Politica
22 Marzo 2018
Attacchi pesantissimi ai negozietti gestiti da stranieri del centro dal segretario comunale della Lega

Naomo contro le rivendite multietniche: “Insalubri e coperture per il riciclaggio”

di Redazione | 4 min

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“Da un po’ di settimane arrivano segnalazioni sui negozi multietnici, molti commercianti ci hanno chiesto un aiuto”. È cominciata così l’ultima ‘crociata’ del segretario comunale della Lega Nicola Lodi che prende di mira questa volta i negozietti del centro gestiti in larga parte da cittadini pachistani, indiani e bengalesi.

In una conferenza stampa tenutasi nella sede del Carroccio, ‘Naomo’ lancia accuse pesantissime contro le rivendite multietniche, in parte supportate da alcune fotografie che mostra da un raccoglitore e frutto di un “curiosare un po’ in tutti i negozi”, definite “insalubri” e “coperture per il riciclaggio” lanciando poi un appello all’amministrazione comunale perché intervenga e, certo come si dice che la sua denuncia cadrà nel vuoto, alle associazioni di categoria per costituire un tavolo “per affrontare questo problema serio”.

“A Ferrara sono tantissimi, abbiamo fatto un accesso agli atti per sapere quanti”, incalza il segretario del Carroccio che poi contesta ‘diversi punti’. “Come mai questi negozi espongono alimentari per terra, sulle strade, dove passano anche i cani? In tutti i negozi c’è questa frutta esposta. I nostri negozi artigianali hanno una diversa esposizione della frutta e della verdura: siamo più bravi o ci sono norme diverse? Questo è uno dei primi dubbi, le regole non sono uguali per tutti”, è la sua prima contestazione.

“Inoltre”, aggiunge, “quasi tutti i negozi non hanno i sanitari, non hanno l’acqua. Per quale motivo queste attività hanno locali insalubri, con frutta a terra, sono sporche e maleodoranti? Vicino al bar Satellite, in un negozio chiuso di recente, prendevano l’acqua alla fontanina e lavavano la frutta sul marciapiede”. Per questo “dobbiamo verificare chi lavora all’interno e se ha fatto tutti i corsi per la vendita di alimentari all’Asl. Non sappiamo nemmeno chi sia il titolare di questi esercizi, chi controlla questa gente”. Per non parlare della merce “di quinta categoria, che non si sa da dove proviene, c’è un grosso business con un unico fornitore che parte di notte e va nei grossi mercati per distribuire la mattina merce che viene lucidata”.

La sua soluzione però, sorprendentemente, arriva proprio dal Pd, quello fiorentino: “Perché il sindaco Nardella ha messo dei paletti (intesi come metrature minime, presenza di sanitari e controlli assidui, ndr) per limitare queste aperture nel loro centro storico? È quello che come Lega avremmo fatto”. “Ritengo giusto”, aggiunge poi, “che almeno in centro storico vengano immediatamente sospese le aperture anche se siamo in libero commercio perché sono troppi. Dobbiamo come Comune invertire la rotta e favorire l’imprenditoria e i nostri negozi artigiani. Chiudono le salumerie e aprono i pachistani, non c’è assolutamente paragone. L’assessore Serra e tutta la giunta Pd si devono sedere a un tavolo e dire non ‘ce ne sono abbastanza’ ma ‘ce ne sono troppi’, e per chiudere questi negozi c’è la possibilità: le autorità — e parlo di Nas, polizia commerciale e assessore — hanno fatto dei controlli? La questura ha controllato? Entra in questi negozi?”.

Lodi chiede anche poi la verifica delle autocertificazioni al Suap: “Una volta c’era lo sportello con un operatore che controllava la veridicità delle autodichiarazioni. Perché l’amministrazione non inizia a controllarle una per una? Oggi basta barrare due crocette sul portale per avviare un’attività”.

Che il recepimento da parte dell’amministrazione non solo di una segnalazione ma anche di una proposta di soluzione all’esistenza delle rivendite multietniche sia un’impresa quantomeno ardua è comunque chiaro al segretario comunale della Lega, che per questo cerca il coinvolgimento delle associazioni di categoria a cui fa un’appello: “Cosa pensano di questa situazione? Riusciamo a sederci attorno a un tavolo ed affrontare questo problema serio? Le associazioni che patrocinano tutte le attività per quale motivo non prendono in questo momento la palla al balzo? Usciamo da questo schema e diciamo ‘queste non sono attività commerciali ma sono coperture per il riciclaggio’ perché non lavorano, incassano 20-30 euro al giorno: non ci si sta dentro, c’è qualcosa che non funziona. Bisogna entrare in questi negozi, senza regole, che vendono dal detersivo alle banane. Capisco le liberalizzazioni ma questo è depredare il territorio e condannare chi lavora bene”.

E ancora: “Di sera quando non c’è più nessuno in gira viene anche messa la merce sul marciapiede. C’è anche un omissione del pagamento del suono pubblico, ma se lo fa un italiano vengono subito i vigili e paghiamo le vetrofanie per una scritta. Stiamo arrivando come in Africa”.

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