Sabato 10 novembre le piazze di tutta Italia manifesteranno contro il disegno di legge Pillon, che ha come primo firmatario il ministro alla famiglia e introduce modifiche sostanziali al diritto di famiglia, in particolare per quanto riguarda separazioni tra coniugi e affidamenti dei figli.
Un testo che in queste settimane è al centro di fortissime polemiche e in particolare da parte delle associazioni per i diritti femminili, secondo cui la legge nel suo complesso renderà più difficili le separazioni anche di fronte a drammatiche dinamiche familiari (prima tra tutte la violenza domestica) e ostacolerà l’indipendenza economica del coniuge più debole.
Questioni che vengono sollevate anche dalle associazioni ferraresi (potete leggere la lista completa in fondo all’articolo) che sabato dalle ore 15.30 sfileranno in piazza Savonarola e che oggi hanno chiamato a raccolta tutti i cittadini interessati.
La ragione di tanta contrarietà è semplice: “Questo disegno di legge – afferma Liviana Zagagnoni dell’Unione Donne Italiane (Udi) – va a creare una situazione esattamente opposta a quelli che erano i suoi presupposti, perchè va contro gli interessi dei minori o del coniuge più debole”.
IL CONTENUTO DEL DDL PILLON. Per capire il motivo di questo sbilanciamento entrare un po’ nel tecnico. Il ddl Pillon infatti punta alla “bigenitorialità perfetta”, riconoscendo ai due coniugi al momento della separazione una serie di diritti e doveri esattamente speculari: ad esempio i figli divideranno il loro tempo equamente nelle abitazioni dei due genitori (e quindi avranno doppio domicilio), che a loro volta divideranno a metà le spese per il loro mantenimento (sparisce l’assegno per gli alimenti da parte del coniuge più abbiente) e che prima di portare la separazione in tribunale saranno anche obbligati a rivolgersi a mediatori familiari, di cui dovranno sostenere equamente la spesa.
Una serie di misure che ‘sulla carta’ possono apparire eque e simmetriche, ma che secondo associazioni e attivisti finiranno per rendere più difficili le separazioni, l’emersione di episodi di violenza domestica e per privilegiare nella maggior parte dei casi la parte maschile. Il ddl Pillon non sembra infatti tenere conto di quella asimmetria nei rapporti – personali ed economici – che ancora è presente nella società italiana. E pretendere che i due coniugi si dividano equamente spese di mediazione, oltre che legali, all’insorgere di una crisi familiare, può voler dire che una donna senza stipendio autonomo non sarà mai nelle condizioni di lasciare il proprio compagno. Allo stesso modo, puntare alla ‘bigenitorialità perfetta’ anche in situazioni in cui si sono verificati maltrattamenti tra le mura domestiche – con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’alienazione parentale -, può significare addirittura mettere in pericolo i minori che si dichiara di voler tutelare.
LE REAZIONI DA FERRARA. Tutti casi e situazioni che vengono descritti nel dettaglio dalle attiviste che sabato manifesteranno a Ferrara, che pur provenendo in buona parte dal mondo dell’attivismo di sinistra, spiegano che la lotta al ddl Pillon non è una questione di bandiera: “In molte città, spiega Zagagnoni – a portare avanti questa lotta sono le associazioni del mondo cattolico, perché anche loro vedono in questo ddl una norma che andrebbe contro i diritti dei coniugi e dei minori, perchè riduce i bambini a essere trattati come dei pacchi postali e i genitori a sostenere spese senza precedenti, che vanno sempre a scapito del coniuge più debole”.
“Siamo di fronte a un’idea di Stato che vuole entrare a piè pari nelle relazioni tra le persone – spiega la presidente del Centro Donna e Giustizia, Paola Castagnotto -, al punto che su questo punto si stanno muovendo anche Magistratura Democratica e le associazioni degli psicologi forensi. Considerate che sono principalmente le donne a denunciare i casi di violenza domestica, ma che allo stesso tempo metà di loro non lavorano e chi lavora ha un reddito mediamente inferiore del 14% rispetto agli uomini. Quindi visto che una donna fa più fatica a sostenere i costi di mediazione, c’è il rischio di un loro impoverimento, e una donna che si impoverisce non è più libera di fare le sue scelte. Per non parlare del fatto che si mettono a rischio tutte le donne che scappano con i figli nelle nostre case-rifugio per sfuggire ai coniugi violenti: a Ferrara solo nel 2017 sono state 227 donne, con 343 figli. Ma nel ddl Pillon c’è un articolo che vieta l’allontanamento di un coniuge senza preavviso”.
Ad aderire alla manifestazione di sabato anche gli attivisti di Arcigay e Arcilesbica, per contrastare una “visione che va a erodere diritti civili e a cristallizzare i rapporti di potere, invece che facilitare l’equiparazione. Pillon è sinonimo di regresso”. Ma anche esponenti politici di Partito Democratico, Sinistra Italiana e Psi, come la segretaria del Pd ferrarese Ilaria Baraldi che annuncia un ordine del giorno in consiglio comunale “per impegnare il sindaco e la giunta a sensibilizzare i nostri parlamentari per il rifiuto completo di questo ddl, che fa parte di un disegno politico e culturale contrario alla tutela delle donne e all’autodeterminazione femminile”.
Le associazioni, enti e partiti che parteciperanno alla manifestazione di sabato saranno: Udi, Cdg, Cgil, Arcilesbica, Arcigay, Cam, Arci, Uil, Pd, Psi, Cittadini del Mondo, Agedo, Auser, Si, Mdp e Cdd.
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