Attualità
14 Febbraio 2016
Unione donne in Italia a convegno per parlare di diritti e ddl Cirinnà

‘Nuove maternità’. L’Udi: “Si coinvolge il corpo delle donne ma parlano sempre gli uomini”

di Redazione | 3 min

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“L’Udi – anticipa Liviana Zagagnoni, Udi Ferrara – non ha una posizione, il nostro è un percorso congressuale di riflessione”: al recente appello pubblico di condanna della pratica della gestazione per altri (gpa) l’Udi, a livello nazionale, non ha aderito. Prendere il fatto a pretesto per gridare alle ‘donne divise’ è però una “strumentalizzazione – evidenzia Stefania Guglielmi, Udi Ferrara – e noi dobbiamo invece prendere parola pubblica e politica: si coinvolge il corpo delle donne ma ne parlano sempre gli uomini, in maniera strumentale e manipolatrice”.

Per non “arrivare a frettolose conclusioni” si dovrebbe, anzitutto, definire la pratica come ‘gestazione per altri’ (ma comuni sono i termini dispregiativi, come ‘utero in affitto’) perché “abbiamo culturalmente chiara la distinzione tra gestazione e maternità – continua Guglielmi – ora ci pare tanto difficile ma è la distinzione concettuale a cui ricorriamo quando parliamo di interruzione di gravidanza, di rinuncia della potestà genitoriale da parte della donna e di adozione”. Si dovrebbe poi considerare come falsa la questione della mercificazione (“non si paga il nascituro, è ovvio, ma la prestazione in termini di energie lavorative della donna”) e si dovrebbe piuttosto riflettere su di una “società ancora immatura che considera essere madre un destino ineluttabile – conclude – e ha una tale ossessione per la maternità che, paradossalmente, giudica degeneri tanto quelle donne che decidano di non diventare madri quanto quelle che invece vogliano esserlo a tutti i costi”. Si dovrebbe considerare la genitorialità come un “insieme di funzioni – evidenzia la psicoterapeuta Chiara Baiamonte – disgiunte da generatività, coniugalità, matrimonio, genere e orientamento”. Si dovrebbe, ma “il dialogo pubblico è sterile e si grida solo ‘giù le mani dai bambini’”.

Lo slogan di chi osteggia il ddl Cirinnà sulle unioni civili rivela, infatti, come sia alto il rischio di correlare (erroneamente) gpa e stepchild adoption. La gpa è illegale in Italia dal 2004 (L.40/2004). La stepchild adoption è prevista per le coppie eterosessuali dal 1984 (L.184/1983). “Se venisse approvato il ddl, la gpa resterebbe illegale in Italia – continua Baiamonte – e si permetterebbe semplicemente l’adozione del figlio da parte del partner del genitore anche in coppie omosessuali”. Questo introduce ad un “falso problema”, quello dei bambini che crescono in contesti omogenitoriali: 40 anni di studi, dal 1978 al 2015, testimoniano “che non ci sono differenze significative tra bambini che vivono in un contesto eterogenitoriale e bambini che vivono in un contesto omogenitoriale”. Le dispense dei risultati di questi studi sono stati inviati a tutti i senatori e “la loro disinformazione è dunque colpevole”. Una differenza, a ben guardare, c’è e sono quei “diritti – sottolinea – di cui i bambini con genitori omosessuali non godono”.

Eppure se qualcosa non è regolamentato non è detto che non esista: la gestazione per altri, ad esempio, è una pratica che riguarda “per il 90% dei casi coppie eterosessuali e che studi europei (A comparative study on the regime of surrogacy in EU Member States, 2013, ndr) dicono in continuo aumento”, spiega l’avvocato Eleonora Molinari. Tuttavia, solo Grecia e Regno Unito la consentono, negli altri paesi dell’Ue, laddove non sia proibita, è tollerata o semplicemente non regolata. Stando ad una risoluzione del Parlamento europeo (2015/2229 INI) l’orientamento dell’Unione è di condanna, “ma il tema – conclude – è delicatissimo e l’Europa è ancora un po’ indietro sulla tematica”.

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