È stato presentato ieri pomeriggio nella sala dell’Arengo l’ultima fatica letteraria di Nicola Deleonardis, “Se questo è un gioco”, un compendio contenete ben 323 squadre che hanno fatto la storia del subbuteo – il quale, a sua volta, ha fatto la storia del calcio, almeno per quello dei bambini. E, con le dovute proporzioni, anche questo libro farà la storia, considerando che il ricavato di vendita verrà devoluto all’associazione Giulia onlus, specializzata nel trattamento oncologico e psiconcologico pedriatico.
“Siamo qui per parlare di un gioco ma non qui per gioco, la passione più forte che ha spinto Nicola è ciò che andremo a sostenere con il ricavato della vendita di questo libro, ovvero le attività dell’associazione Giulia”, ha dichiarato l’assessore comunale allo sport Simone Merli prima di lasciare la parola ad Alessandro Sovrani, moderatore del dibattito, che subito ha incalzato l’autore
“È una scorribanda del mondo del calcio il subbuteo, un alibi per fare il libro sul calcio, sui colori del calcio per noi che lo abbiamo cominciato a vedere in bianco e nero e ci immaginavamo le maglie. Il subbuteo è un gioco, non uno sport, perché ho un credo nel valore del gioco anche per gli adulti, che devono avere il tempo per ritagliarsi quello spazio che è l’unica valvola di sfogo tornando bambini ma rimanendo adulti. Vorrei che tutti i bambini potessero giocare almeno una volta a subbuteo perché è un gioco dinamico e strategico, ed è un momento di aggregazione”, racconta Deleonardis prima di passare la parola al presidente eletto della Regione – si insedierà infatti solo a gennaio – Stefano Bonaccini.
E il nuovo presidente, classe ’52 e grande tifoso juventino e del calcio in genere – “Anche se adesso ho poco tempo per seguirlo” -, racconta le sue vicissitudini col subbuteo: “Quando ho ricevuto l’invito l’ho accettato volentieri perché avevo uno spazio di due ore. Una delle ragioni è l’amicizia con Simone, l’altra perché il subbuteo ha segnato una parte della mia vita. E poi c’è l’associazione Giulia. Prima ancora delle motivazioni c’è un elemento di solidarietà che va meritoriamente assegnato a chi ha scritto il libro, all’amministrazione comunale e a chi lavora togliendo tempo ai proprio hobby per fare qualcosa di meritorio in un mondo che ci porta ad essere sempre più egoisti. Credo che il gioco da tavolo sia un momento di aggregazione tra persone, però il subbuteo era un gioco molto costoso e non tutti potevano permetterselo. Quando andavo a Modena per caso coi miei negli anni ’70 c’era solo un negozio che lo vendeva, uno della Pirelli, e c’erano queste enormi scatole verdi, costose, col subbuteo dentro. Ma più che al gioco noi ci appassionavamo alla coreografia del subbuteo, che ti facevano sognare. Questo libro mi ha colpito perché per i malati come me ha abbinato alcune ore della giornata per molti anni studiandosi le maglie e le squadre e finendo per conoscere il calcio inglese come il mio comune. Era il fantasticare sulla costruzione di una fantasia che ha segnato più generazioni”.
Sul finire della presentazione, Deleonardis aggiunge una nota nota di malinconia: “Quando il subbuteo negli anni ’80 cambiò passando alla produzione automatizzata sparirono i dipinti a mano ed insieme ad esso un po’ della passione e del sentimento. La ricerca per il libro è stata abbastanza certosina. Nel libro ci sono 323 squadre, perché questo era il catalogo, di quasi tutti i continenti. La prima parte è quella del subbuteista che vuole sapere che colore c’è alla base, poi i soprannomi delle squadre o altre cose sfiziose ed infine le foto, dove possibile perché sfido chiunque a trovare la foto del Ward, squadra norvegese dell’82”.
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