Attualità
23 Maggio 2017
Un portale dell'Isco racconta “La Ferrara bombardata - I luoghi del disastro”, immagini dal 1943 al 1945

I 300 bombardamenti che distrussero Ferrara

di Redazione | 2 min

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Doppio appuntamento su pace e nonviolenza

Lunedì 29 aprile a Ferrara si svolgeranno due occasioni di approfondimento aperte a tutti i cittadini interessati: il primo, nel pomeriggio, sull’educazione alla pace e alla nonviolenza, e il secondo alla sera, sull’obiezione di coscienza e i movimenti per la pace in Israele e Palestina, in Russia Ucraina e Bielorussia, con testimonianze dirette da quei territori

Immagini evocative, coinvolgenti, per tenere a mente quello che è stato. Ritrovare com’erano le vie ferraresi durante la guerra, potendo confrontare i luoghi di oggi con quelli di ieri. È recente la pubblicazione online dell’ultimo capitolo di “Resistenza mAPPe” dedicato alla nostra città, curato da Anna Quarzi e Vito Contento con il supporto di Vanni Borghi.

Il portale è nato per non dimenticare, nel 70° anniversario della Liberazione, gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza, pensato ed elaborato dagli Istituti Storici dell’Emilia-Romagna in rete.

La Ferrara bombardata – I luoghi del disastro racconta le conseguenze delle 297 incursioni aeree dal 1943 al 1945. Di queste una trentina furono a tappeto e causarono la morte di almeno 1070 vittime ufficiali. Il primo bombardamento avvenne il 29 dicembre del ’43, il secondo il 28 gennaio del ’44.

Si moriva anche nei rifugi, come in quello di Piazza Sacrati, dove persero la vita 26 persone, mentre furono 69 le vittime nel rifugio antiaereo di Banca d’Italia. Quattro detenuti rimasero sotto le macerie nel carcere di via Piangipane, venti civili spirarono al pronto soccorso di S. Anna, nel quale erano arrivati ancora vivi.

«Abbiamo scelto luoghi emblematici sia per il valore architettonico sia per restituire la cronologia degli accadimenti – illustra Contento Una serie di chiese e palazzi sepolti, perduti. Nella gallery che ho selezionato, ho voluto recuperare alcune foto di chi abitava la città ferita per trasmetterne il senso di desolazione. Uno degli approcci del progetto è lavorare empaticamente con i ragazzi che approfondiranno a scuola. I luoghi sono testimoni muti della memoria collettiva, è vero, ma in troppi furono sopraffatti dalle bombe per non essere ricordati. L’unica documentazione all’epoca era il Corriere Padano, che resisteva in edicola, appellando a “gangster” gli angloamericani. Inoltre per le nostre ricerche sono stati indispensabili i materiali raccolti dalla Ferrariae Decus».

I contenuti sono visibili su www.resistenzamappe.it oppure scaricando l’omonima app.

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