Politica
26 Aprile 2016
Il sindaco dedica il proprio discorso ai temi dell'attualità e lancia un appello per la tolleranza

Il dramma dei migranti nel 25 Aprile di Tagliani

di Redazione | 4 min

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“Per una città che sappia guardare lontano”, questo lo slogan della lista civica Ferrara Futura del candidato sindaco Daniele Botti, che spicca in mezzo alle bancarelle di cibo della tradizione ferrarese in un fucsia sgargiante. A raccogliere le firme e spiegare ai passanti il programma elettorale i candidati della lista e Botti in compagnia del deputato di Italia Viva Luigi Marattin

Occorre un sindaco che lavori per il futuro di questa città

I Civici intervengono su una città che invecchia e con i giovani troppo spesso costretti a emigrare. "Lo stesso 'Patto per il lavoro e per il clima - Focus Ferrara' sottoscritto nel 2021 dalle istituzioni e parti sociali ferraresi riconosce la crisi demografica, insieme all’emergenza climatica, come il principale problema da affrontare e individua gli interventi per affrontarla, ma è rimasto lettera morta"

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Partigiani in posa durante le celebrazioni in centro storico

Immigrazione, discriminazioni, terrorismo internazionale: tutti temi che ad alcuni potrebbero sembrare lontanissimi dall’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Ma è proprio ai temi chiave della contemporaneità che il sindaco Tiziano Tagliani ha dedicato il proprio discorso durante le celebrazioni per il 25 Aprile, mettendo sullo stesso piano la “banalità del male” (per usare le parole di Hannah Arendt) che si celava dietro la follia nazista con quella che al giorno d’oggi alimenta sia i regimi totalitari nelle aree di crisi sia l’indifferenza del pubblico europeo ai drammi che si consumano sull’altra sponda del Mediterraneo.

Un lungo discorso in cui Tagliani ha ricordato che la libertà che si festeggia “non è una condizione scontata e acquisita una volta per tutte, come non lo sono la Costituzione, la democrazia e le istituzioni democratiche, che sono il frutto più prezioso di una durissima lotta di Liberazione dal nazifascismo, dalle violenze disumane causate da quel sonno della ragione e dei sentimenti e dalle gigantesche ferite e macerie lasciate dal più terribile conflitto della storia”. Un insegnamento che secondo il sindaco rischia però di essere dimenticato, così come avvenne più di 70 anni fa in Italia e in Germania di fronte alle “degenerazioni di un regime che fu, dobbiamo riconoscerlo ed accettarlo, anche il risultato di un processo che purtroppo riuscì a fare breccia nella civile e progredita Europa”. Degenerazioni che provocarono le atrocità commesse da “uomini che continuavano a sorridere, a vivere e a giocare con i propri figli. Bambini uguali a quelli che, in braccio alle loro madri disperate, morivano asfissiati nel buio delle camere a gas. Perciò, oggi come allora, c’è bisogno di quella stessa trama umana per affrontare le nuove – e per tanti versi preoccupanti – sfide del tempo presente”.

Da qui l’appello di Tagliani, che si sofferma in particolare sul “salto democratico” nel 1946 per il suffragio femminile, per una difesa dei valori di tolleranza, in particolare in relazione alle crisi in Africa e in mEdio Oriente: “L’impatto della crisi migratoria, anche nel nostro contesto locale – è il pensiero del sindaco -, sta avendo effetti di radicalizzazione delle opinioni pubbliche e di rafforzamento di forze populiste, con un messaggio solo in apparenza seducente, ma in realtà spesso centrato su un antistorico e irrealistico ritorno a nazionalismi che, proprio come la storia che oggi celebriamo ha ampiamente dimostrato, sono senza futuro. Come non vedere che quello al quale assistiamo è un fenomeno impressionante di persone che fuggono da guerre e fame, alla ricerca di un futuro migliore? Non ci si può illudere di rimuoverlo, ma si può e si deve governare. Potevamo pensare che ignorando lo sfruttamento a base di bombe popoli e dittatori non ne avremmo pagato il prezzo? Potevamo pensare che armando prima e disarmando poi sistematico di milioni di Africani ad opera delle imprese e degli stati europei questa non ci avrebbe presentato il conto?”.

847a866b-d922-4d14-aab6-930839e5265dTemi che dovrebbero trovare più sensibilità proprio in Italia, dove secondo Tagliani “in un passato non lontano si è conosciuta bene la sofferenza di chi ha dovuto lasciare la casa e gli affetti per emigrare in terre lontane, esattamente come ancora oggi tanti giovani, purtroppo, lasciano il Paese in cerca di lavoro. Perciò occorre fare la fatica di distinguere chi lavora onestamente, contribuendo tra l’altro al nostro benessere e alla sostenibilità del nostro sistema di welfare, da chi commettendo reati va fermato, punito e allontanato. Su scala europea questo significa che non è possibile difendere gli interessi nazionali alzando nuovi muri alle frontiere, in un mondo nel quale il denaro da decenni si sposta ovunque senza conoscere confini. Tanti altri continuano a perdere la vita nel drammatico rischio dell’indifferenza generale – Stati e opinioni pubbliche – e così il Mediterraneo, un tempo Mare Nostrum, oggi diventa, giorno dopo giorno, un nuovo sacrario dell’Europa”.

Di fronte alle minacce del terrorismo internazionale, il primo cittadino è netto: “Ciò che non possiamo permetterci in questa sfida cruciale, è cercare di combattere l’instabilità rinunciando ai valori fondanti della nostra società”. Soprattutto di fronte alla “guerra civile dentro il mondo dell’Islam, violentato esso stesso da una metafisica della morte che è esattamente l’opposto del Dio misericordioso raccontato nelle grandi religioni”. Una teologia politica che Tagliani giudica “un disegno criminale iniziato quel drammatico 11 settembre 2001 e che sta propagando la propria spietata scia di sangue nelle capitali europee, in Oriente, in Africa, in Turchia. Se allora si vuole vincere in popolarità il demone dello stragismo – è la conclusione di Tagliani -, l’Europa, insieme alle risposte possibili e auspicabili di rafforzate misure di sicurezza, dovrà dimostrare di voler riconoscere una vita umana a chi oggi l’implora alle sue frontiere; di saper affrontare ingiustizie e ineguaglianze che dividono le sue città; di dare corpo alle speranze e alle promesse della nostra democrazia. Lo dobbiamo fare innanzitutto perché non vogliamo rinunciare alla festa della Libertà che oggi celebriamo e per la quale tanti hanno duramente lottato, prima di noi e per noi”.

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