Attualità
16 Gennaio 2019
Dopo aver vinto il bando per l'affidamento della struttura comunale, Pietro Baldini si è trovato di fronte a costi insostenibili. E l'intervento dei tecnici comunali ha peggiorato la situazione

Chiude il Tennis Club Giardino: “In Comune parlano di zona Gad, ma poi ci abbandonano”

di Ruggero Veronese | 4 min

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“In Comune c’è chi si riempie la bocca di parole sulla zona Gad e su come riqualificarla, ma quando poi c’è bisogno siamo abbandonati a noi stessi”. Parola di Pietro Baldini, gestore del Tennis Club Giardino in via Ortigara che nei giorni scorsi ha deciso di interrompere l’attività, nonostante il bando per l’affidamento della struttura comunale vinto nell’autunno del 2017.

Dopo un anno e mezzo di lavoro, Baldini è ormai pronto a gettare la spugna e da qualche giorno sta rimborsando i 24 adulti e 62 bambini che si erano iscritti ai corsi. I costi di gestione sono troppo elevati, ma soprattutto non erano in alcun modo preventivabili al momento della pubblicazione del bando. Il motivo? Una caldaia molto vecchia, che secondo Baldini avrebbe addirittura 27 anni e che il Comune non ha intenzione di sostituire. Ma che oltre a sollevare qualche perplessità sul fronte della sicurezza comporta costi e consumi insostenibili per una scuola di tennis.

Per Baldini la doccia fredda è arrivata alla fine dell’inverno scorso, quando gli recapitarono le bollette del riscaldamento. Il Tennis Club Giardino monta un pallone pressostatico, nel quale deve essere continuamente pompata aria calda all’interno per consentire la giusta pressione e temperatura. “E sa quanto ho speso l’anno scorso di riscaldamento in quattro mesi, da novembre a febbraio? 18mila euro, che è più o meno quello che spendono le strutture attrezzate con quattro campi. Noi ne abbiamo solo due e con l’attività siamo andati in perdita”.

In primavera Baldini decide quindi di correre ai ripari e chiede al Comune di sistemare la magagna, ma quello che non poteva immaginare è che la pezza sarebbe stata peggiore del buco. Invece che sostituire la caldaia, i tecnici del servizio infrastrutture hanno infatti deciso di montare quattro scaldatori elettrici all’interno del pallone, che avrebbero dovuto garantire temperature e costi sostenibili. “Mi sono fidato delle loro indicazioni – ci racconta Baldini –, e per mettere in funzione le macchine ho dovuto addirittura raddoppiare da 16 a 35 Kw la potenza delle centraline. Ma quelle stufe non servono a niente: quando fuori ci sono 5°, qua dentro il termometro segna 6°. In compenso per tenerle in funzione consumo 400 Kw al giorno, ovvero l’equivalente di circa 4.500 euro al mese. Con costi del genere non posso proseguire l’attività, e mi dispiace molto perché ci ho sempre tenuto a dare un contributo per questa zona ed ero molto contento del riscontro che abbiamo avuto”.

Baldini mostra uno dei quattro ‘scaldatori’ elettrici installati dai tecnici comunali

Secondo Baldini, i tecnici comunali potrebbero aver trascurato un dettaglio a dir poco decisivo. Quando era in funzione la vecchia caldaia – per quanto costosa e poco efficiente -, l’aria che entrava nel pallone era già calda. Ora invece in ogni istante viene pompata all’interno aria gelida e quindi l’azione delle stufe viene sostanzialmente vanificata. “Esistono anche palloni con strutture rigide, che rimangono su tutto l’anno – spiega il gestore -, dove questo problema non si presenterebbe perché non c’è bisogno di pompare continuamente dentro dell’aria. Ma questo è un pallone pressostatico: se ogni secondo entrano dei metri cubi di aria fredda, non potrà mai far caldo”.

Inutile addentrarsi in ulteriori spiegazioni tecniche: la conseguenza del tutto è che il Tennis Club Giardino si avvia verso la chiusura e nei giorni scorsi Baldini ha restituito 8mila euro ai genitori dei bambini che si erano iscritti ai corsi invernali. “E mancano ancora tutti gli adulti. Sono molto arrabbiato e amareggiato – afferma il gestore e maestro di tennis, che è anche presidente provinciale della Lega Tennis Uisp -. Il Comune invece di fare il suo dovere ci ha messo il bastone tra le ruote e creato un danno notevole. In questo anno e mezzo abbiamo cercato di dare una ripulita alla zona, cambiato le recinzioni e dato una nuova immagine a questo angolo di città, tutto a nostre spese. Sono un pensionato e non ho bisogno del tennis per vivere, ma ho davvero cercato di fare qualcosa per questa zona. Non mi spiego il comportamento del Comune, che avrebbe potuto risolvere tutto comprando una nuova caldaia, come gli spetterebbe visto che è proprietario della struttura”.

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