Attualità
28 Novembre 2017
“Emergenza sanitaria”. Dibattito per l’approvazione al senato della regolamentazione sull’uso della sostanza come diritto alla salute

Cannabis terapeutica, “il governo può aiutare i pazienti”

di Redazione | 3 min

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Che la cannabis possa avere anche effetti terapeutici è un dato riconosciuto, ma “probabilmente non abbastanza”, come riporta il medico terapista del dolore Fabrizio Pedrabissi al dibattito organizzato dalla Società della Ragione lunedì pomeriggio in municipio. Un incontro “sì informativo, ma anche fortemente politico” lo definisce Ilaria Baraldi, che spera nell’approvazione al senato della “seppur timida” messa a regime della regolamentazione nazionale sulla cannabis terapeutica, recentemente approvata alla Camera.

“Quasi tutti quando si parla di marijuana siamo abituati a pensare ai coffee shop olandesi o a Bob Marley” sdrammatizza realistico Paolo Mantovani, uno dei farmacisti recentemente multati per la segnalazione su un sito internet che nella propria farmacia è possibile trovare farmaci prodotti con cannabis terapeutica (e contravvenendo così all’articolo 84 del Dpr 309/1990, che vieta la ‘propaganda pubblicitaria’, persino indiretta).

Ad oggi sono ancora tante le cose che non si sanno sulle proprietà della cannabis, in primis “che per gli effetti terapeutici non si parla di marijuana, ma di cannabis varietà sativa – illustra Mantovani – la quale contiene più di 400 principi attivi benefici, un centinaio dei quali sono i cosiddetti cannabinoidi, tra cui per esempio il cannabigerolo (o Cbg), non psicoattivo. I farmaci prodotti con queste proprietà – prosegue Mantovani – sono capaci di ridurre le epilessie farmaco-resistenti in pazienti, anche bambini, che passano da 20-30 crisi al giorno a 2 o 3 in un mese”.

E tra i pazienti c’è Elisabetta, presente all’incontro, che vive “l’emergenza sanitaria” dovuta alla scarsa reperibilità della materia prima. “E’ come togliere l’Eutirox a chi ha problemi di tiroide – osserva Elisabetta – o un qualsiasi farmaco a una persona la cui salute dipende da esso”. Ad oggi in Italia l’unico ad avere l’autorizzazione a coltivare cannabis terapeutica e preparare le infiorescenze è lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, “per il quale il governo ha investito un milione e mezzo – fa sapere Mantovani – ma non ha saputo gestire”.

Dei 200 chili che sono stati utilizzati a scopo terapeutico lo scorso anno, infatti, “100 li abbiamo dovuti importare dall’Olanda”, dove c’è l’unica azienda abilitata alla vendita in tutto il territorio europeo. Nel frattempo lo stabilimento fiorentino deve aspettare i tempi tecnici per la crescita delle piante, e “il governo ha stabilito una quota d’importazione, per cui siamo impossibilitati ad ottenere altra materia prima”.

Oltre ad un pregiudizio si riscontra anche scarsa informazione ma soprattutto formazione del personale sanitario, secondo il dottor Pedrabissi, perché “non esiste una letteratura scientifica standardizzata e completa sull’uso di un determinato tipo di cannabis per un determinato tipo di patologie”. Al tempo stesso “nessuna azienda farmaceutica può investire fior di quattrini per un brevetto sulla cannabis, perché come tutti i prodotti naturali non è brevettabile. Il governo però – chiosa Mantovani – i pazienti li potrebbe aiutare, e potrebbe persino fare del business, dando ad altri competitors la possibilità di produrre. La possibilità c’è, la domanda anche, quello che per ora manca, è la volontà politica”.

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