Politica
19 Luglio 2017
L’intervento di Marattin. La cessione delle azioni Hera consentirebbe anche di incassare 40 milioni di euro per investimenti pubblici

Una domanda semplice per un conflitto di interessi gigantesco

di Redazione | 3 min

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Ferrara Futura per “eliminare i populismi”

“Per una città che sappia guardare lontano”, questo lo slogan della lista civica Ferrara Futura del candidato sindaco Daniele Botti, che spicca in mezzo alle bancarelle di cibo della tradizione ferrarese in un fucsia sgargiante. A raccogliere le firme e spiegare ai passanti il programma elettorale i candidati della lista e Botti in compagnia del deputato di Italia Viva Luigi Marattin

Occorre un sindaco che lavori per il futuro di questa città

I Civici intervengono su una città che invecchia e con i giovani troppo spesso costretti a emigrare. "Lo stesso 'Patto per il lavoro e per il clima - Focus Ferrara' sottoscritto nel 2021 dalle istituzioni e parti sociali ferraresi riconosce la crisi demografica, insieme all’emergenza climatica, come il principale problema da affrontare e individua gli interventi per affrontarla, ma è rimasto lettera morta"

di Luigi Marattin

Una domanda semplice. Senza polemica, giuro. Senza accuse, mezze frasi, allusioni, retropensieri. Una domanda a cui vorrei una risposta, o che possa stimolare un dibattito vero, concreto, senza tabù o pregiudizi. Perché sono in ballo i servizi pubblici, le bollette che i cittadini pagano, i servizi essenziali di cui godono. Perché far politica significa questo. Non significa masturbarsi (intellettualmente, ça va sans dire) su coalizioni larghe, posizionamenti tattici, accordi sottobanco, o progressioni di carriera.

Nei giorni scorsi Anac ha sollevato il problema della presenza in Emilia Romagna di numerosi affidamenti già scaduti da diversi anni (in alcuni casi addirittura da sei) in merito al servizio raccolta rifiuti. Affidamenti in-house rinnovati ad Hera Spa, prorogando continuamente il momento in cui verrà svolta una gara – aperta e competitiva – per individuare il gestore più efficiente, vale a dire quello in grado di svolgere il servizio al costo più basso (e quindi facendo pagare la tariffa più bassa), e con la maggior quantità di investimenti.

Il soggetto istituzionale preposto a compiere le scelte in merito alle modalità di affidamento del servizio è Atersir, composto dai sindaci dei comuni dell’Emilia Romagna (il presidente è proprio Tagliani, che da persona seria qual è svolge il compito con la stessa diligenza con cui sta svolgendo da otto anni il compito di sindaco di Ferrara).

Non vi annoio ulteriormente, e vengo alla domanda.

L’interesse dei sindaci, in quanto rappresentanti dei cittadini, è affidare il servizio (tramite affidamento in-house o con gara pubblica) al gestore più efficiente, così che i cittadini possano godere del servizio migliore possibile al costo più basso possibile.

L’interesse dei sindaci, in quanto azionisti di Hera (o di qualsivoglia azienda pubblica o pubblico-privata affidataria del servizio), è far si’ che l’azienda di cui sono soci mantenga l’affidamento il più a lungo possibile, in modo da continuare a ricevere nel proprio bilancio comunale i sostanziosi dividendi (che altro non sono che gli utili distribuiti di Hera), che spesso permettono di sostenere le spese per preziosi (o, in caso più rari, non così preziosi) servizi comunali.

La mia domanda è questa: come fanno a stare insieme questi due interessi contrapposti?

Si tratta di un conflitto d’interesse ineludibile. Non lo scopro certo io. Ero un giovane consigliere comunale quando sentii il mio sindaco, Gaetano Sateriale, affermare in aula consiliare concetti molto simili (a onor del vero però, mai niente fu fatto per risolvere questo conflitto di interessi).

Come lo possiamo risolvere?

C’è un solo modo. Dismettere uno dei due ruoli di cui sopra. E onestamente – tra garante dei servizi ad alta qualità/basso costo e azionista di una potente holding – preferisco che ad essere dismesso sia il secondo ruolo.

La cessione delle azioni Hera in capo al comune di Ferrara non permetterebbe solo di risolvere il conflitto di interessi. Consentirebbe anche di incassare qualcosa come 40 milioni di euro (che diventerebbero almeno una dozzina in più se si vendessero anche altre aziende comunali), che potrebbero essere utilizzati in un ambizioso programma di investimenti pubblici sul territorio comunale. Meglio ancora se inseriti all’interno di un programma di politica industriale di nuova generazione, quale sarebbe possibile se – come da mia proposta nell’incontro del 10 luglio col vice-ministro Morando – Ferrara venisse dichiarata “area di crisi industriale complessa”, con la contestuale opera di riqualificazione di capitale e lavoro e di investimenti pubblici statali.

Quest’ultima parte (la possibile soluzione del conflitto) non compete a me. Compete alle scelte dell’attuale e soprattutto futura amministrazione comunale. Spero tuttavia che sia comunque possibile esprimere un’opinione in merito.

Ma la domanda, quella che vi volevo fare, quella proprio si… a quella mi piacerebbe tanto avere una risposta.
Grazie.

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