Politica
28 Novembre 2017
Lo vietava una stessa legge da lui sottoscritta e votata. Poi, nel giro di una settimana, spariscono gli ostacoli

Bratti ‘miracolato’: era incompatibile alla carica di direttore Ispra

di Marco Zavagli | 4 min

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D’ora in avanti l’ex deputato del Pd Alessandro Bratti dovrà accendere ogni anno un cero a Santa Chiara. L’11 di agosto – giorno dedicato alla religiosa di Assisi – per l’ex parlamentare ferrarese si è compiuto un miracolo.

Un miracolo che ha cancellato la sua incompatibilità a candidarsi per la carica di direttore generale dell’Ispra – ente nazionale che fa capo al Ministero per l’Ambiente – e gli ha permesso di essere scelto come candidato ideale per portarsi a casa uno stipendio lordo di 880mila euro, vale a dire 220mila per ognuno dei quattro anni di durata dell’incarico.

Fino al miracoloso 11 agosto, infatti, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale era off limit per i membri di camera e senato. Questo in virtù di una legge dello Stato, la 132 del 2016, voluta, sottoscritta, presentata e votata dallo stesso Bratti, come ha fatto notare il quotidiano Il Tempo.

Ma andiamo con ordine. All’Ispra la carica di direttore generale è vacante, ed è tenuta ad interim dall’ingegnere Maurizio Ferla. Il 24 luglio di quest’anno il presidente Stefano Laporta informa il cda dell’opportunità di indire una procedura pubblica per la selezione di una terna di candidati al fine di individuare il nuovo direttore generale. Già da aprile si vociferava di un possibile approdo del deputato ecodem all’ente di ricerca ambientale.

Il 2 agosto esce sul sito dell’Ispra il decreto del presidente, il numero 2, che dà avvio alla procedura di selezione tramite interpello.

Nel documento riveste particolare importanza l’articolo 5 dell’allegato A, che afferma che non possono partecipare alla selezione “coloro che, come previsto dall’art. 8 della l.n. 132/2016, ricoprano incarichi politici elettivi a livello di Unione europea, nazionale o regionale, che siano componenti della giunta regionale ecc.”. Cosa dice l’articolo 8 della legge 132 del 2016 che viene richiamato? Dice che “Il direttore generale dell’Ispra e i direttori generali delle agenzie sono nominati, secondo le procedure previste dalla legge per ciascun ente, tra soggetti di elevata professionalità e qualificata esperienza nel settore ambientale che non ricoprano incarichi politici elettivi a livello dell’Unione europea, nazionale o regionale, ecc..”. E Bratti, che era ancora a Montecitorio, rientrava perfettamente in questo divieto.

Passa una settimana e si arriva all’11 agosto da cero in chiesa. Sul sito dell’Ispra compare un avviso relativo all’interpello per l’incarico di direttore generale. Vi si legge che, in relazione al famoso all’allegato A del decreto del 4 agosto i richiami ai contenuti di cui all’art.8 del legge 132/2016 presenti all’art.3, comma 5, terzultimo punto, art.3, comma 6, lett. l) ed art. 4, comma 1, lett.l), del predetto allegato A), “non hanno effetti preclusivi alla partecipazione alla procedura selettiva, bensì costituiranno oggetto di specifica verifica al momento dell’eventuale conferimento dell’incarico, all’atto dell’accertamento dell’insussistenza di cause di inconferibilità ed incompatibilità”.

I parlamentari possono partecipare, purché si dimettano dall’incarico in caso di nomina. Scompare insomma la condizione ostativa alla candidabilità di Bratti che lo stesso Bratti aveva votato l’anno prima.

Arriviamo al 30 agosto. Il presidente Laporta emana un altro decreto, il numero 4, che sostituisce il numero 2 e aggiunge un paragrafo di due righe, dove si tiene conto di quanto pubblicato sul sito Ispra l’11 agosto: l’avviso che esclude l’incompatibilità. Il decreto è seguito anch’esso da un allegato, quasi uguale a quello del 4 agosto. “Quasi”, perché scompare ogni riferimento a cariche elettive nazionali (l’art.3, comma 5, terzultimo punto, l’art.3, comma 6, lett. l) e l’art. 4, comma 1, lett.l).

Nelle motivazioni del documento, per spiegarne la bontà giuridica, viene citata la delibera dell’Anac 1 del 2015 e la 8 del 2015. Quest’ultima chiarisce che “non sussistono nel caso in esame inconferibilità… in quanto l’articolo 6 di tale decreto non contempla la carica di parlamentare tra quelle che danno luogo a inconferibilità di incarichi amministrativi”. Ma quella delibera fa riferimento alla compatibilità tra il mandato parlamentare e lo svolgimento di cariche di natura elettiva ricoperte all’interno degli ordini professionali. Nello specifico si parlava di farmacisti.

Ormai la strada è in discesa e lo stesso 30 agosto all’Ispra perviene la manifestazione di interesse di Bratti, nella quale il deputato dichiara la propria volontà di rassegnare le dimissioni immediate dall’incarico parlamentare in caso di nomina a direttore generale dell’Ispra. E l’8 novembre ecco l’atto di nomina. Da quel momento l’ex assessore all’ambiente del Comune di Ferrara ed ex direttore di Arpa Emilia-Romagna ha 25 giorni di tempo per dimettersi.

Cosa che puntualmente avviene il 23 novembre: “Si parte per una nuova avventura”, scrive su Facebook il nuovo direttore, che dall’alto di “dieci anni indimenticabili” passati a Montecitorio si cruccia del fatto che “questi sono anni difficili per la politica e lo scenario futuro non sembra per il momento riservare uno sbocco positivo che possa cancellare la soluzione di continuità che si è venuta a determinare tra i cittadini ed i loro rappresentanti. Una profonda riflessione sarebbe necessario fare sui limiti dell’architettura democratica così come l’abbiamo conosciuta e praticata nel mondo occidentale”.

Per ora uno sbocco positivo per i prossimi quattro anni l’ha trovato. Aspettiamo la riflessione sui limiti dell’architettura democratica.

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