La disfatta del Pd a Ferrara, in regione e in Italia si può riassumere in due parole: sicurezza e immigrazione. Ma non solo, al punto che “le ragioni della sconfitta elettorale e le nostre responsabilità dirette e indirette sono così evidenti che, l’analisi del risultato sarà breve”.
Parole di Tiziano Tagliani che, a poche ore da quella che si annuncia la direzione provinciale del partito più accesa della storia recente, invita a “rimboccarci subito le maniche per lavorare di più e meglio e per rinnovare il rapporto diretto con i cittadini, ripartendo dalla consapevolezza che ciò che è stato fatto fino ad ora non sia più sufficiente”.
Se a livello nazionale il Pd ha “pagato pesantemente la lunga coabitazione al governo con il centrodestra, purtroppo necessaria per cercare di uscire dalla crisi economica più grave del dopoguerra”, a tutti i livelli i dem hanno “tardivamente e malamente affrontato il tema di una politica dell’immigrazione che non aveva alcun progetto sul “dopo emergenza” e ha lasciato per le strade migliaia di persone costrette a vivere di espedienti, con tutto ciò che ne consegue”.
Questi due infatti sono i temi che “gli italiani hanno dimostrato di avere più a cuore: maggiore sicurezza economica e maggiore sicurezza rispetto all’immigrazione. Altre forze politiche hanno capito per tempo queste preoccupazioni e questo è bastato a premiarli. Anche se le loro ricette rimangono a mio avviso sbagliate e inefficaci”.
Il modo giusto, secondo il sindaco di Ferrara, è quello di “parlare di più e meglio con le persone di ciò che davvero hanno a cuore, anche attraverso i media, ma non rincorrendo i titoli dei giornali con discussioni interne di partito. Perché d’ora in avanti, vorrei coinvolgere l’opinione pubblica solo in contenuti veri e progetti e non in invettive di così scarsa importanza”.
Tagliani ricorda anche la liquidazione Carife “e il dramma di quelle famiglie a cui, fin da principio, il sottoscritto ha dato ascolto, ma non ancora la soluzione”. Quanto invece alla questione sicurezza, continua a sostenere che a Ferrara si sia “intervenuti in modo massiccio, in stretta collaborazione con le forze dell’ordine, ma senza riuscire a rispondere davvero alla richiesta di maggiore controllo del territorio. Perché anche se i numeri sono buoni e raccontano che i reati calano, la vita quotidiana delle persone è più importante delle statistiche”.
Non mancano ‘colpe’ esterne: “Certo non ha aiutato l’attacco pesantissimo all’immagine della città, in corso da tempo da parte di alcuni media e di chi ne approfitta per interesse personale, che seppur costruito su bufale e menzogne, ha contribuito ad alimentare il disagio reale dei cittadini”. Ma questo non toglie il fatto che “nostre sono le responsabilità. E nostro il compito e la possibilità di rispondere, prima di tutto con i fatti”.
Il sindaco non rinuncia a elencare “tutto ciò che rende viva una comunità: la scuola, l’ambiente, la mobilità e altri settori ancora su cui abbiamo lavorato tanto e con risultati tangibili, anche se spesso non li abbiamo comunicati in modo efficace”.
Un punto riguarda poi i recenti battibecchi sui media da parte di esponenti del suo partito, dovuti anche al fatto che “al suo interno c’è una democrazia vera e vivace, ma in questa era della comunicazione costantemente attiva, dobbiamo imparare a esercitarla nei modi e nei tempi giusti. Senza mostrare i denti sui giornali, ma confrontandoci negli organi di partito. E non con l’obiettivo di silenziare il dissenso, ma anzi di rendere il Partito Democratico un luogo più accogliente e veramente aperto a tutti quelli che vogliano contribuire”. Insomma, “qualcosa deve cambiare e non continuare come prima, dobbiamo rendercene conto e ognuno deve fare un passo indietro per mettere chiaramente al primo posto l’interesse della città”.
Tagliani chiude rendendo merito a queste elezioni “di risvegliare le nostre attenzioni, così come di tutte le altre forze positive che ci sono in questa città e nel nostro territorio. Il cambiamento non potrà prescindere, infatti, da un’alleanza, un ascolto e una comprensione più ampia, nella politica come nella società. Così come da una presenza diretta nelle periferie che poi, in una città delle dimensioni di Ferrara, sempre a un passo dal centro sono. E da un lavoro costante in tutti gli altri campi che rendono una città all’altezza dei propri cittadini”.
“Insomma – questa la sua conclusione – , cambiare davvero. Ma nel modo giusto, senza cedere a soluzioni solo apparenti che non sono degne della nostra città. E ripartendo dai nostri punti di forza: sistema sociale che non lascia indietro nessuno, un nuovo grande e moderno ospedale che fino a ieri veniva descritto come un relitto e che oggi assume medici ed infermieri, scuola e servizi a migliaia di bambini con un sistema educativo fra i migliori in Italia, una città sempre più bella (chiedetelo ai turisti in aumento) e culturalmente viva. Con decine di cantieri che danno lavoro. Con investimenti francesi (Berluti), americani (Tollok e Softer) e italiani (Versalis) che hanno invertito il segno della disoccupazione giovanile: da drammaticamente negativo a finalmente positivo”.
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