Scandalo donazioni Covid. Richetti: “E’ inaccettabile, serve trasparenza”
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di Martin Miraglia
Poggio Renatico. “Oggi chiudiamo, grazie per la non proficua collaborazione. Per questo, ora queste quindici persone sono di vostra pertinenza. Ne trarremo le conseguenze dal punto di vista legale e personale”. Così Paolo Nazareno Fortuna, vicepresidente dell’associazione ‘Tre sorelle’ che a Poggio Renatico gestisce tre case famiglia sotto lo stesso ‘tetto associativo’ nella stesso stabile di via Cantone, ha ottemperato al decreto di chiusura entro sette giorni emanato dal Comune dietro parere vincolante dell’Asl.
E lo ha fatto con un blitz avvenuto nella mezza mattinata in municipio all’interno del quale ha portato i suoi 15 ospiti insieme ai loro parenti per mostrare pubblicamente le sue rimostranze sulla vicenda e ottenendo un confronto diretto con il sindaco Daniele Garuti, l’assessore ai servizi sociali Piergiorgio Brunello e il dirigente comunale responsabile del procedimento.
La giornata era in realtà cominciata nella prima mattinata, quando i responsabili della struttura hanno convocato la stampa per esporre le proprie ragioni prima del trasferimento degli ospiti. “Abbiamo un’esperienza quinquennale e a Ferrara abbiamo una collaborazione eccezionale. Qui abbiamo aperto l’anno scorso tre strutture e abbiamo ricevuto come prassi a febbraio una visita dell’Asl e una dei Nas — il nucleo antisofisticazione dei Carabinieri, ndr — che ci hanno chiesto alcune modifiche che abbiamo implementato fino a quando lo scorso lunedì è arrivato il decreto del Comune che imponeva la chiusura. Lo consideriamo illegittimo e lo contesteremo nelle sedi opportune con il nostro avvocato, e irragionevole per il termine di sette giorni per trovare un’altra sistemazione per 15 ospiti”, spiega sempre Fortuna che poi racconta di come il comitato dell’Asl abbia deciso la chiusura durante una riunione avvenuta ad agosto nonostante l’ammissione che per gli ospiti non sussistano pericoli “ma ci configurino come una struttura unica”.
“Eppure”, continua incontenibile Fortuna, “siamo l’unica casa famiglie con le cartelle cliniche e due dottori, un’altissima fidelizzazione, che si basa sul volontariato vero senza rimborsi spese come con le ambulanze e che ha uno dei tassi più bassi in regione di rivolgimento alla guardia medica o al 118. Qui al posto del turn-over c’è la lista d’attesa”.
Tutt’intorno nelle premesse della struttura sono i parenti a dare voce alle loro ansie: c’è chi non vuole spostare i propri congiunti per via della qualità delle strutture, chi non ha altre sistemazioni a portata di mano e chi teme anche per i lavoratori della struttura.
La protesta si sposta poi intorno alle dieci in municipio. Lì, i gestori della struttura e gli ospiti ripetono le loro perplessità e, nella bagarre che si viene a più riprese a creare, lamentano anche come in realtà la struttura — alla quale era stato consigliato di chiudere e riaprire per adeguarsi alle normative regionali — abbia risposto alle richieste dell’Asl eseguendo i lavori richiesti ma di non essere stati soggetti a una seconda ispezione che potesse verificarli.
“Lo svolgimento e l’attività della struttura sono regolate da leggi regionali e sottoposte alla verifica dell’Asl”, ha spiegato poi davanti alla platea creatasi nella comunale il primo cittadino Daniele Garuti, “e noi stiamo seguendo questa pratica da sei mesi. Questa struttura sarebbe dovuta chiudere il cinque aprile, e se siamo arrivati a settembre è grazie a un’azione positiva dell’amministrazione ma il provvedimento non era più prorogabile. La struttura è bellissima, un gioiello, ma deve rispondere ai requisiti di legge. Ci sono disposizioni che impongono che le case famiglia siano composte da case famiglia di sei unità abitative autonome. L’Asl ha fatto gli accertamenti e ha presentato una lista di adempimenti che per loro non sono stati completati secondo le certificazioni”.
La parola ora ripassa all’Asl, con il primo cittadino che si è impegnato a contattare l’autorità sanitaria per capire meglio le ragioni del provvedimento e per cercare di trovare una via di mezzo vista comunque l’ottemperanza, confermata dall’azienda, alle prescrizioni che le erano state presentate nei mesi scorsi.
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