Spal
24 Ottobre 2019
Il messaggio: “Aprite gli occhi, perché quando avranno finito con gli ultras inizieranno con qualcos’altro”

Indagati tifosi dopo Spal-Parma. La Ovest: “Non staremo più in silenzio”

di Redazione | 4 min

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Un processo, anzi un’indagine sulle intenzioni. Così la Curva Ovest in un comunicato bolla le indagini partite nei confronti di alcuni tifosi dopo la gara Spal-Parma dello scorso 5 ottobre.

Gli episodi contestati sarebbero avvenuti prima dell’inizio della partita. Anzi, non avvenuti secondo la Curva Ovest.

“Siamo stati avvisati dell’avvio di indagini – si legge nel comunicato – ai danni di molti nostri ragazzi per aver impedito, con la loro sola presenza (perché non c’è stato nessun tipo di contatto), che i parmensi raggiungessero l’incrocio tra Viale Cavour e Via IV Novembre. Dove avrebbero incontrato centinaia di normali tifosi con i nostri colori in bella vista. Le nostre famiglie. Anziani. Donne. Bambini. Lasciamo immaginare a voi cosa sarebbe potuto succedere”.

Questo l’antefatto. Ora la Curva Ovest promette di cambiare strategia: “La rete ci offre l’occasione di interrompere il monopolio assoluto sulla comunicazione in tema di sicurezza negli stadi, e noi intendiamo sfruttarla. Il mondo degli ultras ormai ha fin troppo chiari i meccanismi dell’impianto pregiudiziale costituito, ma è la gente comune che dobbiamo raggiungere adesso”.

Obiettivo è raggiungere l’opinione pubblica, che “va messa al corrente di ciò che sta accadendo. Senza condizionamenti, senza strumentalizzazioni. Intendiamo dare ad ognuno la possibilità di giudicare i fatti in piena autonomia, perché di questo sommerso etico che raggiunge profondità clamorose non se ne sa ancora abbastanza”.
Le basi di quella che viene definita “una crociata (perché di questo ormai si tratta)”, è paradossalmente “una totale ammissione di colpevolezza per ciò di cui siamo davvero colpevoli. Nessuno chiede l’immunità su nulla, nessuno l’ha chiesta mai. Vogliamo pagare, se sbagliamo. Vogliamo essere giudicati, ed eventualmente puniti per le nostre mancanze. Ma vogliamo esserlo sulla base del principio costituzionale di uguaglianza. Il diritto alla difesa non può essere precluso. Non ci può essere pena senza che il reato venga accertato”.

Così invece non è accaduto in passato secondo il tifo organizzato estense, a cominciare dalla misura del Daspo (“un provvedimento amministrativo che viaggia indipendente rispetto al penale”) per arrivare al recente decreto sicurezza, che “conferisce a un solo individuo il potere di restringere a piacimento la libertà personale di chiunque. Di selezionare. E di farlo nella più totale autonomia, sotto il magico vessillo della sicurezza. Stiamo parlando di diritti primari della persona, che vengono violati nell’ambito circoscritto dello stadio, creando un’inconfutabile e inaccettabile forma di discriminazione”.

Ecco perché la Curva parla di discriminazione: “Siamo diventati un esperimento sociale, ghettizzato, allontanato dall’opinione pubblica grazie ad abili distorsioni e omesse verità. Fingere di non vedere è una colpevolezza di cui nessuno dovrebbe macchiarsi”.

Ma non è tutto, perché “la legge italiana non prevede la punibilità delle intenzioni. Sembra perfino idiota doverlo sottolineare, di fronte a reati minori. Ma è un principio talmente garantito che perfino di fronte a potenziali minacce di morte non è possibile muoversi legalmente “come se”. Invece allo stadio non è così. Chi vi accusa non deve più neppure preoccuparsi di imputarvi un’azione concreta, gli basta presumere che intendiate commetterla. Ed ecco che anche laddove l’eventuale penale si risolverebbe con una totale assoluzione in sede di giudizio, l’amministrativo che parte in automatico verrà comunque comminato e scontato. Magari anche pluriennale, in caso di recidiva. Magari con firma”.

“Le affronteremo ancora una volta queste indagini – prosegue la Ovest -, come abbiamo fatto con tutte le altre. Sconteremo ingiuste e assurde diffide se arriveranno, le ennesime. Ma quello che vi promettiamo è che il silenzio non avvolgerà più tutto questo. Tutti devono sapere, tutti devono giudicare, con gli elementi a disposizione. Così come dovrebbero giudicare le mancanze a 360 gradi. Tipo ritrovarsi gruppi da cinquanta o più tifosi avversari in giro per la città privi di scorta, nonostante sistemi di sicurezza che, lato nostro, rasentano la scansione della retina. Nell’ultimo anno i bergamaschi, i romani, i parmensi, solo per citarne alcuni. Con conseguenti rischi per tutti, salvo imputare eventuali disordini a chi ci si imbatte”.

“Aspettiamo dunque l’epilogo di questa vicenda – conclude il comunicato – prima di scegliere come comportarci allo stadio, ma di certo, dovesse arrivare un colpo duro come ci è stato preannunciato, per noi sarà difficile continuare a tifare come se nulla fosse. Aprite gli occhi gente, perché come è sempre successo, quando avranno finito con gli ultras inizieranno con qualcos’altro”.

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