Attualità
31 Maggio 2018
Il punto della ricostruzione in Arcivescovado. Per Ponte Rodoni una chiesa costruita dalla comunità

Terremoto, cento chiese ancora da riaprire

di Redazione | 3 min

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“E’ importante ricordare quella data di 6 anni fa ed un cammino di ricostruzione avviato ma che deve accelerare i suoi tempi. Non guardiamo indietro ma avanti, verso un percorso di valorizzazione e un ricordo che deve diventare un progetto riprendendo in mano il possesso del nostro patrimonio”. Sono queste le parole ed il monito lanciato dal vescovo Perego per ricordare il terremoto che colpì l’Emilia 6 anni fa durante l’incontro alla sala del Sinodo del palazzo Arcivescovile.

Un momento che è servito da un lato per ricordare quei giorni terribili del 2012 e per rilanciare sul tema della ricostruzione, ma dall’altro anche per raccontare la rinascita della parrocchia di Ponte Rodoni, la più piccola della Diocesi estense, ricostruita attraverso la condivisione del progetto voluto dall’intera comunità.

Ad introdurre la serata è il direttore dell’ufficio tecnico diocesano don Stefano Zanella: “Quello che abbiamo vissuto rivive ancora oggi nella difficoltà della ricostruzione. Il ricordo nonostante tutto è pieno di speranza e abbiamo voluto questa serata non solo per parlare di numeri ma per analizzare i passi avanti fatti in un cammino appunto fatto di speranza e crescita”.

La parola passa quindi a monsignor Perego: “Quando lavoravo per la Caritas ho assistito a 5 terremoti, il primo del ’96 in Umbria e nelle Marche con tanti morti. Fatico ancora oggi a togliermi dagli occhi quello di San Giuliano di Puglia in Molise del 2002 e i tanti bambini estratti dalla loro scuola elementare. Qua in Emilia per fortuna il terremoto ha colpito soprattutto gli edifici e meno le persone”.

Ad essere colpiti sono stati però anche tanti edifici ecclesiastici come racconta il vescovo ferrarese: “Il terremoto ha segnato particolarmente il patrimonio ecclesiastico del territorio: sono 224 gli edifici lesionati, circa il 40% del totale. Le chiese danneggiate sono 109, il 52% di quelle presenti sul territorio, ed appena il 20% hanno visto la loro riapertura”.

Monsignor Perego sottolinea inoltre “l’importanza di questo patrimonio per lo sviluppo del territorio in un momento come questo”, prima di lasciare il microfono all’architetto Antonino Persi che assieme al figlio ha progettato la nuova chiesa parrocchiale di Ponte Rodoni (che don Stefano Zanella dichiara “aver rispettato il budget regionali che era di 320mila euro”).

“Quello che voglio raccontare questa sera è la condivisione di un sogno perché era il desiderio di una vita progettare e costruire una chiesa” spiega Persi, ricordando di essere “partito la mattina presto per visionare il luogo” ed essersi “trovato in difficoltà appena arrivato sul posto, ma lì è nata l’ispirazione con don Stefano”.

È così che il progetto della chiesa della frazione di Bondeno (di cui in sala c’è una parte della comunità) ha visto la luce: “L’altare dopo la messa delle 11 diventava la scrivania della comunità – chiosa l’architetto -. Erano i residenti che disegnavano la propria chiesa e tra queste Martina una bambina che all’epoca aveva 7 anni. L’obiettivo era condividere la vita che i parrocchiani svolgevano”.

Secondo Persi “non è stato facile ma il legame di tutto è stata la comunità. Il compito dell’architetto è quello di ascoltare ed in quella circostanza l’ascolto dei residenti è stato molto profondo. Possiamo dire che il progetto della chiesa di Ponte Rodoni ha il profumo del luogo che ricorda quello della nostra giovinezza in famiglia”. Ma non solo: “Anche gli arredi interni sono stati condivisi e al posto delle panche classiche abbiamo posti singoli perché è giusto che Dio lo incontriamo da soli – conclude l’architetto di San Pietro in Casale -. Ponte Rodoni non ha un teatro ma la chiesa oggi può raccogliere anche la vita della società civile ed ospitare ad esempio opere di arte contemporanea”.

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