Attualità
18 Gennaio 2017
I ricercatori dell'ateneo estense replicano alle "campagne di disinformazione diffamatorie" degli animalisti

Unife difende lo stabulario: “La sperimentazione animale è indispensabile”

di Redazione | 3 min

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(immagine di archivio)

Va bene migliorare il benessere degli animali, ma il loro uso è assolutamente indispensabile alla moderna ricerca biomedica. L’Università di Ferrara risponde così alla richiesta delle associazioni animaliste per liberare i sei macachi reclusi nello stabulario per la sperimentazione animale.

​L’amministrazione universitaria ed i ricercatori ​Unife, “consci delle implicazioni di ordine etico e morale e della crescente sensibilità attorno all’argomento della sperimentazione animale”, si dicono “aperti a un sereno confronto con chi si ponga con atteggiamento costruttivo per migliorare l’efficienza della ricerca e il benessere degli animali” ma difendono lo stabulario dalle “campagne di disinformazione diffamatorie che, utilizzando in modo pretestuoso la giusta tendenza che tutti condividiamo al rispetto della natura e degli animali, ottengono il solo risultato di disorientare i cittadini in merito ad un problema che al contrario va analizzato con obiettività”.

“L’uso degli animali da esperimento è assolutamente indispensabile alla moderna ricerca biomedica – asseriscono i responsabili dell’ateneo estense -: non è corretto affermare che l’uso di colture cellulari (in vitro) o la modellistica computerizzata (metodiche di indagine peraltro ampiamente utilizzate nei nostri laboratori) possono sostituire completamente lo studio dei processi fisiopatologici nell’organismo vivente (necessariamente un animale da esperimento, se non vogliamo ricorrere direttamente all’essere umano)”.

Un principio che smentisce le teorie degli animalisti, sfatate con un pizzico di ironia. “Affermare che sia possibile permettere il progresso della scienza medica arrestando la sperimentazione animale è come dire che i vaccini fanno male o che è possibile curare malattie gravi, progressive ed invalidanti mediante aromi, meditazione o bizzarre diete alimentari” ironizzano i ricercatori.

Anche perché l’attività di ricerca sugli animali “non solo è indispensabile al progresso dello stato di salute degli uomini, ma anche a quello degli animali stessi, essendo alla base di nuovi farmaci, procedure chirurgiche e, più in generale, del miglioramento delle conoscenze di biologia, fisiologia e patologia, medica e veterinaria”.

E soprattutto “non è un’attività che si svolge nell’ombra, ma al contrario è regolamentata da rigorose leggi nazionali e direttive comunitarie, richiede specifiche autorizzazioni da parte del Ministero della Salute, è sottoposta a costante vigilanza da parte delle autorità competenti ed è costantemente monitorata da organismi istituzionali preposti al benessere animale”.

Tutto in regola, quindi. “I modelli animali non sono sempre accuratamente predittivi delle risposte verificabili nell’essere umano, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo sono, e con ragionevole accuratezza – spiegano i ricercatori Unife -. Come già sottolineato in altre occasioni, non esiste alcuna​ rivista scientifica seria che metta in discussione l’assoluta necessità di verificare in un modello animale l’effetto di un farmaco prima di trasferirne la sperimentazione all’essere umano. Tra l’altro ciò costituisce anche obbligo di legge. Non esiste ​alcuna​ rivista scientifica seria che metta in dubbio l’ assoluta importanza dello studio di modelli animali per la comprensione di processi biologici o fisiopatologici fondamentali negli esseri umani, dallo studio della cancerogenesi a quello delle cellule staminali o del sistema nervoso”.

Le porte per un confronto sono comunque aperte. “La comunità scientifica si interroga continuamente e responsabilmente sulle iniziative da intraprendere per ridurre l’uso di animali da esperimento ed evitare con il maggior impegno possibile qualsiasi sofferenza inutile. La crudeltà è assolutamente incompatibile con qualsiasi ricerca di qualità. Ciò è un principio cardine per tutti i ricercatori, che agiscono secondo ‘scienza e coscienza’ per il benessere comune e nel più assoluto rispetto dei più rigorosi principi etici e di tutte le norme di legge”.

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