Fiscaglia
5 Gennaio 2019
Arturo Mantovani lascia una moglie e una giovane figlia, Migliarino ricorda il suo passato difficile quanto quello dell'amico sopravvissuto

Tragedia a Migliarino, il sindaco Mucchi: “Una vera sconfitta sociale”

di Redazione | 2 min

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L’abitazione in cui è stato rinvenuto Mantovani

di Giuseppe Malatesta

Fiscaglia. È stato un risveglio amaro quello di Migliarino, dove giovedì sera si è consumata la tragedia che ha coinvolto il 45enne Arturo Mantovani e l’amico P.C., 43enne che lo aveva accolto in casa per una serata in compagnia.

Proprio il fratello di quest’ultimo, in tarda serata, era arrivato nell’abitazione di famiglia, una modesta villetta in via Roma, rinvenendo il corpo senza vita di Mantovani e soccorrendo P.C., ancora vivo ma in stato di incoscienza e trasferito d’urgenza all’ospedale di Cona.

Le indagini in corso accerteranno i fatti. Intanto in paese è facile trovare chi dei due uomini ricorda i trascorsi difficili, tra dipendenze e percorsi di recupero assistiti dai servizi sociali. Mantovani, sposato e padre di una giovane figlia avuta da un precedente matrimonio, era ‘in carico’ e “aveva avuto a che fare con il Sert territoriale per i suoi problemi”, racconta il sindaco Sabina Mucchi. Problemi simili a quelli dell’amico, P.C., che viveva da solo dal 2015, da quando l’anziana madre si era lasciata morire nel Po di Volano.

Cordoglio e rammarico nelle sue parole, “perché in questo caso parliamo di persone seguite da una vita, forse troppo adulte per cambiare rotta e reagire, purtroppo. È un insuccesso del sistema, e resta il dispiacere di non essere riusciti ad intervenire nella maniera giusta”.

Sulle cause della morte, più di qualcuno tra chi conosceva più o meno bene Mantovani, esclude che si possa essere trattato di un suicidio. “Penso più ad un ‘imprevisto’, ad una leggerezza, e più in generale ad un triste epilogo di una situazione sociale e personale difficile” commenta Mucchi. “Spero che fatti come questo possano risvegliare quella sana paura anche nei nostri giovani: è l’unico modo per tenerli alla larga da esperienze estreme che possono mettere seriamente a rischio la loro vita”.

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