Attualità
25 Giugno 2016
L’immigrazione al tempo della ‘Fortezza Europa’ agli Emergency Days

Migranti. “L’Italia sta diventando il nuovo paese prigione”

di Redazione | 3 min

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index3di Mattia Vallieri

Un sonoro no agli hotspot e agli accordi sulla pelle dei profughi e un altrettanto forte sì a canali umanitari sicuri per chi scappa da regimi, guerre e miseria. È questo ciò che è uscito dal terzo incontro degli Emergency Days dal titolo ‘Fortezza Europa’ che ha analizzato la situazione attuale delle politiche migratorie nel vecchio continente.

“Ci fanno vedere le migrazioni come un fattore occasionale e nonostante le morti gli stati continuano a cercare di frenare e rendere difficile gli arrivi” spiega Antonella Elisa Castronovo di Amnesty International, che attacca “lo scellerato accordo tra Ue e Turchia (paese che non si può considerare sicuro) e questo sta rendendo difficile la richiesta di asilo politico commettendo in questo modo una violazione dei diritti umani”. L’alternativa che la rappresentante di Amnesty propone è “la creazione di canali umanitari sicuri e legali perché le migrazioni non si possono arrestare con frontiere o accordi sbagliati”.

L’accusa di Stefano Bleggi (coordinatore del progetto Melting Pot Europa) alle politiche dell’Europa in tema gestione dei migranti riguarda gli hotspot che a suo parere “sono passati dall’essere luoghi di smistamento dei richiedenti asilo a posti di detenzione vera e propria in cui succedono cose strane, è assolutamente vietato l’ingresso e non hanno alcun avvallo giuridico”. Il pensiero di Bleggi prosegue e il commento è durissimo: “L’Italia sta sostituendo la Grecia come perno dell’Europa per il respingimento dei migranti, stiamo diventando il nuovo paese prigione”.

A svolgere un’analisi per capire da dove è partita l’emergenza migranti ci pensa Giuseppe Acconcia, corrispondente estero de Il Manifesto: “I movimenti di piazza del 2011 e le cosiddette primavere arabe chiedevano giustizia sociale ed erano un fattore positivo, purtroppo però l’islamismo politico radicale ha marginalizzato tutto prendendo il potere e alienando una piazza che chiedeva altro, tutto questo ha influito sulle migrazioni”. Acconcia poi si addentra in due dei paesi più sottoposti alle partenze di migranti, ovvero la Turchia e la Libia affermando che “oggi in Libia assistiamo ad un vero e proprio business delle migrazioni mentre la Turchia è diventata una prigione a cielo aperto ed il terrorismo assieme ai profughi sono la loro leva politica per ottenere ciò che vogliono”.

La chiusura del dibattito è dedicata alla differenza tra migrante economico e rifugiato a cui va garantita tutela internazionale e su questo tema Bleggi sostiene che “siamo figli della sbagliatissima legge Bossi-Fini che ha clandestinizzato le migrazioni e non c’è il coraggio di ragionare su questo tema perché non si vuole parlare di mobilità delle persone in un’Europa del 21° secolo in cui assistiamo a populismi dilaganti”.

A dargli manforte è Giuseppe Acconcia: “Non c’è alcuna corrispondenza tra Isis e migranti che arrivano con il barcone, in questa Europa è fondamentale rivedere i confini e capire cosa significa questa parola per chi ha perso tutto”.

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