Cento
18 Novembre 2018
Più di un centinaio di persone riempie sala Zarri per incontrare Ilaria Cucchi e l'avvocato Fabio Anselmo. "Senza l'opinione pubblica non saremmo da nessuna parte, in molti ci hanno chiesto scusa"

Cento, bagno di folla per Ilaria Cucchi: “Non ci abbandonate”

di Redazione | 4 min

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“Non ci abbandonate”. Se c’è qualcosa che Ilaria Cucchi chiede al pubblico, è quel semplice appello reiterato che arriva alla fine di una serata, al palazzo del Governatore di Cento, che riempe tutta la sala Zarri con oltre un centinaio di persone che poi la circondano, letteralmente, per fotografarsi con lei. Ilaria Cucchi arriva con il suo avvocato Fabio Anselmo, che ha seguito il suo caso e tanti altri di abusi delle forze dell’ordine, invitata dalla cooperativa ‘Case del Popolo’ che ha organizzato una serie di incontri su diversi temi di carattere sociale. Racconta anche della storia sua, personalissima, e di suo fratello, ma il tema è più ampio e quindi si comincia proiettando due video sulla morte di Riccardo Magherini a Firenze il giorno dopo l’arrivo della sentenza della Cassazione che ha deciso come il comportamento dei carabinieri di quella sera non costituisca reato.

“C’è stato un momento in cui diveva finire tutto”, racconta poi, “era il 30 di ottobre, quando c’è stato il processo di secondo grado con le assoluzioni”. Poi però “l’Espresso pubblica una lettera, di Francesco Nicitro della questura di Bologna (in sala anche lui e che si dissociò dal comportamento dei suoi colleghi, ndr). All’epoca non lo conoscevamo ma ci ha dato una grande forza, e per questo vogliamo lancariare un messaggio positivo: non siamo contro la forze dell’ordine, ma vogliamo far risaltare la parte bella, la parte sana” delle forze dell’ordine stesse.

Anselmo invece torna sul caso Magherini, “dove c’erano 14 testimoni”, mettendo bene in chiaro che “stiamo aspettando le motivazioni della sentenza ma faremo in modo che queste non siano le ultime parole sulla sua morte. Le alternative sono due: o non c’è una rimproverabilità dell’atto o quell’intervento è legittimo nell’esercizio del dovere secondo la Cassazione. E c’è da dire che nemmeno la difesa aveva chiesto l’assoluzione senza rinvio”. Poi, invece, racconta del suo stile nella difesa processuale: “Senza di voi e i giornalisti, nel bene e nel male, non saremmo niente. Senza l’opinione pubblica non saremmo andati da nessuna parte, è assolutamente vero, ma la giustizia viene amministrata nel nome del popolo italiano, non sul popolo italiano, e la stessa Crote Europea dei Diritti dell’Uomo dice da decenniche i processi sugli abusi dell’autorità pubblica devono essere seguiti dall’occhio vigile dell’opinione pubblica”.

“Oggi viviamo in una sorta di resa al cinismo”, continua poi Anselmo, “ma se passa il concetto che la legge non è uguale per tutti siamo più deboli, perché quando non c’è il rispetto dei diritti umani siamo in pericolo: oggi a te, domani a me. È in corso una propaganda con l’uso di una paura artificiale che vuole che siano fatte deroghe a questi principi per andare a prendere i cattivi che non abbiamo ancora capito chi siano di preciso, mentre alcune derive legislative come quella sulla legittima difesa certificano il fallimento dello Stato che delega la difesa dei cittadini a loro stessi”.

Archiviato il capitolo legale e cronachistico della vicenda, delle vicende, Cucchi si lascia poi andare a un racconto un po’ più personale della sua vita in questi nove anni di battaglia con le istitutzioni: “Oggi sono una donna diversa da quella che ero nove anni fa, che si fidava talmente tanto delle istituzioni al punto di lasciare a loro la salvezza di mio fratello, che percepivo come un mio fallimento. Adesso quando giriamo per stradsa la gente ci ringrazia. Prima non lo capivo, ma la gente ha bisogno di avere una speranza e purtroppo c’è bisogno di eroi. È stato faticoso, non ero mai entrata prima in un’aula di tribunale e ho dovuto passare insieme ai miei genitori, che sono distrutti, anni a difendere la memoria di Stefano. È stato tutt’altro che pieacevole ma lo faccio per mia figlia, perché viva in un futuro migliore”.

Un ultimo passaggio si sofferma poi sugli haters, uno dei quali residente nella nostra provincia ed appena denunciato ha ricevuto il supporto di una sindacalista di polizia: “Siamo alla follia: siamo noi a fare male alle istituzioni o cose come queste?”, si chiede l’avvocato Anselmo che poi racconta come “l’associazione a un certo punto è stata invasa da email di persone che chiedevano scusa. Ci hanno commosso: ne sarebbe bastata una ma ne sono arrivate tante. È vero che gli haters fanno male ma tentano sempre di sembrare di essere più di quanti siano in realtà”.

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