Eventi e cultura
12 Gennaio 2018
Sondaggio e analisi dei 'case histories' europei. I mercati di riferimento sono Germania e Francia. Maisto: "Città all'altezza della sfida"

Meis, Ferrara si adegua e studia il turismo ebraico

di Redazione | 5 min

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Aprire un nuovo museo non basta ad attrarre i turisti. È solo il primo passo di un processo più lungo che deve coinvolgere l’intera città. Ecco perché Ferrara si ‘adegua’ al Meis, analizzando il “turismo collegato alla scoperta della storia e della cultura ebraica”.

Lo studio, realizzato da Trademark Italia di Rimini in vista del taglio del nastro del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, è stato presentato giovedì pomeriggio alla Sala Estense, davanti a una folta platea di operatori privati del comparto turistico cittadino.

L’Assessorato alla Cultura ed al Turismo del Comune e Ferrara Arte considerano essenziale studiare il mercato della domanda e dell’offerta collegate alla storia e alla cultura ebraica e disporre così di informazioni e conoscenze utili al sistema turistico e commerciale ferrarese per rispondere al meglio ai nuovi bisogni espressi da questo segmento turistico.

“L’apertura del Meis – ha esordito il vicesindaco Massimo Maisto – rappresenta una novità senza paragoni nella politica culturale e turistica di Ferrara degli ultimi dieci anni. L’intero sistema, culturale e turistico che gravita attorno al Meis sarà oggetto di un investimento immateriale e materiale che si svilupperà negli anni a venire“.

“La forza del progetto “Ferrara città d’arte e di cultura” è sempre stata quella di puntare sulla qualità delle proposte, accompagnandola ad un continuo lavoro di miglioramento della qualità dell’accoglienza di turisti e visitatori – assicura l’assessore al turismo -. Un museo, per quanto grande e culturalmente di livello, non basta da solo, l’intera città deve essere parte integrante e motore propulsore del museo. Questo progetto aspira ad essere sempre più internazionale ed è un progetto che dobbiamo sentire “nostro”. Dobbiamo concentrarci sul fare, e stiamo facendo, ma dobbiamo anche studiare per sfruttare e valorizzare al meglio questa grande occasione. L’impegno del Comune è questo: negli anni a venire ci formeremo e faremo formazione per essere tutti assieme all’altezza della sfida che ci troviamo di fronte”.

Per ottenere un quadro generale del fenomeno, lo studio ha analizzato i ‘case histories’ dei principali musei dell’ebraismo in Europa e in Italia, traendo dei dati molto significativi sui dati di flussi di visitatori e turisti, sulle provenienze, sulla stagionalità, sulla durata dei soggiorni, sulla capacità di spesa, nonché sugli interessi, sulle motivazioni e sulle esigenze specifiche dei visitatori.

Nello scenario europeo, il Meis risulta il primo esempio di museo nel nostro Paese che presenta aspetti e caratteristiche paragonabili a quelle dei principali musei europei dell’ebraismo, come lo Jüdische Museum di Berlino (1 milione di visitatori nel 2016), il Museo Ebraico di Praga (600 mila visitatori), il Museo Polin di Varsavia (350 mila visitatori), lo Joods Historisch Museum di Amsterdam (325 mila visitatori).

È stato realizzato un sondaggio su un campione di oltre 550 alberghi italiani per misurare gli effetti utili di questo turismo sull’industria dell’ospitalità di Ferrara e per descriverne le caratteristiche. Dalle risposte degli intervistati emerge come l’86% degli albergatori ferraresi coinvolti abbia già ospitato clientela ebraica in passato: i paesi di provenienza maggiormente rappresentati sono Israele (per il 67% degli alberghi), Stati Uniti (33%) ed Est Europa (Polonia e Repubblica Ceca per il 17%). Parallelamente al sondaggio sono state svolte interviste dirette ed in profondità ad alcuni operatori turistici selezionati (albergatori italiani, tour operator e intermediari di viaggi che lavorano sui mercati di Regno Unito, Stati Uniti, Francia e Israele) specializzati su questo segmento di clientela.

Ai fini dello studio era importante comprendere la propensione ai consumi culturali, la conoscenza dell’ebraismo, la notorietà della città di Ferrara e capire il grado di attrattiva che il museo gode nella percezione dei turisti, per ottenere questo quadro lo studio ha ricompreso altresì un sondaggio demoscopico nazionale su un campione di oltre 2.300 italiani.

Tra i risultati più interessanti, emerge che oltre 2 italiani su 5 (il 43%) sono già stati in passato (33%) o recentemente (10%) a Ferrara. Per quanto riguarda la prospettiva di una visita a Ferrara nel prossimo futuro, il 72% degli italiani risulta molto (26%) o abbastanza (46%) propenso a farla. Questa quota raggiunge l’82% nel Nord-Est del Paese e l’80% nel Sud Italia.

Per quanto riguarda la conoscenza della cucina kasher, 6 italiani su 10 ne hanno sentito parlare (47%) o sono in grado di distinguerla (13%). Tra questi, l’11% è già stato in un ristorante o albergo kasher recentemente (3%) o in passato (8%). Per una grande fetta di turisti ebraici, ad esclusione dei turisti ortodossi, si tratta di un servizio utile, gradito, anche se non essenziale.

I principali risultati dello studio:

I primi tre Mercati turistici di riferimento: – Italia
– Germania
– Francia
Target di clientela –       Personaggi istituzionali (cultura, politica, etc.)
–       Turismo culturale (individuale e organizzato), visitor dalla scolarizzazione medio-alta
–       Turismo studentesco (sempre intermediato)
Segmenti generazionali –       X Generation (nati tra il 1965 e il 1985)
–       Millennials (nati a cavallo del 2000)
Tipologie di alloggio preferite –       Hotel upscale (4 stelle) e midscale (3 stelle)
Stagionalità dei flussi –       Estate, in particolare luglio e agosto
Organizzazione del soggiorno –       Turismo ebraico prevalentemente intermediato-       Turismo ed escursionismo indipendente, tendenzialmente individuale
Contenuti della comunicazione –       Solidi, non di entertainment. Prevalenza di argomenti storici, artistici, architettonici, culturali in genere.
Opportunità –       Creazione di un adeguato servizio di ristorazione kasher, anche da asporto (catering)
–       Sviluppo di ospitalità di alta gamma (5 stelle e 5 stelle L)-       Riequilibrio dei flussi turistici
–       Allungamento della durata del soggiorno medio
–       Apertura di un nuovo filone di eventi collegati a storia, cultura e ebraismo
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