(archivio)
Li leggerà a uno a uno, giorno e notte, snocciolandoli come granelli di un triste rosario, i nomi delle trentamila persone che dal 1993 a oggi sono morte tentando di arrivare in Europa. Gipi – nome d’arte Gian Alfonso Pacinotti, illustratore, fumettista, regista – scaglierà quei nomi contro le coscienze di tutti, come sassi, durante i tre giorni del Festival di Internazionale, in programma a Ferrara dal 5 al 7 ottobre.
Ad anticipare l’iniziativa è Giovanni De Mauro nella rubrica uscita il 31 agosto nel numero 1271 di Internazionale, dedicata proprio al Festival e al suo filo conduttore: la sveglia, quella che “non suonerà per Gipi”, visto il suo impegno, ma che invece suonerà per tutti gli altri, per aprire gli occhi sul movimento femminista con Marta Dillon, giornalista argentina fondatrice di Ni una menos; Ida Dominijanni, giornalista e filosofa italiana; Marta Lempart, femminista polacca; Laurie Penny, giornalista britannica; Katha Pollitt, giornalista statunitense; Rafia Zakaria, scrittrice pachistana.
“La sveglia contro il razzismo – anticipa ancora De Mauro – suonerà con Pape Diaw, attivista italo-senegalese; Gad Lerner, giornalista italiano; Aboubakar Soumahoro, sindacalista italo-ivoriano. La sveglia contro i nazionalismi suonerà con Rana Dasgupta, scrittore britannico; Slavenka Drakulić, giornalista croata; Martin Pollack, saggista austriaco; Ulrike Guérot, politologa tedesca”.
E poi “altri scrittori e scrittrici di tutto il mondo suoneranno la sveglia: Zadie Smith dialogando con Hanif Kureishi, Jhumpa Lahiri con Domenico Starnone, Daria Bignardi con Hanne Ørstavik, Helena Janeczek con Igiaba Scego. E lo faranno, insieme alla scrittrice Suad Amiry, quattro autori del numero di Internazionale sulla letteratura palestinese uscito alla fine dell’anno scorso: Atef Abu Seyf, Selma Dabbagh, Elias Sanbar e la fotografa Rula Halawani”.
Il logo simbolo dell’edizione 2018 del Festival è stato disegnato da Anna Keen: un mondo dai capelli lunghi, gli stivali rossi “che balla con una sveglia che suona, perché il tempo è scaduto”.
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