Politica
26 Novembre 2016
Il politologo: "Le carte fondamentali delle democrazie servon a controllare i potenti, non ad aumentarne le prerogative"

La pagella di Pasquino: “Riforma merita un 4. Da bocciare”

di Redazione | 4 min

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Alessandro Castaldi(foto di Alessandro Castaldi)

di Mattia Vallieri

“Questa riforma merita un 4 in pagella”. Una bocciatura netta della riforma costituzionale (“che peggiora l’esistente”) arriva da Gianfranco Pasquino, intervenuto all’iniziativa ‘Per un no sano e consapevole’ organizzato dall’Anpi e intervistato dal direttore di Estense.com Marco Zavagli.

Una stroncatura su più fronti quella presentata dal professore di scienza politica: “in questa riforma non c’è niente di buono. Anche l’abolizione del Cnel, una delle poche cose ragionevoli, può essere fatta il 6 dicembre da una maggioranza qualificata dei parlamentari modificando un solo articolo della Costituzione”. Bordate anche su nuovo Senato e rapporto Stato-Regioni: “io rimango alla riforma come è stata scritta e lì i nuovi senatori vengono scelti dai consigli regionali e questo fa capire che rappresenteranno i partiti e non i territori, qualcuno parlerebbe di lottizzazione – attacca Pasquino -; ricordiamoci poi che servirà una ulteriore legge per decidere come verranno eletti, scelti, nominati. Una parte di centralizzazione dei poteri ci sta ma in questa riforma è troppa”.

Tutte ragioni per cui “non temo una deriva autoritaria, ma una deriva confusionaria, perché anche se alcuni obiettivi sono buoni, il modo di realizzarli è davvero sconclusionato”. Eppure “alcune riforme sono necessarie”. Ma con cautela: “pensiamo al tanto l’articolo 70. Ai costituenti bastarono nove parole (“La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”). A chi ha scritto questa riforma 438. Spero davvero che chi l’ha redatta non siano né parlamentari né funzionari”.

“Ai costituenti bastarono nove parole per scrivere l’Art. 70.

A chi ha scritto questa riforma 438″

Anche perché “viviamo in un paese in cui si cambia la Costituzione che tanti cittadini non conoscono e alla faccia della coerenza professionale si modifica il titolo V dopo averlo voluto fortemente per seguire l’idea federalista della Lega” accusa l’ex senatore, dichiarando la sua approvazione ad una modifica della Costituzione diversa da quella proposta dal governo Renzi.

Alessandro Castaldi“Non si possono cambiare i principi fondamentali della Costituzione ma io sarei favorevole a toccare anche la prima parte – afferma il professore sfidando gli sguardi degli esponenti Anpi -. L’articolo 21 (libertà di pensiero e parola ndr) andava benissimo per un paese rurale degli anni ’20 oggi con TV e social non va bene, i Patti Lateranensi non hanno senso di fronte all’articolo 8 per il quale tutte le religioni hanno pari dignità; va affrontata poi la questione del conflitto d’interessi e la situazione dei partiti necessita di una disciplina”.

Ce n’è anche per Benigni, un comico che prima diceva che avevamo la “Costituzione più bella del mondo e che ora dice, da comico, che abbiamo la riforma costituzionale più bella del mondo”.

Qual è allora la Costituzione più bella del mondo? “E’ quella non scritta. Penso alla Magna Charta Libertatum dell’Inghilterra, voluta dai lord inglesi per limitare e non per accrescere il potere del re. Ricordiamoci che le carte fondamentali delle democrazie servono proprio a questo: a controllare i potenti, non ad aumentarne le prerogative”.

Va poi ricordato che “i padri costituenti non avevano molti esempi con cui confrontarsi. Nel Nord Europa c’erano, e ci sono, delle monarchie e noi avevamo appena votato contro i Savoia; nell’Europa meridionale erano insediate delle dittature. L’unica a disposizione era quella francese, che non è proprio un modello di perfezione”.

“La Costituzione più bella? Quella non scritta. Le Carte servono

a limitare, non aumentare le prerogative dei potenti”

Venendo ora al punto cruciale della riforma (il superamento del bicameralismo perfetto) arriva l’ennesima critica di Pasquino: “Il sistema parlamentare voluto dai costituenti serviva per migliorare la qualità delle leggi, con questa riforma si passa oltre senza però avere possibilità di valutare se le cose miglioreranno o meno”.

Alessandro CastaldiSecondo il politologo “c’erano anche meccanismi per rafforzare il potere del capo del governo senza ridurre il ruolo del Parlamento. Per dare stabilità bastava inserire il voto di sfiducia costruttivo. Ma Renzi ha detto che non gli è stata data possibilità di inserirlo. Bugia, non si è mai dibattuto sul tema in parlamento”.

Ecco perché alla fine la “pagella” del professore è impietosa: “4 alla riforma, 5 – ai contenuti, 4 a chi l’ha scritta”. ‘Così tanto?’ si domanda dal pubblico. “Eh, ormai gli zero non si danno più”.

Intanto tra una settimana sono attesi alla resa dei conti due schieramenti contrapposti, anche se “più che una battaglia è una partita. Una partita che non finirà il 4 dicembre. In democrazia le partite non finiscono mai”. E questo sia che vinca il sì, “con il conseguente tempo necessario per l’adeguamento normativo”, sia che vinca il no, in conseguenza del quale “parlare di elezioni anticipate è fantapolitica, non è proprio fattibile”. Secondo l’esperto, in caso di sconfitta, “Renzi presenterà le dimissioni e Mattarella avvierà le consultazioni sul nuovo premier. Per terminare la legislatura e tornare alle urne nel 2018”.

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