di Silvia Franzoni
C’è un progetto che mira a restituire un volto ai 115 fascicoli dei deportati ferraresi nel Campo di Fossoli. L’Archivio di Stato di Ferrara li custodisce tra gli scaffali della sua sede di corso Giovecca, ma ora quei nomi potrebbero tornare ad avere una storia. E questo per merito di ‘Da Ferrara a Fossoli’, il progetto dei giovani studenti della classe III G (a.s. 2016/17) del Liceo Scientifico Roiti.
“Si tratta di un nuovo modello operativo, di un progetto pilota che potrebbe essere esteso a livello nazionale per la creazione di un database enorme”, spiega Giorgio Rizzoni, docente del Liceo. Il progetto che coinvolge la classe III G rientra a pieno titolo nelle finalità del corso di studi – ‘Scienze della conservazione dei beni culturali’ – e ha incontrato la collaborazione non solo dell’Archivio di Stato, ma anche della Fondazione ex Campo Fossoli di Carpi. “Ero alla ricerca di una nuova modalità di valorizzazione del reale, e ho incontrato l’entusiasmo della Fondazione Fossoli: così è iniziato il lavoro di integrazione portato avanti dai ragazzi”, evidenzia la direttrice dell’Archivio di Stato di Ferrara, Cristina Sanguineti.
Dopo le prime lezioni tecniche sulle modalità di ricerca e lettura delle carte, “ci siamo divisi in gruppi di lavoro e abbiamo studiato i fascicoli qui in Archivio, abbiamo compilato il campo note, abbiamo cercato di raccontare la storia delle persone”, spiega Fabio Finetti (III G). I primi risultati sono stati presentati già durante il Giorno della Memoria, a gennaio scorso, ma c’è ancora molto da fare “per dare un volto a quelle persone, perché non siano più un numero e riacquistino dignità”, continua Sofia Raimondi (III G). A Carpi la Fondazione ha costituito un corposo archivio di nomi di quanti hanno transitato nel campo di Fossoli nel 1944, e tra questi i 115 ferraresi; ma sono nomi senza un volto. Da qui l’appello alla città: “Rivolgiamo un invito a tutta la cittadinanza – si legge nell’appello degli studenti ferraresi – ad aiutarci a raccogliere materiali relativi alle vicende di quegli ebrei nati in provincia di Ferrara deportati a partire dal 1943, in particolare a chi sia in possesso o sia a conoscenza dell’esistenza di fotografie, documenti, lettere, cartoline, biglietti e quant’altro possa essere utile alla realizzazione della mostra”.
L’obiettivo finale del progetto è infatti una mostra virtuale – cioè visitabile online, in modalità permanente – incentrata sui documenti e sulle storie ricostruite: sarà realizzata grazie al software MoViO, concesso gratuitamente dal Ministero dei Beni Culturali, e sarà online per il gennaio 2018. ‘Da Ferrara a Fossoli’ ha però ancora un’altra particolarità: “non è una collaborazione circoscritta, ma è un lavoro di più ampio respiro che impegna i ragazzi per tutto l’anno scolastico, e impegnerà la prossima III G (a.s. 2017/18) sugli stessi fascicoli in una indagine incentrata sul ruolo delle istituzioni nelle dinamiche della deportazione”, sottolinea Sanguineti.
Le tante storie, “piccole e grandi, personali e collettive”, dei deportati ferraresi attendono di tornare ad essere conosciute: “Pensiamo che la memoria di quei fatti debba essere sempre vivo”, si legge ancora nell’appello. Gli studenti sperano che la città risponda numerosa: basta una fotografia – o qualsiasi altro documento, che verrà fotografato o scansionato dal personale dell’Archivio di Stato di Ferrara e restituito – perché le storie non si perdano nella Storia.
Per qualunque informazione e per concordare gli appuntamenti, studenti e studiosi chiedono di inviare una mail all’indirizzo as-fe.progettofossoli@beniculturali.it o contattare l’Archivio di Stato di Ferrara telefonando al numero 0532-206668.
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