Malaguti – che l’alleanza per le ‘poltrone’ non avrebbe pagato, ma i numeri della sconfitta sono impietosi. I giacobini a 5Stelle sono finiti sul patibolo insieme ai loro vecchi nemici, proprio nella rappresentazione della loro stessa parodia rivoluzionaria. Perché certi ‘giochi’ funzionano solo dentro il ‘Palazzo’ ma quando si esce sulle strade, tra la gente, ci si accorge che gli italiani non hanno più tempo ne voglia di giocare, chiedono serietà e coerenza”.

Proprio per questo, secondo Malaguti, il partito di Giorgia Meloni, superando anche i pentastellati, “è adesso in doppia cifra il terzo partito a livello nazionale. Ora tocca all’Emilia-Romagna, dove i 5Stelle possono scegliere se imitare l’esempio umbro, alleandosi a quel Pd che hanno definito partito di Bibbiano, o tentare di recuperare quella credibilità persa proprio nei giochi di Palazzo”.

Sempre da FdI arriva la voce dell’assessore Alessandro Balboni: “Dopo 50 anni l’Umbria svolta a destra e Fratelli d’Italia supera il 10%. Gli elettori non hanno premiato quella coalizione innaturale tra Pd e M5S, chiaramente volta esclusivamente a mantenere lo status quo e priva di qualsiasi prospettiva politica. Il 26 gennaio si voterà anche in Emilia Romagna, speriamo di svegliarci il 27 con le stesse emozioni di oggi”.

Laconico infine Matteo Fornasini, Forza Italia: “Il centro-destra trionfa nelle elezioni regionale dell’Umbria! Ed ora tocca alla nostra Emilia Romagna”.

Sull’altra sponda, invece, tutto tace. Del Pd l’unico a parlare – anzi, scrivere su Facebook – è l’ex sindaco di Ostellato Andrea Marchi, che di recente si era reso disponibile a guidare il partito a livello provinciale, ipotesi bocciata dal nuovo corso zingarettiano. “Leggo il comunicato rilasciato dal segretario Zingaretti sulla sconfitta umbra – introduce Marchi -. Lo leggo due volte, per stringatezza e contenuti immagino sia un fake. No, è proprio Zingaretti che parla, ci assicura anzi che rifletteremo. Rifletti pur, diremmo a Ferrara, cosa non si sa, visti i risultati”.

Ma uno spunto Marchi lo vuole offrire al suo segretario: “Salvini ha girato l’Umbria casa per casa e lui, Zingaretti, teatri e fatto belle foto con amici sempre con il sorriso. Dettagli”.

L’accusa di Marchi non finisce qui: “il comunicato ha un pezzo forte, che da un lato esprime quasi tenerezza, povero segretario, dall’altro dimostra che riflettere non serve perché ancora una volta non si è capito nulla. «Contrasteremo la deriva». Ah Nicola, non c è nessuna deriva, i cittadini non ti votano solo per moda o vento, semplicemente non sei interlocutore alternativo e autorevole, altro che deriva. Siamo messi così. Male. Malissimo. Peggio”.

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